Del miliardo di euro di capienza totale del Fni – conferito pariteticamente da Cdp e Mise – a oggi sono stati deliberati 245 milioni, che hanno finanziato 480 startup o pmi innovative in maniera diretta o indiretta.
Il mercato del venture italiano aveva chiuso il 2019 a 700 milioni di euro e i numeri del 2020 saranno in linea con questo dato. Il resto del mondo galoppa: tanto per restare vicino a noi, in Germania nel solo terzo trimestre sono stati investiti 2 miliardi e in Regno Unito tre. Il boost pubblico basterà a raggiungerli?
Italia Smart Nation?
Le cifre sono piccole, ma è un inizio. Quello che dovrebbe portare il Fni a “rendere il Venture Capital un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del Paese, creando i presupposti per una crescita complessiva e sostenibile dell’ecosistema”, come nel progetto della sua fondazione. Il Venture capital italiano soffre di un ritardo nei confronti dei peer europei – per non dire di quelli dei mercati più evoluti come quello Usa. Nel 2019 il valore complessivo era ammontato a poco più di 700 milioni, in aumento dai 600 dell’anno prima che ha rappresentato un anno di svolta – in precedenza e dalla sua nascita nel 2012 il mercato era stazionario nell’intorno dei 100 milioni. Nel 2020 il dato italiano è in linea: secondo l’Osservatorio sulle startup hi-tech del Politecnico di Milano l’ecosistema ha raccolto 683 milioni di euro nel 2020.
Lontanissimi dal resto del mondo
Siamo comunque lontanissimi dalla Francia che nei primi nove mesi dell’anno ha investito 2,7 miliardi, secondo il Frech Barometer di Ey per non dire della Germania (che ha investito 2 miliardi nel solo terzo trimestre) o della Gran Bretagna che svetta con investimenti di 3 miliardi solo nel corso dell’estate. Secondo Kpmg gli investimenti di VC rimarranno abbastanza stabili nel quarto trimestre del 2020. Ma si concentreranno sulle operazioni late stage che continuerà a rendere difficile per le aziende in fase iniziale attrarre investimenti.
“Sebbene gli investimenti globali di venture capital siano rimasti sorprendentemente consistenti durante tutto il periodo di crisi, il prolungato declino dei finanziamenti per le aziende in fase iniziale desta qualche preoccupazione. Con molte società seed e early stage che hanno difficoltà ad attrarre finanziamenti, potrebbe esserci un serio impatto a lungo termine sulla pipeline del mercato del venture capital, rallentando il progresso e l’innovazione in diversi settori e in diverse aree geografiche”.
Lo sforzo del Fni per il Venture capital
Bisogna esercitare un intervento massiccio perché l’Italia non sia tra queste aree geografiche. Il Fondo Rilancio startup del Fni, secondo l’ad Enrico Resmini, “testimonia la fiducia che il Mise ripone in tutti gli operatori che ogni giorno lavorano con l’obiettivo di rendere il Venture Capital un ecosistema di crescita e di sviluppo della cultura imprenditoriale del nostro Paese. Il rilancio dell’innovazione in Italia deve poter contare su una solida rete di investitori qualificati e regolamentati, in grado di accompagnare le start-up e PMI innovative nel loro percorso di sviluppo”.
Resmini ha presentato il piano industriale triennale del Fni – annunciato a inizio 2019 e partito dopo un a lunga gestazione – a giugno 2020: a oggi, del miliardo a disposizione, grazie alle risorse allocate pariteticamente dal governo, in particolare dal Mise e da Cdp, attraverso la controllata Cdp, il capitale deliberato ammonta a circa 245 milioni di euro, con un impatto potenziale su oltre 480 startup.
Il 20 ottobre il Fondo ha lanciato Digital Xcelerator, la prima piattaforma di e-learning gratuita per le startup italiane esistenti e per chi vuole avviare la propria impresa, che fornisce percorsi di formazione gratuiti, finalizzati a fornire strumenti e tecniche adeguate a fronteggiare con successo le sfide oggi in atto, acquisendo competenze di tipo imprenditoriale. La risposta delle imprese, a detta del Fni, è stata molto calorosa.
