La patria della pizza? Pompei
Non smettono di stupire gli scavi archeologici di Pompei. Per quanto riguarda il 2023, basta ricordare il rinvenimento dell’affresco di una pizza dall’aria del tutto deliziosa, avvistato all’interno di una natura morta nell’atrio di una domus i cui scavi erano iniziati nel 1881 e 1891. Mancano pomodori e mozzarella (i primi avrebbero fatto il loro ingresso nella cucina italica con la scoperta delle Americhe, la seconda sarebbe nata solo nel 1300, in Campania), ma che importa: la focaccia è guarnita con frutti che sembrano datteri melograno, frutta secca, corbezzoli gialli, spezie.
Posta su un vassoio d’argento, la accompagna un calice di vino. Il commento del direttore del del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel: «Oltre alla precisa identificazione dei cibi rappresentati, ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, successivamente elaborati da autori di epoca imperiale romana come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie, dall’altro. Come non pensare, a questo proposito, alla pizza, nata anch’essa come piatto ‘povero’ nel sud Italia, che oggi ha conquistato il mondo e viene servita anche nei ristoranti stellati».
I resti del teatro di Nerone
Sotto il cortile di un palazzo rinascimentale romano (Palazzo della Rovere) gli archeologi hanno rinvenuto i resti del Teatro di Nerone, struttura imperiale di cui si parla in antichi testi romani, mai localizzata. Rinvenuti anche manufatti come calici di vetro colorato a vasi di ceramica. L’edificio, a pochi passi dal Vaticano, ospita l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme locatore dello spazio al Four Seasons la cui apertura è prevista per il 2025. Il teatro era letteralmente spettacolare: lo adornavano colonne di raro marmo africano, pareti in stucco dipinte con foglie d’oro. Era inoltre dotato di capaci magazzini. Tutte caratteristi che rispecchiano le sue descrizioni storiche.
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Nuovi mosaici romani fra le più entusiasmanti scoperte archeologiche in Italia nel 2023
Gli archeologi al lavoro nel Parco Archeologico del Colosseo a Roma hanno reso nota la scoperta di lussuose stanze rivestite di mosaici in una domus del sito, probabile proprietà di un senatore romano vissuto nella tarda età repubblicana (ultimi decenni del I secolo a.C.).
Definiti a ragione un «autentico tesoro, senza paragoni» dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, li compongono conchiglie, vetro, marmo bianco e tessere blu egiziane. Uno dei mosaici raffigura una città costiera con torri e portici, tre grandi navi in mare. Al Ministero ritengono che questo possa essere un riferimento alle vittorie navali ottenute dal proprietario di casa.
Ercole nelle fogne? Per fortuna (così è stato uno dei più importanti rinvenimenti del 2023)
Gli operai addetti alla pulizia e alla riparazione di una fognatura lungo la via Appia a Roma risalente a un secolo fa hanno portato alla luce il 25 gennaio 2023 una scultura in marmo a grandezza naturale. Raffigura un uomo abbigliato come Ercole, sempre identificabile grazie al suo copricapo di pelle di leone. I lavori per ripristinare le fognature prima di ripiantare gli alberi in quell’area del parco erano in corso da mesi; la giovane archeologa Federica Acierno si è occupata della prima pulizia e dello studio della statua in loco. Entrambe le gambe della figura sono spezzate, ma è stata portata alla luce anche la base della statua con i piedi. Sembra che la scultura sia stata intenzionalmente sepolta nelle condutture fognarie a 20 metri dal livello stradale un secolo fa.
Poiché la scultura non è stata ritrovata nel suo sito originale di provenienza, il terreno circostante non può essere utilizzato per datarla, fanno sapere gli studiosi. I migliori indizi per determinare l’età dell’opera risiedono invece nel suo aspetto fisico: secondo gli esperti del parco archeologico la statua potrebbe essere una raffigurazione dell’imperatore Gaio Messio Quinto Traiano Decio, o Decio Traiano. La loro supposizione si appoggia al volto rugoso dell’opera nonché alla sua somiglianza con i volti raffigurati sulle monete che presentano il volto di quel sovrano, al potere dal 249 al 251.