La crescita del settore vino in Italia degli ultimi anni beneficia della spinta di diversi driver. E questa coralità di fonti di “energia” imprenditoriale, di qualità e di capacità commerciale è di certo un aspetto molto positivo per il mondo enoico tricolore. Ma c’è un driver che spicca per essere una marcia in più: il contributo, il coinvolgimento in prima persona e la visione delle donne imprenditrici e professioniste protagoniste del vino italiano. Un impegno che traccia una via di sviluppo per tutto il settore.
Qual è questa loro visione per il presente e il futuro del settore wine del nostro Paese? “Il vino italiano sta vivendo un momento molto favorevole perché ha un ottimo rapporto qualità-prezzo rispetto ad altri vini del resto del mondo e soprattutto presenta moltissime varietà – spiega Elisabetta Gnudi (foto apertura), proprietaria di Altesino, Borgo Scopeto e Caparzo in zona Siena in Toscana -. Purtroppo, il problema del nostro Paese è spesso la burocrazia, ogni anno escono nuove denominazioni e con esse con tutte le complicazioni che portano con sé, soprattutto per i buyer e i consumatori stranieri che faticano a orientarsi tra mille denominazioni, e questo è un ostacolo: infatti, nonostante i cambiamenti climatici, il settore vitivinicolo italiano vanta una tale varietà di territori e di vitigni che consente al comparto di reggere il colpo. È necessaria una semplificazione”.
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Risultando alla prova dei fatti come un esempio per tutto il settore italiano sul fronte della sostenibilità non solo economica ma anche ambientale e sociale, Elisabetta ha voluto che le sue aziende di Montalcino fossero le prime sul territorio a dotarsi di impianti fotovoltaici e di cantine ipogee che fossero meno impattanti sull’ambiente circostante.
La wine-experience vissuta come esperienza unica sul territorio
Un impegno nella sostenibilità che si riversa anche nella coerenza dell’offerta delle sue aziende vitivinicole di esperienze legate al vino che sempre più persone in Italia, ma anche nel mondo, chiedono alle cantine italiane. “Come gruppo vinicolo, abbiamo sempre cercato di creare esperienze uniche, che facessero scoprire il territorio grazie al vino e all’hospitality. Altesino, nel cuore di Montalcino, è stato un precursore in questo senso, offrendo agli ospiti la possibilità di alloggiare in suites che sono praticamente all’interno dell’azienda. A Caparzo abbiamo un podere con appartamenti e piscina immerso tra i vigneti del nostro cru più importante che si chiama La Casa. A Borgo Scopeto invece si trova il nostro Wine & Country Relais, che è stato premiato ai Green Travel Award 2022 ed è da poco entrato a far parte del prestigiosissimo circuito internazionale “Preferred Hotels & Resorts. Di recente, abbiamo acquisito una nuova proprietà a mezz’ora da Montalcino, sul Monte Amiata, in cui vorremmo creare una nuova cantina e un albergo diffuso unico nel suo genere”.
Del tema della centralità della qualità nel settore del vino italiano è stata sempre portabandiera Francesca Moretti di Terra Moretti Vino ed enologo Bellavista in Franciacorta. “Le cantine negli ultimi 20 anni hanno investito molto sulla qualità e i risultati sono arrivati – sottolinea Francesca -, sia in termini di prodotto, che di posizionamento, che di prezzo. Ma dobbiamo lavorare ancora e con efficacia maggiore sulla comunicazione, sullo sviluppo dei mercati esteri, sull’enoturismo e sopra ogni cosa sulla sostenibilità”. Anche per lei è un impegno imprescindibile quello della sostenibilità, non solo per il rispetto che si deve dare all’ambiente, alle persone e ai territori, ma soprattutto per innalzare il prestigio dei vini, per essere competitivi sui mercati internazionali, per contribuire a veicolare i valori insiti nell’agricoltura.
E sul tema caldo delle wine-experience in stile Italia, come si sta muovendo Terra Moretti Vino? Francesca ha le idee ben chiare: “L’enoturismo è una leva importantissima per l’economia e per la comunicazione del nostro comparto, per far conoscere vini e territori legandoli a percorsi esperienziali. Ma come ha dichiarato recentemente Carlin Petrini “il vero turismo sostenibile punta alla felicità degli abitanti di un territorio”.
Quindi per Moretti va benissimo le degustazioni, gli eventi, le visite in cantina, i festival, ma il tutto non deve portare ad un turismo di massa irrispettoso dei territori. “I vigneti sono spazi da camminare con estremo rispetto, perché sono luoghi di biodiversità e di ricchezza importante, perché riflettono l’impegno di chi ci lavora, e non sono nostri, siamo tutti ospiti della natura”. Non solo. “In alcuni casi abbiamo anche camere dove poter soggiornare e fare esperienze immersive all’interno delle nostre tenute dove costruiamo anche percorsi culturali, coinvolgendo artisti che vengono dal mondo della musica, del teatro, della danza da “abbinare” ai nostri vini per nutrire tutti i sensi”.
