- Intelligenza artificiale, tokenizzazione e pagamenti digitali: ecco come le nuove frontiere dell’innovazione stanno cambiando l’industria dei servizi finanziari
- Giorgino: “Il 2024 sarà sicuramente un anno di grande accelerazione sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle attività bancarie, finanziarie e assicurative”
- Mentre si consolida una digitalizzazione della relazione col cliente, si avverte anche la necessità di un’integrazione del fattore umano; specie per alcuni servizi
C’è chi ha “testato” ChatGpt nella relazione col cliente (vedi Helvetia che esattamente un anno fa ha lanciato un nuovo servizio di chatbot che fornisce informazioni su assicurazione, previdenza e abitazioni di proprietà). Ma anche chi sta sviluppando autonomamente soluzioni di intelligenza artificiale, come JpMorgan. Quello che è certo è che l’innovazione, nel senso più ampio del termine, sta continuando a rinnovare l’industria dei servizi finanziari. Su più fronti. E non solo Oltreoceano.
“Il 2024 sarà sicuramente un anno di grande accelerazione sull’uso dell’intelligenza artificiale (da qui in avanti Ai, ndr) nelle attività bancarie, finanziarie e assicurative”, racconta a We Wealth Marco Giorgino, ordinario di istituzioni e mercati finanziari e direttore scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano. “Il che passa attraverso innumerevoli applicazioni, sia riferite ad attività più commerciali, di business, di relazione col cliente e ottimizzazione dell’offerta, sia ad aspetti più interni come la prevenzione delle frodi o il sistema dei controlli più in generale. Tutto questo o con soluzioni prese dall’esterno – come ad esempio la personalizzazione di soluzioni come ChatGpt – o con lo sviluppo di soluzioni interne”.
Intelligenza artificiale: un eccesso di euforia?
Un eccesso di euforia? “Come tutte le innovazioni disruptive (e l’Ai, specie quella generativa, lo è) c’è sempre una prima fase di grande euforia, seguita da una fase di consolidamento e infine da una fase di crescita più solida, non basata su umori ma su fatti concreti. Credo sarà la dinamica che caratterizzerà anche questa tecnologia. Per cui mi aspetto una crescita importante ma che avrà via via connotazioni di qualità, solidità e concretezza crescenti”. In altri termini, spiega Giorgino, per percepire risultati concreti in termini di prestazione, efficienza e capacità sarà necessario ancora del tempo; probabilmente almeno tre anni.
Gli intermediari italiani, dal canto loro, sono pronti a coglierne i benefici. Ma c’è chi sta facendo una fuga in avanti e chi meno. “In Italia bisogna fare i conti col fatto che il sistema bancario è caratterizzato da poche grandi banche, un certo numero di banche medie e poi tante banche piccole. Sicuramente è un sistema che si sta incamminando verso un consolidamento, ma è ancora a macchia di leopardo”, afferma l’esperto. “Questo si riflette sulle capacità di investimento e sulle capacità innovative. Qualche operatore di grandi dimensioni o con una vocazione all’innovazione molto forte sta investendo in modo pesante, mentre altri fanno un po’ più fatica, come abbiamo osservato per la digitalizzazione in termini più generali. Quindi alcuni preferiranno soluzioni plug and play, mentre chi avrà forza e dimensione per svilupparle internamente potrà fare di più”.
La digitalizzazione degli asset finanziari
Ma non c’è solo l’Ai. Una delle nuove frontiere dell’innovazione, in particolare nell’industria del wealth e asset management, è infatti quella della digitalizzazione degli asset finanziari, anche nota come tokenizzazione. Vuol dire trasformare asset finanziari in asset digitali, con tutta una serie di vantaggi in termini di sicurezza, negoziabilità e liquidità che renderebbero i mercati più performanti. “C’è un grande fermento sia a livello internazionale che nazionale”, spiega Giorgino. “Un percorso che va guardato con attenzione e responsabilità, ma che gradualmente potrà dare i suoi frutti”, avverte.
Pagamenti digitali: le soluzioni più innovative
Infine, c’è l’ambito dei pagamenti. “In questo caso l’evoluzione regolamentare, da Psd2 a Psd3, sta favorendo un’ulteriore liberalizzazione. Che però vuol dire avere un mercato che diventa più competitivo con una traiettoria che non è tanto quella di soluzioni esclusive quanto di un’integrazione di soluzioni. Sullo stesso device, per esempio, gli utenti potranno avere sia soluzioni più tradizionali come quella di caricare la propria carta di credito sul wallet sia soluzioni più innovative basate su app specifiche per i pagamenti”, afferma Giorgino. “Questo però ha delle ricadute anche su aspetti che hanno a che fare col rischio e la sicurezza. Quindi, mentre assistiamo a un’accelerazione in questi ambiti, anche con un maggior attivismo da parte di grandi operatori tradizionali, assistiamo anche a una crescita importante di investimenti per proteggere questi sistemi”.
Intanto, i clienti individuali, ma sempre di più anche le imprese (in particolare quelle di piccole e medie dimensioni) stanno maturando una conoscenza e una predisposizione sempre maggiore nei confronti degli strumenti digitali. Questo, secondo Giorgino, non starebbe innescando la nascita di nuove tecnologie anche nella gestione della relazione col cliente, ma certamente maggiori sofisticazioni, fruibilità, efficienza e diffusione delle tecnologie già esistenti. “Credo sia però importante sottolineare una tendenza: mentre si consolida una digitalizzazione della relazione, si avverte anche la necessità che ci sia sempre un’integrazione, specie per alcuni servizi, del fattore umano”, conclude Giorgino.
Articolo tratto dal n° di MESE di We Wealth.
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