iugno 2021, sole, caldo. Il mese migliore per tornare al mare. La valigia è pronta, l’auto pure. La strada da fare non è tanta, ormai l’unico mare a cui possiamo ambire è quello qui vicino, ma visto il recente passato, già quello ci sembra bellissimo. “Cara, dove sono le mascherine?”
Flashback sui titoli dei quotidiani di marzo 2021: “Perché il vaccino non arriva”. Sottotitolo: “La produzione sotto pressione, la distribuzione fatica”. Stacco. Quotidiani di aprile 2021: “Il vaccino non funziona sem- pre: in almeno 4 casi su 10 la copertura sembra parziale” Sottotitolo: “I vaccinati possono diventare dei super diffusori del virus”. Ancora stacco.
Quotidiani di maggio 2021: “La mortalità Covid ridotta sotto l’1%, contagi ancora diffusi ma sotto controllo”. Dissolvenza a nero. Il 2021 verrà ricordato come l’anno in cui adottammo il Covid. Non se ne voleva andare. E noi lo accogliemmo fra di noi. Siamo gente ospitale, noi europei. Gli italiani anche di più.
L’inverno del 2020-2021 fu abbastanza triste, il Natale in tono minore, piccole fughe dalla routine di protezione imposta e in buona parte autoimposta dalla prudenza delle famiglie. Chiamare quelle “vacanze invernali” farebbe sorridere mestamente chi ricorda ancora le vacanze del passato. I consumi, come in ogni economia di guerra, si erano velocemente riadattati al nuovo scenario già attorno a settembre 2020.
della massiccia seconda ondata dei contagi da ottobre 2020 (10 volte quelli di settembre e dello stesso lockdown di marzo 2020) segnalarono solo un modesto decremento delle propensioni al consumo. Le famiglie avevano già iniziato a ribilanciare le spese dei propri budget: più spesa alimentare, più tecnologia per l’inverno a relazione distanziata. Ben peggiore la situazione di altri settori: l’automobile, malgrado gli incentivi, fermò la sua ripresa dalle parti dei valori dell’ottobre 2020 e fino a marzo 2021 diede pochi segni di reale ripresa. I viaggi ancora devono vedere la luce. Siete qui, a leggere, non alle Maldive. In questo 2021, i mercati finanziari continuano ad oscillare, senza cadute tragiche e con qualche strappo in avanti. Tecnologia, healthcare (più le cure dei vaccini) e l’andamento relativamente brillante di un paio di locomotive mondiali, inducono a un cauto ottimismo. Non certo i consumi interni, almeno per l’Europa. Gli investimenti non brillano qui da noi, malgrado le massicce iniezioni di denaro della Banca centrale e qualche segnale positivo dall’economia mondiale. Le imprese hanno ancora poca voglia di rischiare ed investire. Al limite comprerebbero soluzioni per garantirsi una significativa diminuzione dei costi. Il li- mite ai licenziamenti che il governo ha prorogato di volta in volta fino a oggi ha sì salvato l’occupazione, ma ha anche ingessato i sistemi produttivi. Per fortuna, dopo le elezioni Usa di novembre qualche squarcio di sereno si è aperto sul commercio mondiale, grazie ad una minore conflittualità (o almeno tregua temporanea) fra Usa e Cina . L’export europeo, e anche il nostro, ha ripreso fiato. Ma il colpo alle nostre microimprese sul territorio, quelle attive nell’entertainment e nei consumi culturali, nei servizi e in tutta la filiera turistica, è stato pesantissimo. Malgrado il governo abbia via via consentito riaperture, malgrado l’alto numero di contagi, il doppio colpo inferto dal 2020 sull’economia e le speranze imprenditoriali di queste micro-imprese continua a farsi sentire, anche in questo 2021 inoltrato. I settori sono completamente da ricostruire nella prospettiva dei prossimi cinque anni. Ma il vero protagonista di questo 2021 è ancora lui, il Covid. Ci abbiamo fatto l’abitudine, non solo a lui, ma anche al suo modo di essere. Quelli che ci sembrarono comportamenti alieni all’inizio, solo 18 mesi fa (mascherine, distanziamenti sociali, disinfezione mani, precauzioni varie), ormai fanno parte del nostro scenario quotidiano, non ci si pensa nemmeno più. Adesso che viene il caldo, siamo per fortuna tornati a toglierci le mascherine almeno all’aperto, ma ormai