I pir alternativi piacciono di più degli ordinari. Nei primi tre mesi del 2023 questi ultimi hanno registrato deflussi per quasi 800 milioni di euro, andando a consolidare il trend negativo di raccolta (masse complessive pari a -923 milioni ad aprile 2023; -734 mln nel 2022). Le masse dei pir alternativi sono invece aumentate del 4% nel primo trimestre 2023, superando gli 1,5 miliardi di euro di masse gestite (secondo Equita le masse raddoppiano considerando anche i fondi non inclusi in Assogestioni, da cui i dati provengono). Altro punto: non è tanto il canale bancario a spingerli, quanto quello dei promotori. La liquidità rimane un nervo scoperto per molte piccole e medie imprese italiane (da inizio anno -32,5% per gli indici FTSE MID e Small CAP).
Equita ritiene che il trend negativo dei pir ordinari sia legato alle incertezze geopolitiche, alle politiche monetarie restrittive delle banche centrali, alla volatilità sui mercati, e in generale a una riduzione della propensione al rischio. Vincono i pir alternativi, che hanno registrato complessivamente buone performance su un orizzonte di 5 anni (da inizio 2017 FTSE Italia Small Cap +68%, FTSE Mid-cap +58%, FTSE Italia STAR +100%, EGM +24%) usufruendo dell’agevolazione fiscale prevista per questa tipologia di prodotti: dopo 5 anni l’esenzione del 100% dalla tassazione sugli utili e del 100% delle imposte di successione.
Previsioni monitor Equita su andamento pir ordinari e alternativi
Nel breve termine la raccolta dei pir ordinari non risalirà. Tuttavia i piani individuali di risparmio – in entrambe le loro versioni – restano per Equita eccellenti strumenti per investire efficientemente nelle aziende italiane, soprattutto nella piccola e media capitalizzazione con prospettiva di medio lungo e medio termine. Per il 2023 gli analisti stimano deflussi per circa 1,2 miliardi, ma il flusso dovrebbe stabilizzarsi verso fine anno. La traiettoria si dovrebbe invertire nel biennio 2024-2025, con previsioni di afflussi per 1 miliardo per i pir ordinari; per i pir alternativi ci si attende che l’asset under management (aum) raggiunga i 10-15 miliardi nei prossimi 5 anni, raddoppiando le masse attuali.
La legge di bilancio 2023 ha esteso gli incentivi per le quotazioni delle piccole e medie imprese con un credito di imposta (50% dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione utilizzabile in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo alla quotazione) con un tetto a 500mila euro e un plafond di 10 milioni nel 2023 e 10 milioni nel 2024.
Perché scegliere i Pir? 3 benefici dai piani individuali di risparmio
I piani individuali di risparmio (pir) sono uno strumento di investimento introdotto in Italia con la legge di bilancio 2017. Dal loro lancio, hanno raccolto miliardi di euro di investimenti fino a raggiungere un picco di 21,2 miliardi di aum a fine 2021 per i pir ordinari (31/03/2023; quasi 18 miliardi aum pir; oltre 3 miliardi aum pir alternativi).
Benefici fiscali
I pir sono esenti da imposta sulle plusvalenze, utili e imposte di successione se mantenuti per almeno cinque anni.
Supportano l’economia reale del paese
Almeno il 70% dell’investimento nei PIR deve essere fatto in strumenti finanziari di società con stabile organizzazione in Italia, e di questo almeno il 30% deve essere investito in pmi italiane. Ciò aiuta a sostenere le imprese italiane e l’economia reale, fornendo un canale di finanziamento alternativo a quello bancario.
Aumentano la liquidità del mercato italiano e l’interesse per gli investimenti in Italia
I pir offrono flessibilità in termini di importi di investimento e scelta degli strumenti. Aspetto che li rende adatti a una vasta gamma di investitori, dai piccoli risparmiatori agli hnwi (soprattutto per i pir alternativi).
Come ridare slancio al progetto dei piani individuali di risparmio?
Secondo Equita, occorre promuovere nuovi strumenti di incentivazione per lo strumento e coinvolgere le risorse di assicurazioni, banche, fondazioni, fondi pensione ed enti previdenziali (per un totale di circa 200 miliardi di asset complessivi) in modo da creare una base solida di investitori istituzionali domestici (gli investitori istituzionali esteri rappresentano il 90% della capitalizzazione di mercato). Servono incentivi fiscali per supportare la ricerca azionaria e obbligazionaria. Considerando che nei prossimi mesi, se non anni, sarà ancora più difficile accedere al credito bancario a causa degli elevati tassi di interesse, sarà importante potersi approvvigionare da un canale di finanziamento alternativo per le pmi italiane.