Attribuzione di un’opera d’arte da parte di un solo esperto: l’impatto sul valore
Nel suo recente blog su The Art Newspaper, lo storico dell’arte Bendor Grosvenor scrive di due lati chiave dell’ecosistema storico-artistico e del mercato dell’arte quando si tratta di attribuzioni di opere di Rembrandt. Commenta che “l’errato declassamento di un Rembrandt da parte di un accademico non è meno deplorevole dell’errata rivalutazione da parte del mercato dell’arte. Entrambi comportano un’ingiustizia nei confronti di Rembrandt stesso, ed entrambi hanno un impatto drammatico sul valore”. Queste intuizioni vanno ben oltre il caso delle attribuzioni di Rembrandt, estendendosi alla questione più ampia di come le opere d’arte vengono attribuite—e da chi.
Al di là del caso Rembrandt
Grosvenor pone giustamente una domanda cruciale sull’attribuzione delle opere d’arte: “chi deciderà?” Sono d’accordo sul fatto che, mentre la ricerca storico-artistica rimane spesso fluida e in molte mani, il mondo dell’arte tipicamente mette tutta l’autorità nelle mani di un singolo esperto o di un’istituzione, che viene riconosciuto dal mercato come l’unico autenticatore di opere d’arte di un certo artista.
Esempi di molteplicità degli esperti
Un singolo esperto, un singolo catalogo ragionato, o una singola fondazione o archivio d’artista sono generalmente accettati come il modo in cui l’arte viene autenticata e attribuita. Se esiste più di un esperto per un artista, o più di un catalogo ragionato, o più di una fondazione o archivio, uno di loro può essere considerato il più affidabile per quanto riguarda il potere di autenticare. Alcuni esempi di molteplicità di esperti possono essere le due enti che autenticano opere di Gino De Dominicis o di Victor Vasarely, o i molteplici esperti e cataloghi ragionati di Modigliani e di de Chirico.
Nel caso di Modigliani, il mercato accetta solo delle opere che sono nel catalogo di Ambrogio Ceroni, anche se si sa che il catalogo è datato. Se un’opera d’arte riceve un’opinione negativa da parte della singola persona o fondazione autorevole, il mercato tenderà a mettere in dubbio il valore dell’opera.
Al di fuori del sistema dell’arte
Come funziona in altri campi? Immaginiamo un mondo in cui ci sia un solo stimato cardiochirurgo. Questa persona avrebbe il potere di diagnosticare tutti i casi medici e di eseguire tutti gli interventi chirurgici…O se ci fosse un solo architetto rispettato, che ha il potere di prendere tutti gli incarichi per costruire delle case? O un solo avvocato o uno studio legale specializzato in un determinato settore che difenda tutti i clienti? Sarebbe un mondo davvero pericoloso, perché queste singole autorità sarebbero onnipotenti e la loro autorità e il loro potere sarebbero illimitati.
Le loro opinioni non sarebbero mai contestate e non ci sarebbe spazio per il disaccordo, il dibattito o la discussione. E quando questa autorità muore, si apre un grande vuoto. Tutto il know-how e l’esperienza accumulati sarebbero morti con loro. Questa situazione si riflette in ciò che accadde dopo la morte di Ernst van de Wetering che era considerato l’unica autorità su Rembrandt.
L’importanza del dialogo fra esperti
A proposito del mondo dell’arte, Grosvenor osserva che “sembra che il modello di un singolo esperto stimato sia palesemente difettoso. Un pool più ampio di autorità ci incoraggia a pensare da soli a cosa è e cosa non è un Rembrandt”. Senza la possibilità di avere più di un parere di esperti stimati sullo stesso artista, è impossibile iniziare un dialogo, né il dialogo può avere la possibilità di arrivare a un consenso ragionato tra le diverse opinioni. Un pool più ampio di autorità può soppesare le prove che ciascun esperto singolo porta alla questione, può vedere aspetti diversi della stessa opera. Il dibattito tra esperti non è un lavoro che va a vuoto: serve un obiettivo preciso e più grande, di arrivare a quello che è noto in ambito storico-artistico e anche legale come un “generally accepted view”.
Un solo esperto può attribuire un’opera d’arte? L’importanza di essere ragionevoli
Grosvenor conclude che gli standard di certezza che richiediamo per le attribuzioni devono essere rivisti. Suggerisce che è giunto il momento di vedere un maggiore uso delle parole “attribuito a” piuttosto che un’attribuzione certa. Questo è in linea con quanto sostengo da tempo: che le prove possono puntare in direzioni diverse, e che, anche se il mondo dell’arte vuole delle certezze, bisogna essere cauti nel dare un’attribuzione certa in situazioni in cui questa è impossibile. Sappiamo dai campi di economia e diritto che la due diligence non significa essere perfetti, ma piuttosto essere ragionevoli. In definitiva, il nostro compito di esperti è quello di usare il ragionamento, di fare sforzi ragionevoli e di prestare una cura ragionevole per evitare di causare danni alle cose e alle persone.