Definizione del mercato delle Classic Car
Come si riconosce una auto da collezione? Per poter capire e prevedere il trend del mercato delle classic car, intendendo con tale termine le auto da collezione, occorre conoscerne la composizione ed i suoi confini, con riferimento alle sole automobili destinate al trasporto di persone ed all’agonismo. Determinare il valore del parco circolante globale delle classic car, nel quale si inseriscono oltre alle auto con più di trent’anni (come definito da FIA e FIVA) anche le instant classic (auto da collezione costruite per essere conservate senza un utilizzo regolare e prodotte in numero limitato con meno di trent’anni), è una sfida complessa. Tale valore dipende da diversi fattori. Tra i quali: la rarità, lo stato di conservazione, la notorietà del marchio, l’importanza storica e le dinamiche di mercato.
Valore del mercato osservato dalle vendite
Le stime del valore complessivo delle classic car esistenti a livello mondiale variano considerevolmente. Seguendo l’universo delle transazioni di vendita mediato per includere quelle non pubbliche, il mercato globale delle auto da collezione potrebbe superare i 50 – 70 miliardi di dollari, cifra che tende ad aumentare poiché il settore è in crescita. Di questo, le auto che hanno più di 30 anni rappresentano una parte sostanziale di questo valore, grazie alla loro diffusione ed alla storia consolidata.
Le classic car con più di 30 anni sono quelle costruite tra gli anni ’30 e ’80, che rientrano nelle definizioni tradizionale di auto storica, ed includono sia modelli di brand come Ferrari, Mercedes-Benz, Jaguar e Porsche, Aston Martin, che dominano ancora oggi il segmento di lusso, sia modelli di marche scomparse come OSCA, Delage, De Lorean, Duesenberg, etc.
Sempre nell’universo delle Classic Car secondo il mercato, sono incluse anche le Yougtimer, vetture costruite negli anni 90 e 2000, mentre le Instant Classic, vetture contemporanee costruite appositamente per essere collezionate, stanno aggiungendo un segmento sempre più importante a questo mercato. Generalmente prodotte in serie limitate (spesso meno di 500 unità), includono Supercar come Ferrari LaFerrari, Bugatti Chiron, McLaren P1 e Porsche 918 Spyder, etc… Si tratta di auto nuove, ma che nascono già come oggetti da collezione per la loro esclusività, potenza tecnologica, design unico e soprattutto per il prezzo.
L’alone di esclusività
Prodotte in serie limitate hanno un prezzo di vendita che può variare tra 500.000 e 5 milioni di dollari, a seconda del modello e della domanda del mercato, il limite del numero di produzione è determinato nella misura di lascare il 30% della domanda insoddisfatto, selezionando la clientela in base alla fedeltà od al fatturato complessivo generabile per la marca. Tale meccanismo alimenta l’alone di esclusività e giustifica il fatto che il lo valore di scambio possa successivamente raddoppiare o triplicare entro pochi anni, solo se mantenute in condizioni perfette e con pochissimi chilometri percorsi.
Ciò significa che non si possono usare per la loro funzione primaria sia essa di trasporto, di svago o agonistico senza subire un elevato deprezzamento. La Ferrari LaFerrari, lanciata a circa 1,5 milioni di dollari, oggi si scambia oltre i 4 milioni di dollari. Ademy ha messo a punto delle tabelle per il calcolo del deprezzamento in funzione della percorrenza.
Mercato osservato dal parco circolante
Il mercato delle classic car come definito includendo le auto classiche tradizionali, le yougtimer e le instant classic è indicato in 50-70 miliardi di dollari a livello globale, con prospettive di ulteriore crescita se sostenuto dall’ interesse dei collezionisti e degli investitori, corrispondenti a 1-1,5 milioni di classic Car. Tale numero può essere sottostimato, se si incrociano i dati da un altro punto di osservazione, arrivando a conclusioni molto diverse.
Il parco circolante globale di auto con più di trent’anni, corrisponde di fatto alla presenza dei veicoli classificati come euro 0 ed Euro 1.
Italia
In Italia, il parco circolante totale nel 2023 è composto da circa 40 milioni di autovetture. Le auto classificate come Euro 0 (generalmente veicoli immatricolati prima del 1993, quindi con più di 30 anni) rappresentano il 3,5% di questo totale, mentre le auto Euro 1 (spesso immatricolate tra il 1993 e il 1997) costituiscono il 4,7%. Queste due categorie comprendono dunque la maggior parte delle auto con più di trent’anni o vicine a tale età.
Auto con più di 30 anni in Italia (euro 0):
3,5% di 40,05 milioni = circa 1,401 milioni di veicoli
A questo possiamo aggiungere le auto Euro 1, che rappresentano veicoli prossimi ai 30 anni, ma cha hanno già più di vent’anni:
4,7% di 40,05 milioni = circa 1,882 milioni di veicoli
Arrotondando a 3 milioni di auto che hanno più di 30 anni o sono vicine a tale età.
