Chi non conosce le basi dell’economia e della finanza, una condizione che accomuna circa l’83% degli italiani stando all’ultima rilevazione Ocse, dovrebbe trarre il miglior beneficio dai consigli di un consulente finanziario; ammesso che si cerchi il suo aiuto. Una nuova ricerca, di prossima pubblicazione su Quarterly Review of Economics and Finance, ha messo in luce come uno scarso livello di conoscenze economico finanziarie riduca la propensione dei risparmiatori a cercare un consulente in materia di investimenti e di prestiti. Una conclusione che suona ancor più rilevante in Italia, dove l’investitore è spesso poco propenso a investire la propria liquidità. Tuttavia, i risultati si ribaltano quando si tratta di consulenza in materia assicurativa o previdenziale: in queste casistiche, infatti, chi “meno sa”, più si rivolge a un parere esperto.
“Sebbene raggiungere un livello accettabile di alfabetizzazione finanziaria richieda tempo ed impegno, il ricorso a consulenze finanziarie potrebbe rapidamente migliorare la qualità delle decisioni degli investitori (Gentile, Linciano e Soccorso, 2016), mitigando possibilmente l’effetto negativo di una scarsa alfabetizzazione finanziaria sulle scelte finanziarie, almeno nel breve periodo.
“Da una prospettiva di politica economica, è importante capire se la domanda di consulenza finanziaria e l’alfabetizzazione finanziaria siano complementari o sostitutive”, hanno affermato i tre autori, Camilla Mazzoli (Università Politecnica delle Marche), Riccardo Ferretti (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e Umberto Filotto (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”). “Se il ricorso alla consulenza e l’alfabetizzazione finanziaria sono sostituti, allora gli effetti negativi di una bassa alfabetizzazione finanziaria sugli investimenti dei consumatori e sugli obiettivi di vita possono essere attenuati ricorrendo alla consulenza finanziaria”, hanno proseguito gli autori, “pertanto, promuovere e sovvenzionare servizi di consulenza finanziaria economicamente convenienti può offrire un’alternativa ai tradizionali programmi di alfabetizzazione finanziaria, nel breve periodo”.
Il fatto che per gli investimenti finanziari una minore conoscenza della materia possa allontanare da un’assistenza personale, al contrario, pone un problema simile a quello di un malato che si rifiuta di andare dal dottore. In quest’ultimo caso, accrescere le competenze economico-finanziarie della cittadinanza con specifiche iniziative di istruzione sarebbe la via più efficace per incoraggiare una maggiore propensione a investire, ma anche a rivolgersi a un supporto professionale.
Il metodo di analisi
Lo studio è partito dai dati raccolti dal Comitato Italiano per l’Educazione Finanziaria nel 2022, sulla base dei quali gli autori hanno esaminato le relazioni tra la conoscenza finanziaria e la ricerca di consulenza finanziaria. Nell’analisi rientrano anche “fattori di controllo” come le caratteristiche demografiche, la situazione economica e le caratteristiche comportamentali: elementi in grado far capire cosa abbia effettivamente una rilevanza sui risultati finali. Uno degli aspetti peculiari dell’analisi consiste nell’aver valutato in quale misura la competenza finanziaria influenzi la domanda di diverse tipologie di servizio di consulenza.
Quanto incide l’educazione finanziaria nella ricerca di un consulente
Come accennato in apertura, una bassa educazione finanziaria si tradurrà in una minor propensione a cercare un consulente per gli investimenti, mentre avviene il contrario quando si parla di consulenze assicurative e previdenziali.
“Gli investitori con un livello sufficiente di alfabetizzazione finanziaria potrebbero cercare consulenza finanziaria per ottenere informazioni e supporto come input per le loro decisioni; d’altra parte, gli investitori con una bassa alfabetizzazione finanziaria potrebbero usarla per delegare decisioni, se la fiducia nell’advisor è sufficientemente elevata”, hanno spiegato gli autori. “Finora, i nostri risultati potrebbero suggerire che per le decisioni di investimento e di debito (dove il livello medio di alfabetizzazione finanziaria è più alto) i nuclei familiari cercano consulenza finanziaria in termini di informazioni e supporto per prendere decisioni”. Al contrario, “quando sono in considerazione prodotti pensionistici e assicurativi, il basso livello di conoscenza di questi argomenti induce alla delega della decisione rilevante”.
Fra gli altri risultati della ricerca è emerso anche come le donne risultino più propense a cercare ogni tipologia di consulenza (bancaria o professionale), probabilmente per una minore tendenza a valutare come sufficiente la propria capacità di gestione delle finanze rispetto agli uomini, hanno ipotizzato gli autori. Altri fattori che si associano a una maggiore domanda di consulenza sono l’essere proprietari di casa e lavoratori autonomi.