Dopo pochi giorni dall’annuncio del progetto di restauro della piramide di Micerino arriva lo stop ai lavori. Lo scopo del progetto era quello di ristrutturare e ripristinare il rivestimento esterno in granito della piramide, riportandola a quella che doveva essere la sua forma originaria.
La piramide in questione si trova sull’altopiano roccioso di Giza, in Egitto, in un complesso di piramidi costruite circa 4000 anni fa.
Nella stessa area sono inoltre presenti la famosa piramide dedicata a Cheope alta 147 metri, quella di Chefren alta di 136 metri e la più piccola di 61 metri appartenente al faraone Micerino della IV dinastia. Originariamente, quest’ultima piramide presentava un rivestimento realizzato in blocchi di granito che, a causa dell’usura del tempo, ha oggi perso in gran parte.
Gli antichi costruttori egiziani avevano installato all’epoca 16 strati di questi blocchi, prima che la costruzione venisse interrotta a causa della morte di Micerino. Molti blocchi di granito furono lasciati alla base della piramide e, a causa di agenti atmosferici e vandalismo, l’involucro dell’antica struttura conta oggi solo sette strati di granito, come riporta Patrick Werr dell’agenzia Reuters.
L’idea della ristrutturazione della piramide di Micerino
Proprio il mese scorso, il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano aveva annunciato il suo progetto di restaurare l’involucro di granito della piramide in un’opera di restauro della durata di tre anni, con l’obbiettivo di riportarla al suo antico splendore. Il piano triennale prevedeva il coordinamento da parte dal governo egizio insieme a un team di archeologi giapponesi con a capo Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto.
In un video del 25 gennaio, Mostafa Waziri ha definito il piano come “il progetto del secolo”.
In origine, la piramide doveva essere rivestita di granito anziché di calcare, infatti un piccolo numero di blocchi di granito era stato applicato alla base di un lato della piramide prima che la costruzione si interrompesse, forse a causa della morte del faraone Micerino, avvenuta intorno al 2500 a.C.
Il progetto di riportare il monumento a quella che si ritiene fosse la sua condizione originale prevedeva l’assemblaggio della facciata con alcune delle pietre che si trovano attualmente alla base della piramide. Questa proposta ha fatto nascere non poche perplessità da parte dell’opinione pubblica, lasciando la comunità archeologica egiziana sbalordita e suscitando un’ondata di proteste a livello internazionale.
Il parere della comunità internazionale e l’annullamento del progetto
La commissione internazionale ha sottolineato l’impossibilità di determinare la posizione originale ed esatta dei blocchi di granito sul corpo della piramide. La copertura originale della piramide, infatti, non può essere dedotta dalle sette file di blocchi di calcare esistenti sul corpo della piramide da migliaia di anni. La loro reinstallazione modificherebbe inoltre l’aspetto originario della piramide, nascondendo importanti prove degli antichi metodi egizi di progettazione e costruzione e infine il cemento moderno, che sarebbe necessario per sostituire i blocchi di granito, danneggerebbe la piramide stessa.
La celebre egittologa Monica Hanna ha definito il progetto “del tutto antiscientifico, equivalente a una manomissione delle antichità egiziane e a un indebolimento della sua storia”. La studiosa ha inoltre dichiarato a Stephen Snyder del programma radiofonico pubblico The World “Non possiamo finire il lavoro che gli antichi egizi ci hanno lasciato, deve rimanere incompiuto”.
In seguito a queste proteste, il ministro del Turismo egiziano ha costituito un Comitato di revisione della piramide Micerina composto da sei scienziati ed esperti provenienti da Egitto, Stati Uniti, Repubblica Ceca e Germania, per valutare il progetto. Il comitato ha presentato un rapporto ad Ahmed Issa, ministro del Turismo egiziano, sottolineando “l’importanza di mantenere lo stato attuale della piramide senza alterazioni, dato il suo eccezionale valore universale e archeologico”.
Le loro conclusioni sono dunque state vincolanti. Il rapporto, secondo un comunicato stampa del governo, ha evidenziato la decisione unanime del comitato di non reinstallare nessuno dei blocchi di granito intorno alla piramide micerina.
Il governo egiziano ha dunque annullato il piano di restauro della più piccola delle tre piramidi principali di Giza.
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