Tra i collezionisti che privilegiano questo medium, spiccano Andrea e Fabio Fustinoni. Hanno avviato una importante collezione di fotografia che ora intendono estendere al loro hotel a Santa Margherita Ligure, il Grand Hotel Miramare. Nella collezione, oltre alla fotografia, sono presenti anche opere di pittura, scultura, video e installazioni.
Di recente hanno preso parte al progetto The collectors.chain. La community dei collezionisti
di Art Defender. Grazie a questo progetto hanno aperto le porte della loro raccolta privata e hanno sottolineato come la loro sia una “collezione quotidiana, che li emoziona ogni giorno”.
“In Italia il settore dei giovani artisti meriterebbe di essere sostenuto a livello pubblico come avviene in altri Paesi in cui la cultura artistica è più attenta. Pensiamo a Israele e al Regno Unito in cui le istituzioni e altre fondazioni promuovono il lavoro dei talenti. A nostro avviso questo ruolo compete anche al collezionista ed è uno dei fattori di interesse per l’arte”, proseguono i due collezionisti.
Si capisce subito che acquistano arte e fotografia per soddisfare un vero interesse culturale e sostengono gli artisti di cui condividono la ricerca. Come avviene la selezione delle opere? “Partiamo sempre dai lavori. Poi procediamo a ritroso con la galleria che rappresenta l’artista e infine con l’artista stesso. Normalmente quello che ci trasmette il lavoro lo ritroviamo nell’artista con il quale spesso instauriamo rapporti duraturi. Rispettiamo comunque sempre il ruolo della galleria che rimane il nostro primo interlocutore”.
Quali canali privilegiate per l’acquisto? “Acquistiamo sempre in galleria. Durante i lockdown che si sono susseguiti abbiamo avuto occasione di consolidare questo rapporto di fiducia avendo più tempo a disposizione”. E le fiere? Sono un canale che utilizzate per la selezione delle opere? “Normalmente sì ma nel corso del 2020 abbiamo limitato la nostra frequentazione alla versione online di Art Basel nell’ambito della quale abbiamo acquistato un lavoro di Adam Gordon. Artista che abbiamo già in collezione e che quindi conosciamo molto bene. L’immaterialità dell’opera che arriva dalle online viewing room ci porta a privilegiare comunque la visita in presenza”.
Seguite i trend di mercato o il vostro progetto è slegato da tali dinamiche? Per esempio artiste donne e artisti di colore, che sono stati il trend del 2020. “Nella nostra collezione le artiste donne sono rappresentate equamente come gli artisti uomini. Seguiamo con interesse l’attenzione del sistema verso gli artisti di colore e dei valori da questi rappresentati ma finora abbiamo sempre
seguito un approccio personale”.
Avete mai considerato la fotografia come investimento oltre che come bene da collezione? “L’aspetto dell’investimento non è nelle nostre corde. Viene meno la poesia del lavoro se ci si sofferma solo su quell’aspetto. Per noi rileva il possesso dell’opera che ci piace.
Devo dire però che abbiamo fatto degli acquisti che si sono rivelati in breve tempo anche dei buoni investimenti. Penso a un lavoro di Louis Fratino acquistato quando era ancora poco conosciuto e ora molto quotato”.
Cosa fate quando viene meno l’interesse verso un artista che avete in collezione? “In realtà ci è capitato di acquistare opere di artisti emergenti che dopo qualche anno sono usciti dal mercato. In quei casi siamo comunque appagati da ciò che riceviamo dall’opera. In altri casi abbiamo dismesso dei lavori di artisti che nel loro percorso hanno cambiato ricerca o hanno privilegiato strategie troppo commerciali”.
Catalogazione, assicurazione, protezione e trasmissione della collezione. Quale il vostro approccio a questi temi? “Di recente abbiamo completato la catalogazione delle opere in collezione facendoci aiutare da un professionista. Un lavoro fondamentale in cui sono state raccolte tutte le informazioni e i certificati di autenticità delle opere. Questo serve a noi ma anche a chi un domani ne entrerà in possesso. Stiamo ora concludendo il contratto di assicurazione per la raccolta presente nella nostra abitazione. Un domani ci piacerebbe donare alcuni lavori a istituti museali e a chi in famiglia vorrà continuare il nostro progetto. Altri lavori li rimetteremo invece sul mercato affinché vadano a completare le raccolte di altri collezionisti”.
Cosa ne pensate della recente aggiudicazione dell’opera completamente digitale di Beeple battuta da Christie’s per 69 milioni di dollari pagata in criptovaluta? È arte? “Abbiamo ben presente il processo di digitalizzazione che sta interessando il sistema dell’arte e le opere con gli NFT (non fungible token) e la blockchain a garanzia dell’autenticità e non riproducibilità di questi lavori. Le generazioni più giovani, cresciute con il digitale, hanno un approccio sicuramente più facile con questi lavori e ne comprendono le potenzialità future che sicuramente troveranno riscontro. Il tema del pagamento in criptovaluta devo dire che ci crea qualche incertezza. Ad ogni modo noi rimaniamo collezionisti che amano osservare l’opera nella sua tridimensione”.