Investire una somma in piccole frazioni per un dato arco temporale, consente di intercettare un prezzo medio e dunque di bypassare la volatilità insita nelle cripto. È un sistema collaudato nell’azionario che può funzionare anche per bitcoin
Un holder early adopter, che avesse iniziato a investire 80 euro al mese a maggio 2011 e fino al maggio 2013) oggi avrebbe trasformato i circa 2mila euro investiti in 10 milioni di euro. Facendo un pac tra gennaio 2015 e gennaio 2017 del valore complessivo di 3mila euro, oggi questi sarebbero diventati 230mila
Come ogni volta che il prezzo della regina delle cripto si muove al rialzo, torna l’appetito in termini di acquisto. Ma qual è la strategia giusta per riuscire a ottenere un rendimento elevato? Secondo Christian Miccoli, ceo di Conio, piattaforma italiana di compravendita di bitcoin, una soluzione che negli anni si è mostrata redditizia è il Pac.
“Non è un mistero che bitcoin sia un asset molto volatile – dice Miccoli a We Wealth – il Pac, è lo strumento usato dai gestori del risparmio gestito – insieme a un orizzonte di lungo periodo – per sterilizzare l’investimento rispetto alla volatilità”.
Un pac azzera la volatilità anche per bitcoin
Bitcoin è un asset volatile, ma non più dei titoli azionari più redditizi: secondo il Digital Gold Institute la variabilità dei prezzi è stata nel primo trimestre 2021 assimilabile a quella degli altri 4 best best performing asset azionari: Tesla, Amazon, Apple e Netflix.
“Come nel mercato azionario è molto complesso cercare di individuare i tonfi e picchi, proprio a causa dell’estrema volatilità – continua Miccoli – pertanto agire in questo modo difficilmente porta guadagni importanti. Invece frazionare la somma che si è deciso di investire in un orizzonte temporale più o meno lungo consente di intercettare, attraverso i versamenti periodici, un prezzo medio del periodo aumentando la probabilità di ottenere un rendimento più elevato”.
La simulazione di Pac su bitcoin che ha condotto Conio dà ragione di questa teoria. Sostanzialmente si è applicata la strategia a tre profili di investitori che hanno investito una piccola somma, circa 80 euro al mese per un periodo compreso tra i 24 e i 36 mesi per calcolare quanto varrebbe a fine maggio 2021 (un periodo che sconta anche il calo del 40% rispetto ai massimi di aprile).
Gli early adopter: milionari con duemila euro
“Bitcoin ha visto la luce nell’ottobre 2009, quando però era affare per pochi appassionati. Chi lo ha scoperto un paio di anni dopo, doveva avere alcune competenze informatiche per poterlo acquistare – dice Miccoli – e doveva comprenderne il grande potenziale in un mondo che rispetto all’idea dietro alla criptovaluta era indietro anni luce”. Un holder early adopter, che avesse iniziato a investire i suoi 80 euro al mese a maggio 2011 a un valore di 2,50 euro, per un periodo di due anni (fino al maggio 2013) oggi avrebbe trasformato i circa 2mila euro investiti in 10 milioni di euro. Una cifra stratosferica e probabilmente irripetibile. Ma cosa succede se si va avanti nel tempo?
Gli investitori inseguitori? Hanno registrato una performance di 75 volte in 5 anni
“A gennaio 2015 il prezzo medio di bitcoin era di 185 euro e in quell’intorno si è aggirato fino a settembre per poi sfiorare i 200 euro, portarsi a quota 319 a novembre e 363 a dicembre. Nel 2016 il prezzo ha continuato a crescere costantemente ma lentamente, passando dai circa 312 euro di gennaio a superare gli 800 a dicembre, per superare i mille euro a febbraio 2017”, ricorda il ceo. Il 2017 è l’anno del grande boom: mese dopo mese la cripto è salita vertiginosamente arrivando a quotare 11.700 a fine anno (con picchi anche di 17mila euro nel corso dei mesi). Investendo 80 euro al mese per tre anni, da gennaio 2015 a gennaio 2018, l’holder follower a maggio 2021 si sarebbe trovato con un valore di 230mila euro, rispetto ai 3mila investiti: un aumento di 75 volte in 5,5 anni.
Il pac può ancora funzionare?
L’investitore ritardatario è entrato infine nel mercato a inizio 2018, in pieno Fomo, dopo il picco del precedente ciclo quadriennale e ha dunque investito il primo anno con un valore discendente, fino al minimo di 2.900 euro di gennaio 2019. “Una situazione decisamente più sfavorevole delle precedenti e che include anche il giovedì nero del 2020: il 12 marzo e l’inizio dell’era Covid. Ma, ovviamente, arrivando i versamenti fino a fine 2020 comprende anche almeno parzialmente la risalita che lo avrebbe portato al record oltre i 50mila euro nell’aprile scorso”, spiega Miccoli. Anche in questo caso i 3000 euro investiti, a distanza di 3,5 anni dal primo versamento supererebbero oggi quota 15mila: un aumento che resta poderoso, con il capitale quintuplicato.
E oggi? È tardi per entrare? È ancora possibile avere rendimenti così importanti? “Il mercato si è ingrandito a dismisura – dice Miccoli – per cui oggi ci sono molti piccoli investitori che comprano Bitcoin. Non è più appannaggio di una nicchia di esperti o di visionari, ma è alla portata di tutti. Inoltre, attrae le persone che nutrono una certa preoccupazione per il debito pubblico eccessivo, per il ritorno dell’inflazione, perché la finanza non è sostenibile: Bitcoin in questo contesto è una sorta di assicurazione. Anche perché il trend è quello di detenerlo nel lungo periodo in cui funziona come riserva di valore”.