Fondata il 14 marzo 1707 a Vienna, Dorotheum è oggi la principale casa d’aste mitteleuropea e tra le migliori 5 in Europa per la vendita degli old masters (secondo l’Art Basel and UBS Art Market Report 2023). Grazie anche alle sedi di Amburgo, Monaco di Baviera, Düsseldorf, Praga, Bruxelles, Londra, Milano e Roma, Dorotheum tiene annualmente 700 aste in 40 settori diversi.
La storia di Dorotheum
La storia di Dorotheum è intrinsecamente legata a quella della dinastia asburgica e alla vita dell’imperatore Giuseppe I d’Asburgo (1678-1711). Incoronato Re di Ungheria a soli nove anni, nel 1705 Giuseppe I diventò ufficialmente Imperatore del Sacro Romano Impero (titolo che mantenne fino alla morte causata da un’epidemia di vaiolo). I suoi contemporanei lo descrivevano come una persona illuminata e avventurosa: il sovrano era architetto, poliglotta (parlava sette lingue alla perfezione) e un ottimo musicista come il padre Leopoldo I. Dopo aver combattuto con successo nella guerra di successione spagnola (diventando così per tutti “il vittorioso”), l’imperatore si dedicò a migliorare Vienna, la sua città natale. Fece costruire lo Schloss Schönbrunn sul modello di Versailles, ordinò la ristrutturazione del quartiere di Josefstadt (devastato dall’assedio turco), commissionò la fusione della campana Pummerin nello Stephansdom, si dedicò alla progettazione del Theater am Kärntnertor (passato alla storia per aver ospitato la prima esecuzione della Nona Sinfonia l’Art Basel and UBS Art Market Report 2023di Beethoven) e soprattutto fondò Dorotheum nel 1707.
L’ingresso del palazzo di Dorotheum in Dorotheergasse
In realtà, al tempo la casa d’aste non era altro che il Wiener Versatz-und Fragamt, ovvero il banco dei pegni imperiale (situato inizialmente in Annagasse 20/ Seilerstätte 30, nel primo distretto di Vienna). L’attività principale dell’ufficio era quella di garantire dei prestiti contro un pegno: il ricavato veniva poi donato al fondo per i poveri. Se gli oggetti dati in pegno non venivano reclamati entro un anno dalla loro consegna, potevano essere legalmente venduti all’asta, anche tramite incanti indipendenti (il più antico catalogo d’asta trovato a riguardo, è quello del 1792). Il nome Dorotheum fu dato alla casa d’aste dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena (1741-1790), il primo figlio maschio di Maria Teresa d’Asburgo. Passato alla storia come sovrano radicale (viste le sue riforme progressiste volte ad innovare la società e l’amministrazione viennese), Giuseppe II passeggiava spesso in città vestito da comune cittadino (la leggenda narra che ispezionò Dorotheum in gran segreto). Nel 1787 l’imperatore decise di spostare la sede del Wiener Versatz-und Fragamt nel vecchio convento agostiniano (con annessa chiesa di S. Dorotea) di Dorotheergasse 18, ispirandosi così al nome della santa per quello della casa d’aste.
Con l’arrivo dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria (1830-1916), il regnante più longevo della famiglia asburgica, Vienna subì una rivoluzione architettonica. La città fu riorganizzata mediante la Ringstrasse – un sistema di viali ottocenteschi che ricalcava le vecchie mura medievali – e nuovi maestosi edifici furono aggiunti a quelli preesistenti. Anche le mura del monastero sede di Dorotheum furono abbattute e un nuovo palazzo “di ispirazione internazionale” progettato su ordine dell’imperatore. Emil Ritter von Förster, l’architetto prescelto, creò un edificio di tradizione barocca composto da un ingresso monumentale, una reception, 13 stanze per le aste, delle sale espositive e un salone con annessa galleria per le cerimonie (la Franz Joseph Hall, ancora oggi magnifica sala in stile liberty). La nuova sede fu aperta dall’imperatore in persona nel 1901, davanti all’aristocrazia del tempo.
Lo scalone principale
Dorotheum e il Novecento
Nel 1923 Dorotheum fu riconosciuta come identità commerciale indipendente (non risultando più un ufficio imperiale), nonostante ancora nel 1935 i dipendenti della casa d’aste venissero considerati funzionari pubblici (e dovessero giurare fedeltà a Dio e all’Austria). Tra le due guerre Dorotheum vendette importanti collezioni (quali quelle della scrittrice Bertha von Suttner e quella dell’arciduca Ludovico Vittorio d’Asburgo Lorena) e innalzò di un piano la propria sede. Con l’annessione dell’Austria al Terzo Reich, per la casa d’aste iniziò invece un periodo buio. Nel 1938 il vecchio direttore venne sostituito da due membri del partito nazionalsocialista, i dipendenti ebrei licenziati e le aste improntate alla vendita di arredamento e gioielli confiscati alle famiglie ebree. I cataloghi includevano spesso gli indirizzi dei venditori, ma non i loro nomi, rendendo dunque impossibile al compratore capire se la vendita fosse volontaria o meno. I proventi delle vendite finivano direttamente nelle tasche del governo tedesco e Dorotheum ne tratteneva solo una percentuale (di cui il 19% pagata dal compratore). Parte della sede viennese fu distrutta durante la guerra, così come totalmente distrutte furono alcune delle sedi secondarie aperte a fine ‘800. Nel 1945, al termine del conflitto, la casa d’aste iniziò un periodo di denazificazione, dando agli eredi delle vittime ebree la possibilità di ricercare i beni di famiglia negli archivi degli incanti (nonostante tanti dei documenti siglati tra il 1938 e il 1945 fossero stati distrutti).
Una delle sale espositive
Il nuovo millennio
Dal 2001 Dorotheum è passata in mani private, venendo acquistata da Carinthie Erwine e Hanno Soravia (due fratelli proprietari del Gruppo Soravia, che opera nel real estate) in partnership con Christoph Dichand (imprenditore nel campo dei media). Per cercare di “rimediare” all’attività svolta sotto il regime nazista, 32 dei milioni di dollari ricavati dalla vendita della casa d’aste sono stati donati al Fondo Generale di Compensazione per le Vittime del Nazionalsocialismo (i nuovi proprietari hanno anche fortemente voluto la creazione del dipartimento di provenance research). Lo scorso anno Dorotheum ha registrato un fatturato di oltre 200 milioni di euro e ha aperto un nuovo ufficio ad Amburgo. Tra le aste più interessanti della casa d’aste ricordiamo quella della Wiesenthal Collection, con le macchine classiche esposte nella Biblioteca Nazionale Austriaca, e la vendita nel 2010 del top lot L’uomo che deve scegliere tra virtù e vizio (1633) di Frans Francken II, aggiudicato per 7 milioni di euro e ancora oggi dipinto più caro mai venduto in Austria.
Il deposito al piano terra in stile Wunderkammer
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Tutte le foto sono di Alice Trioschi.