Cosa significa per lei collezionare?
“L’incontro con l’opera di un nuovo artista non e? mai per me l’occasione per un acquisto impulsivo ma puo? essere l’inizio di un percorso, di una ricerca direi quasi sistematica sul suo lavoro. Solo a un certo punto puo? nascere la decisione di acquistare”. Dichiara parlando con alle spalle una delle opere in collezione realizzata con un’esplosione di polvere da sparo dall’artista cinese Cai Guo-Quiang.
Andrea Ottolia. Alle sue spalle Cai Guo Qiang, Pine Stones, 2006
“A volte puo? passare molto tempo prima che si materializzi cio? che si cerca. Per esempio da alcuni anni sono interessato al lavoro di William Kentridge ma non ho ancora incontrato l’opera giusta. Nel caso di Cai Guo-Qiang, invece, questo lavoro e? comparso molto presto e ho deciso subito: una settimana dopo averlo visto su foto sono andato nel suo studio a New York. Bisogna saper aspettare ma quando si trova quello che si cerca non si deve indugiare”.
Non sente alcuna necessita? o fretta di accumulare molte opere?
“Da quando con Duchamp l’arte e? divenuta un’indicazione di cio? che e? arte, anche l’osservazione del collezionista, che seleziona e a sua volta indica, e? un atto artistico. Per me collezionare e? selezionare e distinguere: e? piu? un togliere che un aggiungere. L’acquisto e? un fatto quasi marginale, e comunque non essenziale. Diciamo che se la ricerca collezionistica e? una performance, l’acquisto ne puo? essere il residuo, la testimonianza”.
Ma quando si acquista l’opera d’arte?
“Quando avviene un cortocircuito: il lavoro individuale dell’artista deve esprimere un contributo autentico allo sviluppo dell’arte e tutto questo a sua volta deve assumere un senso profondo per il collezionista. Certo l’arte e? sempre piu? una foresta inestricabile e ciascuno deve avere la sua bussola, anche quando si affida al consiglio del gallerista. Occorre in particolare maturare un proprio modo di distinguere il prezzo dal valore”.
Quali sono secondo lei, quindi gli elementi per determinare il valore dell’arte?
“Per me il lavoro di un artista ha un valore intrinseco che nel lungo periodo tende a convergere con il suo prezzo. Questo valore dipende da alcune variabili. La prima e? la somma dei “dividendi culturali” che l’opera, per cosi? dire, stacca nel tempo: questa dipende da quanto il lavoro dell’artista risultera? essenziale nell’evoluzione del linguaggio dell’arte. La speculazione riesce talvolta a imporre, magari per decenni, opere costose cui non corrisponde un effettivo valore culturale. Cio? e? piu? evidente nei periodi di grande benessere: e? accaduto negli anni ’80 in occidente e negli ultimi due decenni in Cina.
Poi c’e? la “compiutezza estetica” che per me nulla ha a che fare con la bellezza: il lavoro artistico non e? una monografia scientifica ma un organismo che vive e che anche quando non e? facile da decifrare deve esprimere una sua convincente autonomia. Infine, tutto e? filtrato dalla prospettiva degli osservatori, delle culture, delle sensibilita? e dei tipi sociali che partecipano al mercato dell’arte in un determinato periodo”.
“Secondo me la fotografia e? un medium fondamentale: si pensi all’importanza dell’opera di artisti come Cindy Sherman o Wolfgang Tillmans. Con la fotografia ovviamente i problemi sono altri che non la rilevanza nell’arte contemporanea. Il primo e? la tiratura: le edizioni interessanti dal punto di vista collezionistico sono quelle molto basse: certo ci sono anche dei grandi come Hiroshi Sugimoto che arrivano anche a una tiratura di 25 per opere valide. C’e? poi la conservazione che peraltro e? un tema delicato non soltanto per la fotografia”.
Cosa ne pensa dei trend di mercato come quello che vede protagonisti nelle vendite del 2021, sulla scia del 2020, lavori di artiste donne e di artisti di colore?
“Seguo con interesse il mercato. Le artiste portano con se? un modo di vivere l’arte molto particolare. Mi pare che la donna abbia una caratteristica unica: l’opera femminile ci racconta spesso una storia e si esprime nella dimensione del tempo. Certo e? importante che la narrazione non si limiti al dato autobiografico ma diventi linguaggio e opera e quindi si colleghi a tutti noi che la osserviamo.
Per quanto riguarda gli artisti di colore, penso subito a Basquiat in questo periodo al centro di importanti aggiudicazioni in asta. E’ stata una delle espressioni artistiche piu? autentiche e significative degli anni ’80. Pensando poi al movimento Black Lives Matter che ha caratterizzato il mercato recentissimo, e? bene che l’arte veicoli messaggi fondamentali per l’umanita?. E’ accaduto anche con Ai Weiwei per altri motivi. Questi due esempi mi dicono pero? che il grande tema non fa di per sé la grande arte. E’ sempre necessario che il tema diventi innovazione artistica: bisognera? vedere di volta in volta le singole opere”.
Cosa pensa di questa nuova forma di espressione?
“L’artista e? libero di indicare come opera d’arte cio? che ritiene essere tale. Pero?, un po’ come ho detto a proposito dei temi sociali, l’arte dell’innovazione non implica, di per se?, alcuna innovazione dell’arte”.
“Si?, ritengo che sotto questo profilo le tecnologie possano dare risposte adeguate ai grandi temi del settore come l’autenticita?, l’unicita? e la provenienza. Non e? detto pero? che i collezionisti siano cosi? ansiosi di recepire in blocco un diluvio di tecnologia e tecnicismi, che magari studiano o sopportano in altri ambiti della loro vita. Una mostra milanese di un grande collezionista e socio di Acacia, Paolo Consolandi, si intitolava “cosa fa la mia anima mentre sto lavorando?”: mi pare che questo titolo renda bene quello che penso a questo proposito: ricordiamoci il collezionista cerca prima di tutto poesia e liberta?”.
Andrea Ottolia. Alle sue spalle, Thomas Ruff, Anderes Portrait, fotografia, 1994
Quale potra? essere secondo lei l’applicazione delle tecnologie rispetto all’arte antica?
“A mio avviso la ricaduta tecnologica piu? importante sull’arte antica ci sara? con la realta? aumentata. Questo strumento consentira? a un vasto pubblico di vivere un’esperienza interattiva con le opere e di apprezzarle secondo i nuovi paradigmi di fruizione del sapere che sono via via mutati passando dalla parola scritta, all’immagine, all’esperienza diretta: durante una visita al vallo di Adriano in Inghilterra ci si potra? affacciare sulla villa di Tivoli mentre Marguerite Yourcenar ci raccontera? le sue memorie. L’importante e? che le risorse culturali pubbliche non vengano privatizzate a beneficio di pochi over the top tecnologici. L’arte e il sapere appartengono a tutti, e in fondo, paradossalmente, i collezionisti lo sanno bene”.
Con l’uscita del Regno Unito dall’UE la Francia puo? ambire ad essere il primo mercato europeo per l’arte?
“La Brexit apre opportunita? che Parigi sapra? cogliere. Cio? dipende anche dall’adozione di regole adeguate: per esempio a livello fiscale l’aliquota Iva francese sulle importazioni e? del 5,50%, tra le piu? basse in Europa, mentre in Italia e? del 10%. I piu? romantici pensano a una nuova stagione di centralita? di Parigi nello scacchiere del mercato dell’arte. Una sorta di ritorno alle origini”.