Con 101 sì, 64 no e nessun astenuto, il 16 maggio 2024 il decreto superbonus è stato approvato nell’aula del Senato. Il provvedimento, per il quale il governo aveva chiesto e ottenuto il voto di fiducia, passa ora alla Camera.
Molte le perplessità che circolano sul superbonus, soprattutto contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva. L’effetto retroattività è legato al cosiddetto “spalma-detrazioni” da 4 a 10 anni per le spese legate ai bonus edilizi sostenute dal 1° gennaio 2024, una misura fortemente voluta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e sulla quale i forzisti hanno espresso molti dubbi.
E non è tutto, da gennaio 2025 è previsto anche lo stop alla compensazione per le banche dei crediti da bonus edilizi con i contributi Inps e Inail.
Modifiche anche al bonus ristrutturazioni
Con l’emendamento al decreto Superbonus, il governo è intervenuto anche sul bonus ristrutturazione con un nuovo taglio.
Attualmente, per le spese di ristrutturazione di una casa sostenute dai cittadini nel periodo che va dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, la percentuale di detrazione prevista era (ed è ancora) del 50%, con un limite massimo di spesa per immobile pari a 96mila euro.
Da inizio 2025, però, la percentuale di detrazione spettante per il bonus ristrutturazioni tornerà a scendere al 36%, con il limite massimo di spesa di 48mila euro.
E i tagli non sono finiti; dal 1° gennaio 2028 e fino alla fine del 2033, infatti, potranno essere portate in detrazione Irpef le spese di ristrutturazione sostenute solo nella misura del 30%.
L’evoluzione normativa del superbonus
L’evoluzione normativa sul superbonus è quindi senza tregua. Una tra le modifiche più incisive è proprio quella che determinerebbe lo stop alla cessione del credito. Con forti impatti su privati, banche, imprese edili e su tutto il settore immobiliare italiano in generale.
“Occorrerà di certo attendere il testo definitivo della norma una volta approvata ma, dalla lettura delle anticipazioni sulla stampa, parrebbe che nell’emendamento sia previsto che, a decorrere dall’entrata in vigore della disposizione, non sia in ogni caso consentito l’esercizio dell’opzione di cui all’art. 121, comma 1, lettera b) del decreto legge 34/2020 in relazione alle rate residue non ancora fruite delle detrazioni derivanti dalle spese per gli interventi di cui al comma 2 del medesimo art. 121”, ha dichiarato Maurizio Fraschini, partner di Plusiders.
Gli effetti del decreto superbonus?
Cosa vuol dire? Quali saranno gli effetti pratici del decreto superbonus?
“Chi ha sostenuto delle spese per interventi edilizi di qualsiasi tipo negli anni che vanno dal 2014 al 2022 e ha portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi una o più rate, non avrebbe più la possibilità di cedere a terzi le rate residue. Allo stesso modo, vi sarà il divieto di cessione anche per coloro che decidono di portare in detrazione nella prossima dichiarazione dei redditi la prima rata delle spese 2023 e magari avrebbero pianificato la cessione delle rate residue”, ha spiegato Fraschini.
Il superbonus e le spese sostenute nel 2024?
Cosa succederà per le spese sostenute nel 2024 con il superbonus? “Per le spese sostenute nel 2024 (ma vale anche per le spese sostenute nel 2023) si ricorda che la cessione del credito sarebbe ancora possibile solo qualora sussistano entrambe le condizioni seguenti – ha detto Fraschini – Primo fattore: che alla data del 16 febbraio 2023 sia stata presentata la Cilas (in caso di superbonus) o altri titoli edilizi (per bonus diversi dal superbonus) oppure, per gli interventi per i quali non è prevista la presentazione di un titolo abilitativo, che siano già iniziati i lavori oppure, nel caso in cui i lavori non siano ancora iniziati, che sia già stato stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori, oppure, nel caso in cui alla data del 16 febbraio 2023 non risultino versati acconti, che la data antecedente dell’inizio dei lavori o della stipulazione di un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori venga attestata sia dal cedente o committente sia dal cessionario o prestatore mediante dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. Secondo fattore, che alla data del 30 marzo 2024 siano state sostenute delle spese, documentate da fattura, per lavori già effettuati”.
Dunque, chi ha sostenuto delle spese al 30 marzo 2024 ed era in possesso di un titolo edilizio al 16 febbraio 2023, avrebbe ancora (meglio usare il condizionale fino all’approvazione finale) la possibilità di cedere tutte le rate entro la scadenza del 16 marzo 2025 (salvo ulteriori modifiche).
“Questo intervento normativo, la cui motivazione è ben evidente (e per molti versi più che condivisibile), avrà un impatto ben diverso tra chi ha alta capacità di assorbimento delle detrazioni e chi, invece, aveva effettuato lavori basandosi sulla prospettiva della cessione del credito”, ha concluso Fraschini.
Gli impatti del decreto superbonus sulle banche
Fortemente preoccupato è tutto il settore bancario, che vede un rischio concreto nello stop alla possibilità di usare i crediti generati dai bonus edilizi per compensare contributi Inps e premi Inail previsto con il decreto Superbonus.
“Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti fiscali e quindi siamo rimasti sorpresi rispetto a una norma imprevista e imprevedibile, che ha anche un effetto retroattivo perché non dice che d’ora in poi chi compra crediti li smaltisce in un periodo più lungo, ma dice che quelli già comprati dal primo gennaio prossimo non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative che riguardano il personale”, ha commentato Antonio Patuelli, presidente dell’Abi.
Di che portata potrebbe essere l’impatto del decreto superbonus? “Il calcolo non è fattibile perché non è una norma piana ma piena di combinati disposti che abbiamo cercato come Abi con le banche di analizzare, abbiamo fatto delle valutazioni ma i combinato disposti sono sabbie mobili”, ha concluso Patuelli.