Si entra nel vivo della trasformazione sostenibile degli immobili. È stata, infatti, di recente approvata la proposta di modifica alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), meglio conosciuta come Direttiva Case Green, con cui l’Europa intende introdurre la nuova disciplina sull’efficienza energetica edilizia, relativa alle politiche di incentivazione e riqualificazione energetica delle abitazioni.
Lo scorso 7 dicembre le istituzioni europee, Parlamento e Consiglio, hanno raggiunto l’intesa sulla direttiva EPBD, prevedendo maggiore autonomia per gli Stati membri e standard comuni per tutti i Paesi UE.
Queste nuove regole potrebbero avere un impatto concreto sulla qualità della vita nonché sui costi delle bollette. Il progetto di rendere più sostenibili gli immobili, inoltre, aumenterà l’indipendenza energetica dell’Europa.
Come riporta il Parlamento europeo, gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico dell’UE, di oltre la metà del consumo di gas dell’UE (principalmente attraverso il riscaldamento, il raffreddamento e l’acqua calda sanitaria) e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia. Attualmente, circa il 35% degli edifici dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% del patrimonio edilizio è inefficiente dal punto di vista energetico. Allo stesso tempo, il tasso medio annuo di rinnovamento energetico è solo dell’1%.
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A cosa risponde la direttiva EPDB?
Con l’obiettivo di raggiungere un parco edifici completamente decarbonizzato entro il 2050, la direttiva sulla prestazione energetica degli edifici contribuisce direttamente agli obiettivi dell’UE in materia di energia e clima.
Il miglioramento del rendimento energetico degli edifici non solo consente di risparmiare energia e di ridurre le bollette, ma va anche a vantaggio della salute e del benessere dei cittadini.
Inoltre, gli investimenti nell’efficienza energetica contribuiscono a stimolare l’economia e a creare più posti di lavoro verdi. L’industria delle costruzioni dell’UE contribuisce per circa il 9,6% al valore aggiunto dell’UE e impiega quasi 25 milioni di persone in 5,3 milioni di imprese. Come riporta il Parlamento europeo, le piccole e medie imprese (PMI), in particolare, traggono vantaggio da un mercato delle ristrutturazioni potenziato, in quanto rappresentano il 99% delle imprese edili dell’UE e il 90% dell’occupazione nel settore.
L’obiettivo principale cui si vuole giungere si individua nella volontà di ridurre nel territorio dell’UE le emissioni di gas e il consumo energetico nel settore edilizio, con il più ampio fine di centrare l’impatto zero nel 2050.
La Direttiva prevede delle regole per gli immobili ed edifici inefficienti al fine di renderli migliori dal punto di vista delle performance energetiche e più sostenibili dal punto di vista dei consumi e dell’impatto ambientale.
Tra le altre cose, la Direttiva incentiva:
- la costruzione di nuovi edifici a impatto zero
- la dotazione sugli immobili esistenti di tecnologie solari
- l’aumento della classe di prestazione energetica per gli edifici residenziali e non residenziali
- l’avvio di piani di ristrutturazione edilizia sostenibili
- lo smaltimento di sistemi di riscaldamento a combustibile fossile.
Se nella prima versione della bozza della Direttiva veniva previsto, per gli edifici residenziali, l’obiettivo di raggiungere la classe energetica E nel 2030 e D nel 2033, ad oggi l’approccio risulta cambiato: si punterà, infatti, su un sistema di efficientamento aperto, nel quale gli Stati membri potranno decidere con maggiore autonomia le regole da seguire e le tempistiche cui attenersi.
Sono esclusi dal raggio di azione della Direttiva i monumenti, gli edifici di particolare valore architettonico o storico, gli edifici tecnici, chiese e luoghi di culto.
Quali sono le novità?
Il 7 dicembre si è optato per allentare le maglie della nuova disciplina, permettendo maggiore flessibilità ai singoli Stati membri, i quali infatti si devono confrontare con patrimoni immobiliari differenti, e come tali caratterizzati da criticità difficilmente gestibili con regole uniche e decise dall’alto.
In questo senso, per garantire ad ogni singolo Stato di poter operare seguendo una propria strategia interna, pur nel rispetto dei più ampi standard europei, è previsto che:
- entro il 2030 il consumo energetico degli edifici residenziali dovrà essere ridotto del 16%
- entro il 2035 il consumo energetico dovrà essere ulteriormente abbassato del 20-22%.
Ma non è tutto. Un altro obiettivo della direttiva consiste nell’eliminazione graduale delle caldaie alimentate da combustibili fossili. Più in particolare:
- le caldaie di questo tipo dovranno essere eliminate in tutti gli edifici pubblici dal 2028
- le caldaie di questo tipo dovranno essere eliminate da tutte le costruzioni dal 2040.
Gli edifici con le prestazioni peggiori dovranno raggiungere almeno il 55% del calo del consumo medio di energia primaria tramite ristrutturazione.
La revisione della direttiva EPBD contiene misure volte a migliorare sia la pianificazione strategica delle ristrutturazioni sia gli strumenti per garantirne la realizzazione. In base alle disposizioni concordate, gli Stati membri dovranno
- stabilire piani nazionali di ristrutturazione degli edifici per definire la strategia nazionale di decarbonizzazione del patrimonio edilizio e le modalità per affrontare i rimanenti ostacoli, come il finanziamento, la formazione e l’attrazione di lavoratori più qualificati.
- istituire programmi nazionali di passaporto per le ristrutturazioni edilizie per guidare i proprietari di edifici nelle loro ristrutturazioni graduali verso edifici a emissioni zero.
- istituire sportelli unici per i proprietari di case, le PMI e tutti gli attori della catena del valore della ristrutturazione, per ricevere supporto e orientamento dedicati e indipendenti.
Inoltre, l’accordo aiuterà l’UE a eliminare gradualmente le caldaie alimentate da combustibili fossili. I sussidi per l’installazione di caldaie autonome alimentate da combustibili fossili non saranno più consentiti a partire dal 1° gennaio 2025. La direttiva rivista introduce una chiara base giuridica che consente agli Stati membri di stabilire requisiti per i generatori di calore in base alle emissioni di gas serra, al tipo di combustibile utilizzato o alla quota minima di energia rinnovabile utilizzata per il riscaldamento. Gli Stati membri dovranno inoltre definire misure specifiche per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento, con l’obiettivo di eliminare completamente le caldaie alimentate da combustibili fossili entro il 2040.