Secondo di dati di Epfr Global, citati dall’agenzia Bloomberg, la settimana al 21 settembre è stata segnata da afflussi netti da 30 miliardi di dollari sui fondi monetari
I fondi monetari americani gestiscono oggi 4.600 miliardi di dollari
I fondi monetari in dollari sono tornati attrattivi per i gestori finanziari sempre più pessimisti sulle prospettive a breve termine dell’azionario e dell’obbligazionario. Secondo di dati di Epfr Global, citati dall’agenzia Bloomberg, la settimana al 21 settembre è stata segnata da afflussi netti da 30 miliardi di dollari sui fondi monetari. I fondi monetari americani gestiscono oggi 4.600 miliardi di dollari, cui si possono aggiungere i 150 miliardi dei fondi obbligazionari a scadenza ravvicinata.
I fondi monetari sono fondi comuni d’investimento poco rischiosi, che investono in prodotti finanziari particolarmente liquidi e per questo definiti simili al cash: ad esempio titoli governativi a breve termine, titoli a tasso variabile. Nonostante l’inflazione sia oggi ampiamente più elevata dei rendimenti offerti da questi fondi in dollari, la possibilità di portare a casa un 2-3% in attesa che torni il sereno sui mercati, sembra un’alternativa valida per limitare i danni.
In generale, l’allocazione di lungo termine su azioni e bond è considerata la migliore ricetta per contrastare l’aumento del costo della vita. Ma ogni regola ha le sue eccezioni, specialmente se l’orizzonte temporale si restringe, come il comportamento dei gestori dei fondi d’investimento dimostra. “Non credo sia il momento di fare gli eroi“, ha dichiarato a Bloomberg, Barbara Ann Bernard, fondatrice dell’hedge fund Wincrest Capital, “il motivo per cui ho tanta liquidità è che voglio solo sopravvivere e chiudere l’anno in attivo. Questo sarà un ambiente difficile per un po’ di tempo”.
L’inflazione, infatti, non potrà essere contrastata da azioni ed obbligazioni, se nei prossimi mesi la stretta monetaria e la recessione che probabilmente verrà dopo farà fuggire gli investitori dai mercati più rischiosi (facendo perdere ulteriore quota all’azionario e spingendo ulteriormente verso l’alto i rendimenti dei bond).
Che fra gli esperti tiri un’aria pesante è ormai lampante. I risultati dell’ultimo sondaggio settimanale condotto dall’American Association of Individual Investor ha mostrato che gli investitori per i quali i mercati scenderanno, nei prossimi sei mesi, superano le controparti rialziste con un rapporto di 3,4 a 1: una tale prevalenza delle aspettative negative non si vedeva, in questa rilevazione, dal marzo 2009.
Fondi monetari in euro, rendimenti ancora indietro
Di fronte ad attese ribassiste, il fondo monetario è un’alternativa un po’ più remunerativa della liquidità pura – soprattutto adesso che la Federal Reserve ha aumentato i tassi e dato impulso ai rendimenti dei titoli sui quali i fondi monetari investono. Per il momento, l’effetto del rialzo dei tassi non si estende ai fondi monetari in euro, i cui rendimenti sono ancora trascurabili rispetto a quelli in dollari. Per chi investe dall’Eurozona il fondo monetario in dollari introduce, dunque, il rischio dettato dal cambio – un aspetto che risulterebbe vantaggioso nel caso in cui il dollaro si rafforzasse ulteriormente sull’euro, anche se va notato come il biglietto verde si trovi già ai massimi da 20 anni e ben al di sotto della parità (al 27 settembre). Secondo i dati Epfr Global relativi al mercato europeo i fondi monetari, nella settimana al 31 agosto (i dati più aggiornati in nostro possesso) avevano aggiunto un afflusso dello 0,3% pari a 4,2 miliardi di dollari, risultando di gran lunga la categoria più comprata in termini assoluti (e seconda, in termini relativi, solo ai fondi Etf obbligazionari high yield).
In previsione di un mercato potenzialmente ribassista We Wealth aveva dedicato, lo scorso 12 settembre, questo approfondimento sugli investimenti difensivi.