L’Italia invecchia e lo fa velocemente. L’ultima fotografia Eurostat evidenzia come l’Italia sia il paese con età media più alta in Europa con 48,4 anni, quasi un anno e mezzo in più della media del secondo paese più anziano (Portogallo). A emergere è soprattutto un tasso di invecchiamento più rapido rispetto agli altri paesi: nel 2000 l’età media degli italiani era di 40,1 anni, quindi si è impennata di oltre 8 anni in più di due decenni. Nello stesso arco di tempo in Germania l’età media è salita “solo” di 5,6 anni (39,8 a 45,4 anni). L’Italia, insieme al Portogallo, è anche il Paese Ue con la maggiore quota di over 65 rispetto al totale: il 24 per cento, in pratica un residente su quattro. E tra non molti anni, nel 2050, il rapporto potrebbe salire a oltre uno su tre, per la precisione il 34,5% della popolazione secondo le previsioni Istat.
Questa enorme fetta della popolazione avrà esigenze diverse in termini di investimenti, trasporti, assistenza, domotica, sanità e altro ancora, generando una nuova economia nota come Silver Economy.
Nella Silver Gen convivono tante anime diverse
Come posizionarsi di fronte a questa evoluzione demografica, con meno nascite accompagnate da un allungamento della speranza di vita? “Si è passati da una piramide a una sorte di botte, e il rischio è quello di arrivare a una piramide rovesciata”, ha osservato Frank Di Crocco, Head of Banks and Wealth Management di Invesco Italia, nel corso della conferenza “Silver Gen. Il futuro non invecchia” tenutati al Salone del Risparmio 2024.
Si tratta di un segmento demografico e finanziario di notevole rilevanza: basti pensare che l’economia legata alla longevità rappresenta circa il 30% del PIL italiano. “La popolazione invecchia, ma invecchia meglio, con la silver economy che entro 2025 varrà 5,7 trl di euro”, puntualizza Di Rocco che nel corso della conferenza ha snocciolato i riscontri emersi da uno studio commissionato da Invesco a Bva Doxa.
La Silver Gen non è un universo racchiudibile in un unico ritratto. I cluster che emergono sono quattro: Il primo, quello dei realizzatori, un punto di riferimento per famiglia, soddisfatti del presente, dinamici e pieni di interessi, soddisfatti della loro situazione patrimoniale e della gestione del denaro, ma cauti/prudenti negli investimenti. Ci sono poi gli impauriti: prevalentemente donne, preoccupati, delusi, insoddisfatti del presente, insoddisfatti della gestione del proprio denaro e con una scarsa preparazione finanziaria. Il terzo cluster è quello dei patriarchi, over 70, sereni, appagati, stabili e soddisfatti del presente, solidi finanziariamente ma non appassionati finanziariamente. Infine, i forever young, mentalmente più giovani, curiosi, viaggiano molto, voglia di dedicarsi a progetti rimandati e preoccupati per i rincari/inflazione.
“Ogni tipologia di Silver Gen rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità, per i consulenti finanziari”, ha argomentato l’esponente di Invesco, rimarcando la presenza di tratti in comune tra i cluster: importanza della famiglia, soddisfazione per la famiglia ma anche una minore disponibilità a sacrificio per aiutare figli/nipoti, autonomia, digitalizzazione, il pensiero di non dover imparare nulla dai giovani, la paura trasversale di perdere l’autonomia, l’interesse a proteggere il patrimonio con investimenti sicuri e svincolabili. Il motto che viene fuori è “conservare, consolidare e proteggere”.
De Romanis: “Donne anello debole, rischiamo un esercito di pensionate povere”
A confermare che la silver economy è un’opportunità sono state le parole di Veronica De Romanis, Docente di politica economica europea della Standford University di Firenze. “Ma lo deve essere per tutti. Le donne sono un anello debole”, sottolinea l’economista. Perché? “In primis il tasso di occupazione delle donne in Italia è inferiore a media Ue. In particolare la situazione è preoccupante al sud. C’è anche un problema di qualità del lavoro, spesso siamo davanti a situazioni di part time involontario molto diffuso. Noi stiamo creando quindi un esercito di pensionate povere che vivrà a lungo e avrà bisogno di un welfare per curarsi”.
“Dobbiamo però guardare al futuro con ottimismo e creare le condizioni per invertire la rotta. La chiave è dare la possibilità alle donne di conciliare lavoro-famiglia con più risorse su asili nido ad esempio”, ha aggiunto la De Romanis.
Il ruolo dei consulenti finanziari
La tavola rotonda ha visto anche la presenza di Tito Boeri, docente e direttore del dipartimento di economia dell’Università Bocconi di Milano, che si è soffermato sulla coesistenza tra tante generazioni, un elemento che cambia moltissimo i flussi di risorse tra generazioni diverse. E indubbiamente l’aumento della speranza di vita rimanda nel tempo il momento in cui si riceve l’eredità. Boeri ritiene che una via d’uscita può essere un trasferimento graduale della ricchezza tra generazioni. “Gradualmente devono imparare come gestirli e bisogna fare un’operazione di divulgazione. In tal modo il consulente finanziario può svolgere anche un ruolo diverso”.
In questo scenario il ruolo del consulente finanziario è centrale. “Seguire i clienti sulla pianificazione finanziaria è doveroso – taglia corto Di Crocco – . Da una parte emerge la voglia di raggiungere nuovi obiettivi e dall’altra la tentazione di tirare i remi in barca a livello di gestione del capitale. Abbandonare gli investimenti è una scelta sbagliata e il ruolo dei consulenti è far capire che l’approccio va cambiato con soluzioni income che possono sposare queste esigenze. La troppa cautela porta all’immobilizzazione finanziaria, rischiando di vedere il proprio patrimonio eroso dall’aumento del costo della vita”. “In definitiva – aggiunge – quello che viene chiesto è avere un atteggiamento diverso verso la Silver Gen, lavorare sul contatto umano, la figura del consulente finanziario non ha sostituti credibili, non c’è robo advisor che tenga”.