Anche blockchain sarà imprescindibile, la banca svizzera sottolinea che bitcoin non rientra nella sua asset allocation, in quanto troppo rischioso
La prossima frontiera che questa tecnologia abiliterà è la tokenomy, l’economia dei token, dove ogni oggetto diventa immateriale e incorruttibile grazie al registro distribuito
Sul potenziale dirompente di queste tecnologie complesse e ancora sottoutilizzate ha scritto un paper recente la divisione global cio office di Credit Suisse, in particolare i cio Michael Strobaek e Nannette Hechler-Fayd’herbe (International Wealth Management). Un potenziale tale da far ritenere alla banca svizzera che la Dlt possa “diventare in futuro la spina dorsale tecnologica del mondo monetario e finanziario, portando a processi più efficienti per clienti e imprese, nonché alla riorganizzazione delle aree di business” con conseguente cambiamento radicale anche delle posizioni lavorative richieste.
…ma bitcoin non è un’asset class, secondo la banca svizzera
Se non ci sono dubbi sul potenziale della tecnologia che le regola, Credit Suisse ritiene invece oscuro e dipendente dalla regolamentazione il fato delle criptovalute e chiarisce che esse non sono parte dell’asset allocation strategica diversificata della banca. Anche introducendo una quota del 2% di bitcoin in portafoglio, infatti, secondo gli strategist, per compensare il rischio sarebbe necessario un rendimento annuo del 350%, che è abnorme anche per la regina delle cripto.
Ma torniamo al tema portante: ovvero la tecnologia trasformativa sottostante. “Le aziende dovranno investire sempre di più in questa tecnologia, acquistando soluzioni da altre aziende o sviluppandone al loro interno”, scrivono gli analisti della banca svizzera. Di più, la Dlt sembra offrire alle banche centrali un certo potenziale per migliorare l’efficienza delle transazioni finanziarie, in particolare quelle transfrontaliere, attraverso valute digitali (le cosiddette cbdc) all’ingrosso. “I mercati emergenti, da parte loro, potrebbero migliorare l’inclusione finanziaria attraverso una valuta digitale al dettaglio, soprattutto nelle regioni in cui l’accesso ai servizi bancari di base non è assicurato”.
Le applicazioni della Dlt, dai pagamenti p2p alla logistica
Insomma, nessuno può ignorare questa tecnologia. Gli esempi di applicazione sono molteplici. La stessa Credit Suisse ne elenca diversi. Come la negoziazione di titoli che tradizionalmente coinvolge molte parti e che “sebbene appare come un’operazione che avviene in pochi millisecondi, la sua liquidazione potrebbe richiedere fino a due giorni lavorativi”. Un tempo che la blockchain riesce ad annullare. Nel settore dei pagamenti il sistema di quelli peer-to-peer internazionali è ancora piuttosto costoso e lento. “Qui, le rimesse basate su blockchain potrebbero accelerare i tempi di esecuzione e offrire commissioni più basse. Bitcoin è un ottimo esempio di come il trasferimento di denaro internazionale può funzionare in una rete Dlt. Tuttavia, la sua volatilità rispetto alle valute legali rappresenta un ostacolo alla sua adozione come valuta per i trasferimenti”. Ancora la banca cita il settore della logistica, caratterizzato da sprechi enormi che derivano dall’uso smodato di documenti cartacei per seguire i flussi. Per automatizzare il processo Ibm ha investito, insieme alla Maersk, la più grande compagnia di spedizione di container del mondo. L’obiettivo è eliminare o almeno ridurre il collo di bottiglia del sistema che vede il 15-20% del costo di trasporto dipendere dalla gestione dei documenti.
A prova di manomissione
In vari contesti industriali, ancora i sistemi Dlt consentono una gestione del ciclo di vita a prova di manomissione. Archiviati in una blockchain, dati come la provenienza, l’uso, la riparazione e la sostituzione di qualsiasi bene o pezzo di ricambio possono essere tracciati e condivisi in modo affidabile. “Un’iniziativa chiamata MOBI, ad esempio, è una piattaforma DLT intersettoriale che cerca di costruire un gemello digitale di un veicolo su una blockchain in modo che i partecipanti possano verificare gli eventi chiave della sua vita. L’iniziativa collega i produttori di automobili globali, le società di servizi, i rivenditori e i fornitori di tecnologia”, scrive Credit Suisse. La tracciabilità è importante anche nel settore alimentare e non a caso colossi come Walmart e Carrefour usano la Dlt per tracciare i cibi, dalla coltivazione alle varie fasi di trasformazione fino a quando arrivano sullo scaffale. Le applicazioni futuribili sono potenzialmente enormi. Una è quella che consentirà di siglare contratti senza l’intervento di un ente terzo solo se tutte le condizioni sono rispettate (questa è l’evoluzione nota come smart contract). Ad esempio, scrive Credit Suiss, certi contratti assicurativi potrebbero diventare smart. “Un’assicurazione di viaggio potrebbe dunque emettere un pagamento predefinito in caso di ritardo del volo superiore alle due ore. Liberando l’assicuratore di ogni onere amministrativo e l’assicurato dal rischio di esecuzione”.
L’ultima frontiera, la tokenomy
L’ultima frontiera è quella della tokenomy, l’economia dei token. Che promette di rivoluzionare i private market: ogni bene reale può essere collegato a un token che viene registrato e trasferito senza subire mutazioni. Dall’economia dei token è nato il mercato degli Nft, che sta già rivoluzionando il settore dell’arte. La tokenizzazione è possibile anche per gli asset tradizionali (cioè obbligazioni, azioni): l’automazione di un intero processo finanziario significa un servizio più veloce ed economico. La presenza di un unico libro mastro per l’archiviazione dei dati aumenta la trasparenza e facilita la riconciliazione. E apre a investitori più piccoli e non istituzionali con una rete distribuita globale in settori come il pe. Da un lato “aumentando la liquidità di questa classe di attivo”, a beneficio degli investitori e dall’altro offrendo la “possibilità di finanziare tipi più piccoli di progetti o società aumenta le nuove opportunità di reperire risorse in un momento in cui il capitale non investito dei private equity rimane elevato”. Insomma, una vera rivoluzione, che è già qui.
(Articolo comparso sul Magazine We Wealth, numero di febbraio)