- Tra i parametri del regime agevolativo per i lavoratori impatriati rientreranno anche eventuali attività di ricerca in tema di tecnologie di intelligenza artificiale
- I contenuti generati, modificati o alterati – in forma parziale o totale – attraverso sistemi di intelligenza artificiale dovranno riportare un’apposita indicazione
- Introdotto un incremento della pena per i reati commessi attraverso l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale
In arrivo una nuova stretta sull’intelligenza artificiale. Il Consiglio dei ministri, nella serata di martedì, ha approvato un disegno di legge che introduce specifiche sanzioni e circostanze aggravanti per una serie di reati con l’obiettivo “di riequilibrare il rapporto tra le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e i rischi legati al loro uso improprio, al loro sottoutilizzo e al loro impiego dannoso”, si legge nella nota di Palazzo Chigi. Il ddl – pronto ora a intraprendere l’iter presso le Camere per diventare a tutti gli effetti legge – non si sovrappone al Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale approvato lo scorso 13 marzo dal Parlamento europeo, ma “ne accompagna il quadro regolatorio in quegli spazi propri del diritto interno”, precisa il governo.
Intelligenza artificiale: tutte le novità settore per settore
Gli ambiti che rientrano nel perimetro della normativa sono cinque: strategia nazionale, autorità nazionali, azioni di promozione, tutela del diritto d’autore e sanzioni penali. Centrale il rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà dell’ordinamento italiano ed europeo. In particolare, si stabilisce che l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nei mezzi di comunicazione debba avvenire “senza pregiudizio ai principi di libertà e pluralismo alla libertà di espressione e del diritto all’obiettività, completezza, imparzialità e lealtà dell’informazione”, cita il comunicato. In ambito di sanità e disabilità, l’utilizzo dell’Ai non deve limitare l’accesso alle prestazioni sanitarie attraverso selezioni discriminatorie. Al contrario, viene promosso l’utilizzo di sistemi di Ai finalizzati all’inclusione e l’accessibilità di persone con disabilità. I trattamenti di dati per la ricerca e la sperimentazione scientifica nella costruzione di sistemi di Ai per finalità terapeutiche o farmacologiche sono definiti “di rilevante interesse pubblico”. L’idea è istituire anche una piattaforma che supporti le finalità di cura e l’assistenza territoriale.
In materia di lavoro, il ddl chiarisce che l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per “migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone in conformità al diritto dell’Unione europea”, spiega Palazzo Chigi. In riferimento alle professioni intellettuali, il pensiero critico umano dovrà sempre “risultare prevalente rispetto all’uso di strumenti di intelligenza artificiale”. In più, per tutelare il rapporto di fiducia tra professionista e cliente, le informazioni inerenti ai sistemi di Ai utilizzate dal primo dovranno essere comunicate al secondo “con linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo”.
Il regime agevolativo a favore dei lavoratori impatriati
Il ddl introduce poi misure a favore dei giovani, stabilendo che tra i parametri del regime agevolativo per i lavoratori impatriati rientreranno anche eventuali attività di ricerca in tema di tecnologie di intelligenza artificiale. Stanziato 1 miliardo di euro di risorse a favore di investimenti in intelligenza artificiale, cybersecurity, quantum computing delle telecomunicazioni e delle tecnologie abilitanti. Previste anche misure in materia di diritto d’autore, con l’obiettivo di agevolare l’identificazione e il riconoscimento dei sistemi di Ai nella creazione di contenuti testuali, fotografici, audiovisivi e radiofonici. Nel concreto, i contenuti generati, modificati o alterati – in forma parziale o totale – attraverso sistemi di questo tipo dovranno segnalarlo, con elementi o segni identificativi in filigrana o marcatura con l’acronimo “Ia”; in caso di audio, occorrerà inserire annunci audio o consentire in ogni caso il riconoscimento.
Reclusione da 1 a 5 anni per chi arreca danno con l’Ai
Quanto alle sanzioni penali, la nuova stretta introduce un incremento della pena per i reati commessi attraverso l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale. Più precisamente, quando “gli stessi, per la loro natura o per le modalità di utilizzo, abbiano costituito mezzo insidioso, o quando il loro impiego abbia comunque ostacolato la pubblica o la privata difesa o aggravato le conseguenze del reato”, si legge nella nota. Prevista un’aggravante anche per chi attraverso la diffusione di prodotti di intelligenza artificiale alteri i risultati di competizioni elettorali. L’illecita diffusione di contenuti generati o alterati con l’Ai che cagioni “un danno ingiusto” viene punita con la reclusione da uno a cinque anni.