Londra nel mercato dell’arte: il confronto con Parigi
Il primo punto da prendere in considerazione è l’annosa questione del rapporto con Parigi. Subito dopo l’entrata in vigore dei provvedimenti iniziali del processo di uscita dall’Unione, gli analisti di settore avevano previsto una crescita esponenziale del mercato artistico culturale nella capitale francese. Insomma, si stimava che per ovviare alle nuove leggi i galleristi avrebbero delocalizzato le attività al di là della Manica. A distanza di tre anni si nota effettivamente che quasi tutti i grandi operatori globali hanno aperto filiali nella Villa Lumière, ma questo dato è solo parzialmente significativo. Il mercato artistico è profondamente internazionale, con liste d’attesa per alcune opere che attraversano i confini nazionali.
Benjamin Davies, scorcio panoramico di Londra
Circoscrivere il tutto a territori metropolitani non ha più molto senso. Tuttavia, la Brexit e le nuove leggi ad essa correlate hanno creato un’estrema incertezza soprattutto tra le attività artistico commerciali londinesi aperte da oltre un decennio. In primis a finire sotto accusa è stato l’aumento dei costi operativi. Un report della House of Lords Communications Committee, datato 17 gennaio 2023, evidenzia come le crescenti difficoltà operative affrontate dal settore creativo potrebbero potenzialmente mettere a repentaglio l’intero comparto, se non si mettono in atto degli adeguamenti fiscali per le piccole e medie imprese. Parigi è quindi sembrata un approdo sicuro per molti operatori, tra cui gli italiani Massimo De Carlo e Galleria Continua, tanto che lo scorso anno il New York Times Style Magazine prevedeva un ritorno della città della Tour Eiffel ad un fermento creativo degno della Belle Époque.
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Eppure, nonostante tale effervescenza culturale, l’Art Basel/UBS Art Market Report 2023 ha rilevato che la quota di mercato del Regno Unito è leggermente aumentata rispetto al 2022, raggiungendo il 16%, rispetto all’8% della Francia. Pertanto, sebbene Parigi sia innegabilmente balzata al centro dell’attenzione negli ultimi tre anni, Londra mantiene ancoro un solido primato a livello di mercato dell’arte europeo, secondo solo a New York dal punto di vista globale.
Dunque, se da un lato storiche gallerie londinesi quali Fold e Simon Lee hanno cessato le attività, altre hanno continuato ad investire: è il caso, ad esempio, di Alison Jacques e Stephen Friedman, che hanno aperto nuovi spazi a Mayfair, o di Pilar Corrias che ha inaugurato nel cuore della città.
Frieze e Art Basel: la competizione globale tra mostre mercato
Nata a Londra nel 2003 da un’idea degli editori Amanda Sharp e Matthew Slotover, sulla scia dell’apertura nella capitale agli inizi del nuovo millennio di grandi istituzioni come la Tate Modern, Frieze è diventata ben presto uno dei maggiori circuiti fieristici globali inserendo appuntamenti anche a New York, Los Angeles e Seoul. Spinta finanziariamente dal colosso dell’intrattenimento Endeavour, proprietario del marchio, la compagine pochi mesi fa ha acquisito anche l’Armory Show di New York e l’Expo di Chicago, dichiarando che il primo manterrà i propri tratti distintivi rispetto a Frieze New York.
Secondo Simon Fox, amministratore delegato di Frieze dal 2020, tutte le fiere del gruppo hanno sempre rilevato richieste di iscrizione in sovrannumero rispetto alla reale capacità ospitante delle singole location.
Una strategia simile è stata seguita anche da Art Basel, la cui società madre (MCH) ha come azionista di riferimento James Murdoch, figlio del magnate della stampa Rupert Murdoch. Con 46 milioni di euro investiti nel tempo, Art Basel si è concessa un nuovo appuntamento a Parigi, lanciando Paris+ par Art Basel, vista dai commentatori come una diretta concorrente di Frieze London per i motivi già citati.
A conti fatti però la cosiddetta “rinascita” parigina non influisce automaticamente su Londra, che ha di per sé una forte massa critica costituita da solide istituzioni, musei e spazi artistici votati al contemporaneo. Dunque, nonostante le conseguenze della Brexit, l’innalzamento dei costi operativi e il declassamento delle arti da parte del governo conservatore, il mercato artistico britannico è ancora due volte più grande di quello francese.
Forse l’unico vero ostacolo per collezionisti ed amanti dell’arte è il doversi destreggiare tra calendari ricchi di fiere importanti a breve distanza le une dalle altre: tra Frieze e Paris+ Par Art Basel passano pochi giorni.
Il futuro del mercato artistico londinese: una prospettiva
Quindi, nonostante la parziale riduzione delle vendite durante Frieze London 2023, la capitale britannica rimane artisticamente competitiva ed in grado di attrarre acquirenti attivi. Sebbene il mercato londinese debba affrontare sfide significative si dimostra in grado di adattarsi alle dinamiche post Brexit cercando di rimanere competitivo su scala internazionale: di certo Londra non sembra intenzionata a cedere il proprio ruolo di principale hub creativo europeo.