L’operazione con cui l’Iran ha scelto di vendicare l’attacco al suo consolato a Damasco, condotto con oltre 300 missili e droni su Israele, ha avuto un grande significato storico, ma effetti concreti limitati: questo ha spinto gli investitori a non incorporare nei prezzi dei principali asset ulteriori rischi di escalation militare. Lunedì il prezzo del petrolio è sceso di oltre l’1% e anche l’oro, il bene rifugio che tende a guadagnare valore quando i rischi geopolitici aumentano, è sceso di quota lunedì.
“E’ sicuramente un attacco senza precedenti, perché è la prima volta che l’Iran attacca direttamente Israele, ed è un momento di svolta, a prescindere dalle conseguenze immediate”, tuttavia, questa “rappresaglia era ampiamente annunciata”, ha dichiarato a We Wealth Giorgia Perletta, assegnista di ricerca presso l’Università di Bologna, e autrice per Palgrave Macmillan di “Political radicalism in Iran and Ahmadinejad presidency”.
“L’Iran ha agito in modo molto razionale”, ha proseguito Perletta, “non rispondere alla violazione del diritto internazionale costituita dall’attacco al consolato iraniano in Siria sarebbe stato un grave segno di debolezza; allo stesso tempo, per le modalità con le quali questo attacco è stato anticipato e messo in campo, sembra che il suo scopo principale fosse dimostrare all’opinione pubblica interna che una reazione c’è stata”.
A dispetto della sua portata storica, la reazione di mercato all’attacco è sembrata più simile a un sollievo. I danni limitati provocati, infatti, potrebbero scongiurare clamorosa escalation. “La questione può considerarsi chiusa così”, ha comunicato nelle ore successive all’attacco la rappresentanza iraniana all’Onu. “E’ stata un’affermazione molto forte, che sembra invitare gli Stati Uniti a tenere a bada le reazioni di Israele”.
Secondo Perletta, tuttavia, non si può escludere una risposta da parte di Israele, il che, a sua volta, potrebbe alimentare una spirale di attacchi e rappresaglie: “Gli Usa hanno raccolto il messaggio, ma non so quanto possano essere efficaci nel persuadere Israele a non rispondere”. E’ su questi dubbi che anche gli investitori potrebbero aspettare a muovere le prossime scommesse.
Lunedì il gabinetto di guerra di Israele si è riunito per decidere se e come il Paese risponderà all’attacco condotto dall’Iran sul suo territorio nazionale.
Un paradossale “sollievo”
“Le preoccupazioni restano ancora sul terreno e le problematiche esistenti sono state solo temporaneamente eluse, non risolte”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach, secondo il quale le circostanze attuali consentono di alleggerire “situazioni di ipercomprato”.
“Se il petrolio trova nelle preoccupazioni geopolitiche e una prospettiva di domanda più solida le fondamenta del suo rally, il dato sulla crescita del Pil cinese di questa settimana potrebbe essere un nuovo volano per movimenti di correzione o di ripartenza”, ha affermato l’analista di eToro, “l’oro, in un deciso trend rialzista, potrebbe assistere ad una pausa temporanea, tornando a osservare le pressioni al rialzo dei rendimenti reali”.
Sanzioni sull’Iran e rischi di rialzo sul petrolio
“Per quanto riguarda il petrolio, gli eventi aumentano chiaramente il rischio di interruzioni nell’offerta”, hanno dichiarato Warren Patterson ed Ewa Manthey, rispettivamente Head of Commodities e Strategist di Ing. “L’Iran attualmente pompa poco più di 3 milioni di barili al giorno di petrolio greggio ed è il quarto produttore più grande all’interno dell’Opec”, hanno dichiarato Patterson e Manthey, “il primo rischio”, il più probabile secondo i due analisti, “è che le sanzioni petrolifere vengano applicate più rigorosamente contro l’Iran, il che potrebbe comportare una perdita compresa fra le 500mila e il milione di barili al giorno di offerta petrolifera – ciò renderebbe sicuro il fatto che il mercato petrolifero resterà in deficit per il resto dell’anno. In secondo luogo, c’è il rischio che la risposta di Israele includa il mirare alle infrastrutture energetiche iraniane, il che potrebbe significare la possibilità di perdite di approvvigionamento ancora più significative”.
Per quanto riguarda l’oro, il fatto che la Fed potrebbe temporeggiare di più prima di tagliare i tassi dovrebbe invitare il mercato a raffreddarsi. Il fattore geopolitico, invece, sembra aver sostenuto ancora il bene rifugio per eccellenza. “Un mondo sempre più geopoliticamente instabile che contribuisce a spiegare perché il prezzo dell’oro si è impennato quest’anno e il suo valore rimanga elevato anche se le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed siano diminuite”, ha sottolineato Tom Bailey, Head of Research di HANetf, “il prezzo dell’oro è infatti aumentato costantemente negli ultimi mesi, toccando diversi nuovi massimi storici, l’ultimo dei quali venerdì scorso (12 aprile 2024) con il superamento dei 2.357 dollari l’oncia”.