- non lasciatevi spingere solo dalla passione a comprare opere
- non lasciatevi mettere sotto pressione dalla mancanza di tempo non fidatevi della vostra capacità di valutare l’autenticità di un’opera
- non affidatevi solo all’opinione degli operatori del mercato
- non fidatevi della documentazione senza preventiva analisi
Tenendo presente questi consigli generali, è importante raccogliere il corretto tipo di documentazione ed essere in grado di interpretarla. Entrando più nello specifico, occorre tener presente.
Conoscere l’esperto
Il problema ricorrente che dovrebbe guidare i collezionisti è la “expertise” fornita da persone ed entità che non sono qualificate per svolgere questo tipo di lavoro. È importante che i collezionisti sappiano che non esistono criteri standardizzati per definire un “esperto”. Infatti, rispetto ad altri settori, gli esperti del mondo dell’arte non sono soggetti a regolamentazione. Non esiste un registro internazionale degli esperti, né esistono rigorosi criteri di formazione, esami di ammissione o standard di certificazione a cui si possa accedere. Inoltre, non esiste una regolamentazione della qualifica di “esperto”. Per questo motivo, è compito dei collezionisti ricercare prima la credibilità e l’imparzialità dello specialista prima di accettare o chiedere un parere.
Qui di seguito cosa dovrebbe chiedere un collezionista a un esperto, prima di chiede un pare su un’opera:
- Quali sono le qualifiche di questa persona?
- Ha conseguito una laurea avanzata in storia dell’arte?
- Quali ricerche o altri lavori ha condotto personalmente sull’artista in questione e quali sono le sue pubblicazioni che lo rendono uno specialista dell’opera di questo artista
- Qual è la sua reputazione nella comunità internazionale di altri esperti su questo artista?
- Questa persona è indipendente dal mercato e libera da conflitti di interesse?
Imparare a leggere l’expertise tra le righe
Data la mancanza di norme o leggi in materia di expertise, la documentazione fornita al collezionista può essere problematica. La legge italiana impone al venditore di fornire solo due forme di documentazione: la garanzia di autenticità e la provenienza dell’opera. Nessuna di queste due forme, però, è sufficiente per una corretta due diligence storico-artistica. In mancanza di documentazione, l’opera deve essere rifiutata. Ma ci possono essere anche delle expertise superficiali, come le opinioni espresse in modo affrettato, servizi di due diligence di 48 ore che si possono trovare online, o anche società di Blockchain che pretendono di fornire perizie di autenticazione. I collezionisti dovrebbero ricordare che i certificati di autenticità sono solo il parere di chi li rilascia e non sono in alcun modo garanzia di autenticità senza prove a sostegno. Ci sono anche dei casi noti in cui certificati di autenticità sono stati falsificati.
Verificare che siano stati utilizzati i seguenti strumenti di due diligence
Tre sono gli strumenti per condurre un corretto studio di due diligence: la connoisseurship, la ricerca sulla provenienza e gli esami tecnico-scientifici. Questi devono produrre informazioni che siano contestualizzate all’interno della vita dell’artista, e del periodo storico e dei materiali utilizzati. Le informazioni provenienti da ogni strumento dovrebbero idealmente coincidere o non essere in conflitto.
La connoisseurship è un modo tradizionale di autenticare le opere attraverso un’attenta analisi visiva dello stile tipico dell’artista, basata sull’occhio, l’intuizione e l’esperienza dell’esperto. Non è però infallibile, soprattutto quando si tratta di falsi ben fatti. La maggior parte delle autenticazioni in Italia sono purtroppo ancora condotte solamente utilizzando connoisseurship. La ricerca sulla provenienza dell’opera non coinvolge solo il proprietario che la vende o la collezione da cui proviene, ma ricostruisce, se possibile, la provenienza fin dall’origine e l’intera catena di proprietà, idealmente fino all’artista stesso. Oggi la ricerca di provenienza è un’area altamente specializzata, e sempre più spesso scopriamo che le provenienze possono essere falsificate, così come i documenti forniti. Le referenze riportate sulle opere possono essere falsificate e invecchiate artificialmente. Le opere possono essere state rubate o saccheggiate. È quindi fondamentale non dare mai per scontata la provenienza dichiarata e cercare un esperto ricercatore di provenienza per trovare la documentazione originale di supporto. Ciò include un doppio controllo, il primo della bibliografia, il secondo dello storico delle mostre in cui l’opera è stata esposta. Queste non costituiscono da sole una garanzia automatica di autenticità, in quanto possono anche essere erronee o addirittura falsificate e le opere possono comparire in mostre e cataloghi senza essere state sottoposte a controlli di autenticità. Per natura, le indagini sulla provenienza sono complicate e orientate al dettaglio, e non dovrebbero essere affidate a un non specialista o a un operatore interessato. L’analisi scientifica può essere utile, soprattutto quando la prova della provenienza è mancante o incompleta.
Possono aiutare a identificare materiali o tecniche che non esistevano all’epoca dell’artista. Ma bisogna fare attenzione a non usare solo l’analisi scientifica per provare l’autenticità: l’opera può essere una copia, o un falso creato durante la vita dell’artista. I risultati delle analisi devono quindi essere contestualizzati all’interno della storia tecnica del materiale e della produzione dell’artista. L’analisi scientifica può rivelare dei falsi, ma raramente può essere usata come unica prova di autenticità. L’analisi scientifica può essere utile anche per rivelare la documentazione contraffatta.
Ulteriori strumenti di verifica:
I condition report sono importanti per fornire informazioni sulle con- dizioni fisiche dell’opera, compresa la storia dei danni, il restauro e le riparazioni, ma non possono essere usati come prova di autenticità. Un’opera può essere in perfette condizioni fisiche ed essere un’opera perfettamente falsa. Le firme e le analisi grafiche non possono, da sole, garantire l’autenticità. Ci sono casi in cui le firme sono state aggiunte da un discepolo, da un commerciante o da un successivo proprietario, e molti artisti non hanno firmato le loro opere.Potrebbe aiutare il “catalogo ragionato”, ma non tutti gli artisti ne hanno uno, e può esserci il caso di più di un catalogo per ogni artista (Modigliani, per esempio, ne ha 5 con altri 2 in uscita), portando a opinioni differenti o contradittorie che conducono a una “battaglia tra esperti” in un contenzioso dopo l’acquisto.
Cercare un coordinatore per interpretare e mettere insieme i risultati
Non basta ricevere le prove, bisogna anche coordinare le informazioni, interpretarle, valutarle. Se i risultati dei diversi strumenti sono in conflitto, o se gli esperti non possono giungere a una conclusione, l’acquirente dovrà decidere se assumersi il rischio di un’opera d’arte la cui autenticità non è sicura.