Auto da collezione, come si riconosce? A livello internazionale
Nel mondo nel 2023 vi sono circa 1,5 miliardi di veicoli. Estendendo tale analisi a livello globale, compensando i numeri tra paesi in via di sviluppo e quelli ad alta industrializzazione. Nei paesi sviluppati, a seconda delle politiche di rinnovo del parco auto, dell’età media delle vetture e delle regolamentazioni ambientali il numero di auto con più di 30 anni potrebbe essere inferiore, mentre nei paesi in via di sviluppo, potrebbe essere più alto a causa della maggiore durata di vita dei veicoli.
Si possono stimare 52,5 milioni di veicoli con più di 30 anni e un ulteriore 70,5 milioni che potrebbero avere quasi 30 anni, che equivale all’8,2% del parco circolante mondiale nel 2023. Pertanto, determinare il valore del parco circolante globale di auto storiche, includendo sia le auto con più di trent’anni (come definito da FIA e FIVA), le yougtimer e le instant classic), è una sfida complessa. Questo valore dipende da molti fattori, tra cui la rarità, lo stato di conservazione, il marchio, l’importanza storica e ma soprattutto la dimensione e la dinamica della domanda.
Ipotizzando un valore medio estremamente conservativo di 5.000 dollari il valore complessivo del mercato ammonterebbe paradossalmente a 615 miliardi di dollari, ben lontano dai 50-70. Risulta evidente che le classic car sono solo una parte selezionata del Parco circolante, ma quali sono le regole del gioco?
Come si riconosce una classic car (auto da collezione) nel parco circolante
Per delimitare il mercato delle classic car occorre dunque definire e concordare universalmente un criterio di selezione che consenta agevolmente a tutti gli operatori di distinguere una auto in stato d’uso da una da collezione. Un quadro normativo e culturale che permetta di differenziare i due tipi di veicoli. Tale distinzione è già necessaria e lo sarà ancora di più in futuro non solo ai fini economici, per tutelare il patrimonio storico e culturale rappresentato dalle auto da collezione, proteggere l’ambiente dismettendo le auto endotermiche in stato d’uso favorendo una normativa più equa per i collezionisti. Come si riconosce dunque una vera auto da collezione?
Una auto con più di trent’anni, può essere definita in stato d’uso “usata”, “second hand”, se circolante
- non rappresenta una icona tecnica o culturale,
- non è stata conservata, mantenuta o restaurata,
- non ha ricevuto una classificazione/certificazione quale bene storico,
- il modello è ancora abbondantemente presente sulle strade,
- è utilizzata quotidianamente quale mezzo di trasporto,
- usato a fine vita.
Mentre può essere da collezione, se
- è rara perché prodotta in edizioni limitate,
- è rara perché ne sono sopravvissuti solo pochi esemplari,
- rappresenta un particolare periodo storico,
- ha un design significativo,
- utilizza una tecnologia importante per il periodo,
- è mantenuta in condizioni ottimali,
- non è utilizzata per la guida quotidiana (percorrenza annua di 1000-2000 Km),
- è dedicata esclusivamente allo svago o agli eventi storici,
- ha una storia nota sin dall’origine,
- è eleggibile per le Certificazioni della FIVA, FIA, dei registri storici di marca, dei costruttori.
Sovente il costo del restauro di una vera auto da collezione può superare il valore di mercato, perché rappresenta una parte emozionale della vita del proprietario.
La necessità di criteri condivisi a livello internazionale per distinguere una classic car da una auto in stato d’uso
Allo stato dell’arte, non esiste ancora un criterio univoco internazionale/globale e riconosciuto dai governi per distinguere una classic car da una auto in stato d’uso tra quelle che automaticamente ne assumono lo status solo per l’anno di produzione.
Nei paesi europei ed in quelli delle economie avanzate ci sono infatti, regole diverse, in USA differiscono da stato a stato.
È quindi logico oltre che necessario che si arrivi ad una selezione ragionata di questo parco circolante per il bene della cultura e dell’ambiente. FIVA è da molto tempo attiva su questo tema, FIA sta preparando un progetto globale, a livello nazionale ASI ed ACI sono attive per lo stesso scopo seppure con criteri ancora diversi, tuttavia manca un accordo prima europeo da estendere poi al resto del mondo.
L’enorme vantaggio su questo tema che offre il mercato del collezionismo è che è davvero globale; un collezionista USA, uno tedesco ed uno australiano, condividono esattamente nello stesso modo la passione per le loro auto, generando la domanda, mentre il mercato ne regola solo i prezzi in funzione del trasporto, della valuta e delle tasse doganali.
Seguendo tale logica il legislatore di un paese non avrà quindi problemi ad adottare gli stessi criteri di selezione che saranno esattamente gli stessi, riconosciuti dai collezionisti di tutto il mondo, esattamente come accade per l’ammissione alla gara più internazionale del mondo, la 1000miglia, che adotta un regolamento riconosciuto di fatto da partecipanti di tutti i paesi.
Come si riconosce una auto da collezione? Conclusioni
Una regolamentazione universalmente condivisa che distingua chiaramente tra auto usate e auto da collezione è essenziale per tutelare il patrimonio automobilistico, proteggere i collezionisti e allo stesso tempo contribuire a una normativa ambientale più efficiente. Definire criteri oggettivi basati sulla rarità, conservazione, valore storico e culturale sarà cruciale per fornire al legislatore una base solida su cui fondare norme che rispettino sia l’ambiente che la cultura.
We Wealth ringrazia l’ing. Gianluigi Vignola