Promuovere il territorio in equilibrio tra vino e innovazione
Su uno sviluppo virtuoso del settore vitivinicolo basato su un perfetto equilibrio tra vino e innovazione si impegna da sempre Chiara Lungarotti, amministratore delegato della cantina Lungarotti con sede a Torgiano in provincia di Perugia, e vicepresidente dell’Unione italiana Vini. La sua visione per il presente e il futuro del settore wine italiano passa dalla centralità e dalla cura del territorio: “Per rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più educato, è necessario lavorare non solo a livello di marchio, ma anche di territorio, di cui il vino è da sempre un’espressione. Nel caso di Lungarotti non puntiamo solo alla promozione di Torgiano ma su quella dell’intera Umbria. Su altro fronte, dall’esperienza pandemica abbiamo imparato come sia importante che l’azienda sia multi-canale e che sia in grado di utilizzare più strumenti online e offline sia a scopo commerciale sia per incrementare la conoscenza del territorio di provenienza del vino e per farne conoscere filosofia produttiva, pratiche ambientali e di responsabilità sociale”.
Chiara Lungarotti
La sostenibilità è parte integrante del dna dell’azienda umbra. Ed è perfettamente coerente con l’impegno nella diffusione della cultura del territorio. Racconta Chiara: “Sono sempre più i turisti che vengono a conoscere i vigneti, le cantine, le persone che con passione e professionalità sono dietro ad ogni bottiglia. I miei genitori, Giorgio e Maria Grazia, nel 1974 hanno inaugurato il Museo del Vino-Muvit (a cui si è affiancato nel 2000 il Museo dell’Olivo e dell’Olio-Moo), definito dal New York Times il migliore in Italia le cui collezioni di oltre 3mila manufatti raccontano 5mila anni di storia del vino”. Ma l’offerta di wine-experience firmate Lungarotti non finisce certo qui.
“Oggi i due Musei, le cantine di Torgiano e Montefalco, il nostro agriturismo tra i vigneti e i due bistrot offrono un’esperienza completa al turista che cerca una vacanza rilassante, all’insegna della cultura, del buon vino e del buon cibo in un piccolo borgo medievale, a metà strada tra Perugia e Assisi. La promozione del territorio si raggiunge anche attraverso l’ospitalità con l’agriturismo Poggio alle Vigne e la ristorazione con l’Osteria del Museo. Dal 2000 è stata acquistata anche una wine estate a Montefalco, dove vengono prodotte le referenze bio e il Sagrantino” conclude Chiara Lungarotti.
Quando regalare esperienze è un compito teatrale
Come un’altra eccellente donna del vino, Giovannella Fugazza alla guida di Castello di Luzzano, prestigiosa cantina che si estende per 35 ettari nel piacentino e per 45 nel pavese, con un’inesauribile passione a salvaguardare il profondo legame di storia, territorio e qualità. A Luzzano si aggiunge l’azienda Romito, distante poco meno di 1 km, tutta in territorio piacentino. Giovannella diffonde oggi un messaggio di vino di qualità inserendolo in un triangolo virtuoso insieme ad arte e moda nel nome di un’unica grande passione per queste differenti ma sinergiche emozioni: “Il settore del vino italiano, oggi, è una meravigliosa massa in movimento, piena di creatività e grande professionalità, dove nulla è lasciato al caso, ma programmato con competenza ed entusiasmo. Ogni produttore vuole sempre di più distinguersi, mettendo evidenza le diverse potenzialità che la ricchezza infinita dei vitigni italiani gli permette. Terreno perfetto per il carattere femminile”.
Giovannella Fugazza
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle persone e dei clienti nel vivere la sua cantina Giovannella ha una visione precisa: “Non cerchiamo turisti del verde. Per questo ci sono i boschi. Noi offriamo un campo di battaglia, ordinato e vincente. Affascinante come noi. Regalare esperienze è un compito teatrale. Non vogliamo offrire un’esperienza facile ma un’emozione che si forma toccando le piante dell’uva e termina nel colore del vino, brillante nella purezza del vetro o cupo per la densità di polpa. Lo offriamo all‘assaggio per stordire di piacere”.
Elisabetta, Francesca, Chiara, Giovannella sono tra le protagoniste del valore portato delle donne impegnate nel settore vitivinicolo. Ma non le uniche. Sabrina Tedeschi, oggi alla guida di Cantine Tedeschi in Valpolicella, insieme con i fratelli porta il fare bene italiano di qualità alle enoteche e i ristoranti di quaranta Paesi nel mondo, Canada in primis. Da aprile 2016 ad aprile 2019 è stata Presidente dell’associazione le Famiglie Storiche, un prestigioso e delicato incarico, e oggi è socia dell’Associazione Le Donne del Vino. Per lei il vino è espressione di un territorio. “Una bottiglia racchiude la storia, le tradizioni, l’anima e la passione del produttore, oltre alla sua conoscenza e al suo saper fare – racconta Sabrina -. È emozione prima di tutto. È poi quotidianità, amicizia, condivisione. Quando racconto un vino cerco di non limitarmi al solo aspetto tecnico ma aggiungo un racconto del territorio e, nel raccontarlo, diventiamo veri e propri tour operator!”.
Sabrina Tedeschi
O come Julia Weber, insieme al marito Georg proprietaria di Monteverro, dove produce vini internazionali ma dall’anima maremmana. Nella tenuta gioiello di Capalbio Julia racconta la loro esperienza di produttori impegnati e appassionati attraverso i propri vini, sempre pronta a condividere un emozionante viaggio enoico alla riscoperta della maremma autentica.
Insomma, impossibile citare in maniera esaustiva l’elenco delle super donne del vino. Valga sapere che tutte insieme come impegno, come anime combattive, determinate e di carattere, offrono la loro passione al servizio della crescita del settore vino tricolore in Italia e, soprattutto, nel mondo.