“Fede Galizia. Mirabile pittoressa” e? la prima monografica a lei dedicata. Gliela dedica Trento, al Castello del Buonconsiglio, con la firma di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, la collaborazione di Luciana Giacomelli e di un gruppo di giovani e valenti studiosi, formatisi alla Statale di Milano, all’universita? di Padova e alla Normale di Pisa.
Il trasferimento della Galizia da Trento a Milano avviene al seguito del padre Nunzio, versatile pittore di miniature e codici miniati, creatore di costumi e cartografo e la presenza di Fede Galizia e? documentata a Milano dal 1587 dove in prevalenza vive fino alla morte avvenuta nel 1630.
Fede Galizia, Natura morta, 1610, Collezione Privata
Iconograficamente la mostra e? ben sintetizzata dal particolare ritagliato nella firma “Fede Galitia 1596” incisa sulla spada della Giuditta, dall’impugnatura tempestata di pietre preziose e dal sontuoso bracciale dell’eroina biblica che fa capolino.
Fede Galizia, Giuditta e Oloferne, 1596 ca, olio su tela, Ringling Museum of Art Sarasota
Organizzata in padiglioni specchianti sulla superficie esterna – forse ispirati alla sala degli specchi del castello e ideati da Alice de Bortoli – l’esposizione raccoglie un’ottantina di opere tra dipinti, disegni, incisioni, medaglie e libri antichi che raccontano, in modo esauriente, il mondo della pittrice.
Il primo dei nove padiglioni, di notevole impatto, quasi un girotondo, e? affidato dai curatori alla “voce” di Anna Banti grazie al titolo ad esso dedicato che recita “quando anche le donne si misero a dipingere”; e mostra, in cerchio, lavori di Plautilla Nelli, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Barbara Longhi, donne pittrici in epoca di Controriforma, dalle identita? sempre piu? definite.
E quindi si incontra il milanese Giuseppe Arcimboldi, figura centrale nell’accrescere la fortuna della Galizia che la fara? debuttare, alla corte imperiale di Rodolfo II d’Asburgo, a Vienna – e poi tra gli altri, Bartholomaeus Spranger, Giovanni Ambrogio Figino, Jan Brueghel e Daniele Crespi, che insieme contribuiscono con le loro opere e suggestioni a individuare meglio la figura della pittrice. La Galizia, a me che vengo dal mondo delle case d’asta, era prevalentemente nota grazie alle tante nature morte passate in vendita.
Fede Galizia , Cherubino seduto, Biblioteca ambrosiana, Milano
I curatori dedicano alla natura morta una sezione della mostra che intitolano Come catturare la vita silente, introdotta, attorno alla meta? dell’ultimo decennio del Cinquecento dalla produzione di Giovanni Ambrogio Figino, pittore di tradizione leonardesca. E Fede Galizia e? tra i primi a cimentarsi in questo genere.
Fede Galizia, Alzata con prugne pere e una rosa, collezione privata, Bassano del Grappa
La sua natura morta piu? antica dovrebbe risalire al 1602 ed e? “ la prima natura morta lombarda provvista di una data” scrivono i curatori. In esposizione sette esemplari certi, con frutta e fiori disposti su alzate e crespine o in cesta, provenienti da collezioni private italiane e straniere o dal museo civico Ala Ponzone di Cremona, gia? luogo d’origine dei Galizia. Nella sezione dedicata alle miniature campeggia il mirabile doppio ritratto creato in coppia.
Disegno
E? realizzato dalla Galizia e appare come “protetto” da una magnifica cornice in trompe l’oeil realizzata dal padre. Questi arricchisce la dettagliata cornice con sofisticati riferimenti allegorici e simbolici per trasmettere la rettitudine morale della coppia cosi? magistralmente ritratta.
Il doppio ritratto, apparso in asta a New York nel 2019, reca al verso l’antica provenienza: Alberico XII D’Este, Principe di Barbiano e di Belgioioso e? dato alla mostra da una collezione di Bruxelles.
Fede Galizia, Ritratto di Paolo Morigia, Pinacoteca Ambrosiana, Milano