La strada fatta finora dal Fni
Un segnale che, se ce ne fosse bisogno, l’imprenditorialità italiana non è sopita. A che punto è il lavoro del Fni? Nei sei mesi di avvio dell’operatività il braccio dell’innovazione di Cdp ha attivato, oltre a Rilancio Startup, altri sei fondi. In particolare, il Fondo Italia Venture I, nei settori digitale, biotech, medicale e high tech. Con una dotazione di 80 milioni di euro ha in portafoglio 25 aziende tutte in fase growth, tra cui citiamo solo a titolo esemplificativo Sardex, nota per aver sviluppato il primo circuito di credito commerciale in cui le aziende, attraverso l’utilizzo di una moneta digitale complementare, si finanziano reciprocamente a tasso zero e contribuiscono alla crescita dell’economia locale. Soplaya, che dal 2018 aiuta i ristoratori a semplificare gli acquisti e risparmiare sulle forniture, grazie a una piattaforma end-to-end proprietaria e a un modello logistico modulare e scalabile. E ancora, WeSchool, fondata nel 2016 e attiva sulle metodologie didattiche innovative, unica piattaforma italiana suggerita dal Miur per la Dad e che durante il lockdown è stata utilizzata da un quarto degli studenti italiani.
Gli investimenti dedicati al Sud
Il Fondo Italia Venture II è invece dedicato alle imprese del Sud e investe in tutte le fasi del ciclo di vita, anche se al momento le 25 società del portafoglio sono tutte in fase seed o early stage. Dispone di una dotazione di 150 milioni di euro: attraverso il programma Seed per il Sud, il fondo ha deliberato investimenti per 5,7 milioni di euro, che hanno generato un effetto attrattivo di altri capitali privati per 4,3 milioni di euro per un collocamento complessivo di 10 milioni di euro. Tra le società investire, Hevolus, Molfetta, partner di Microsoft, attiva nello sviluppo di soluzioni, progetti e servizi finalizzati alla Digital Transformation di processi aziendali per qualsiasi settore industriale; e BrandOn Group, fondata nel 2012 e con sede a Milano e Napoli, che vende sui principali marketplace internazionali i prodotti e i brand di gruppi italiani ed europei.
… e quelli dedicati agli investimenti indiretti
Ancora, il Fondo di Fondi VenturItaly investe in fondi di Venture Capital, con una dotazione di 300 milioni di euro. A oggi sono stati deliberati investimenti in due fondi di venture capital italiani: Primo Space Fund, il primo fondo italiano focalizzato su investimenti in startup nell’ambito della “Space Economy”, supportato dall’European Investment Fund e Claris Biotech I, focalizzato su investimenti in ambito early stage biotech, con il fine di supportare lo sviluppo di nuovi farmaci destinati a curare patologie ad alto clinical need.
Operativo dallo scorso maggio, il Fondo Acceleratori ha lo scopo di aiutare la creazione e/o lo sviluppo di programmi di accelerazione verticali su settori strategici, con una dotazione iniziale di 125 milioni di euro. A oggi l’iniziativa ha generato investimenti complessivi di oltre 22 milioni di euro destinati ai settori Fashion, AgriTech, MedTech, eCommerce, Education, FinTech, Software b2b, SaaS e Digital Community e a 17 startup. Inoltre il Fondo ha l’obiettivo di dare vita a 20 acceleratori fisici in tutta Italia focalizzati sui principali distretti ad alta innovazione tecnologica. Il primo, avviato a inizio novembre, è il Motor Valley Accelerator, che ha la sua sede naturale a Modena e l’obiettivo di movimentare complessivamente 20 milioni di euro catalizzando l’interesse internazionale. We SportUP, sede a Roma e focalizzazione su sport e salute è stato presentato a dicembre, poco prima dell’acceleratore milanese focalizzato su FinTech e Insurtech.
Focus su open innovation e trasferimento tecnologico
Ancora, il Fondo Boost Innovation è dedicato all’open innovation: investe cioè in startup che vedano fin dall’inizio la partecipazione di grandi aziende italiane, grazie a una dotazione iniziale di 50 milioni di euro. Attivo dallo scorso novembre, infine, il Fondo Technology Transfer ha l’obiettivo di supportare la filiera del trasferimento tecnologico mediante il co-investimento selettivo nelle startup più promettenti e l’investimento in fondi verticali specializzati. La dotazione iniziale è di 150 milioni di euro.