I beni ecclesiastici sono oggetti di grande interesse nel settore del collezionismo e per questo motivo alimentano anche il mercato nero. Nella maggior parte dei casi i collezionisti acquistano in buona fede ma ciò non basta e si ritrovano costretti a restituire i beni al legittimo proprietario. A fine maggio diciassette dipinti e due sculture sono stati recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino nel corso dell’indagine “Pro Ecclesia” iniziata nell’ottobre del 2021, con il rinvenimento, su una piattaforma online specializzata nella vendita di beni antiquariali di quattro dipinti rubati il 3 agosto del 1983 dalla chiesa di San Bortolo di Rovigo (RO). Nello specifico si tratta di 4 opere pittoriche del XVII secolo attribuite al maestro veneto Giovanni Battista Cromer, raffiguranti i santi Ambrogio, Benedetto, Agostino e Gregorio Magno, in vendita a prezzi compresi tra tremila e cinquemila euro.
Le operazioni più recenti e le indagini
L’indagine ha ricostruito i passaggi di proprietà delle opere fino a risalire a un deposito nel torinese di proprietà di un collezionista ormai deceduto che, nel corso di molti anni, aveva acquistato e poi rivenduto numerose altre opere illecite. L’analisi della documentazione rinvenuta nel magazzino ha poi permesso di sviluppare ulteriori indagini e scoprire altri beni culturali rubati tra il 1980 e il 1990 alle parrocchie di Rovigo (RO), Longare (VI), Casaleone (VR), San Martino in Este (PD), Bozzolo (MN), Cazzago San Martino (BS), e Montagnana (PD). Quasi tutte le opere erano state vendute più volte sul mercato, circolando per anni all’insaputa di venditori e acquirenti ingannati dalle false documentazioni sulla loro provenienza.
In un’altra recente operazione è stato restituito alla Chiesa dei SS Leonardo e Gottardo un dipinto su cuoio del tipo “paliotto”, raffigurante una “Madonna con Bambino”, databile al XVII sec. L’opera, di autore ignoto della bottega veneta, è stata sequestrata al termine di un’indagine intrapresa a seguito del monitoraggio del web finalizzato alla ricerca di beni culturali illecitamente commercializzati.
Il commercio illecito delle opere rubate dalle chiese e da altri siti ecclesiastici pregiudica anche gli acquirenti i quali, pur in buona fede, si vedono privati del possesso dei beni. La legge italiana considera, infatti, privo di valore il contratto di compravendita dei beni che sono stati rubati dagli enti ecclesiastici con la conseguenza che le opere d’arte devono sempre essere sottratte ai possessori e restituite alle chiese di provenienza.
Il report dell’attività operativa del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale
Secondo il report sull’attività operativa si è registrato nel 2022 un incremento del 5,1% rispetto al 2021 dei furti di beni ecclesiastici dai luoghi di culto, molto spesso privi di idonee misure di sicurezza, cui si è accompagnato un aumento del 35,8% del numero dei beni trafugati da tali luoghi sempre rispetto all’anno precedente. Dall’altro lato i beni ecclesiastici, dopo i libri e i beni archivistici, sono quelli che registrano il numero più alto nelle attività di recupero (338 su un totale di 9.888 totale beni recuperati). L’attività condotta dai Carabinieri in questo caso è regolamentata sulla base due intese firmate dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e dal Ministro per i beni e le attività culturali: quella generale del 26 gennaio 2005 relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche e quella del 18 aprile 2000 dedicata alle conservazioni e consultazione degli archivi di interesse storico e delle biblioteche.