Banca Generali ha condotto da main investor un’operazione di aumento di capitale di Conio per un totale di 14 milioni di dollari
Mossa: “Se un alieno arrivasse per la prima volta sulla Terra oggi, cosa troverebbe più strano: investire in monete che le banche centrali stampano senza sosta oppure la scelta di un asset trasferibile e non duplicabile?”
Conio è la soluzione che permette di utilizzare in sicurezza un asset dalle mille potenzialità
“Una partnership industriale importante, per il valore della tecnologia a disposizione e per la qualità dei manager”, spiega l’amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, Gian Maria Mossa in una nota. “Sappiamo che il futuro assetto dei mercati finanziari potrà essere influenzato dalla tecnologia blockchain che continua a farsi largo, in primis tra le cripto-valute, così come in molti altri ambiti”. Il settore delle cripto-valute ha raggiunto a novembre un livello di capitalizzazione complessiva di oltre 580 miliardi e gli scambi giornalieri a livello mondiale si avvicinano a quota 300 miliardi. Bitcoin, Ethereum, Litecoin e le altre valute digitali oggi hanno le condizioni per sbaragliare i prodotti bancari convenzionali, offrendo maggiore efficienza, più trasparenza e meno burocrazia.
Banche e criptovalute
Ma la concorrenza con le società tecnologiche è aperta: secondo un report di Boston Consulting gli istituti bancari che saranno in grado di trovare il giusto approccio offrendo innovazione negli investimenti e nei servizi di pagamento guideranno il settore nel prossimo futuro. Nel nuovo report, dall’evocativo titolo “How Banks Can Succeed with Cryptocurrency” si ripercorre la storia dell’interesse del risparmio gestito e delle istituzioni per le monete digitali degli ultimi due anni: dal 2018 Morgan Stanley offre prodotti di investimento basati su questa tecnologia; nel 2019, JPMorgan Chase ha introdotto la propria criptovaluta Jpm Coin; si sta muovendo Goldman Sachs. Più di 100 banche hanno testato i pagamenti istantanei con l’uso della criptovaluta Ripple. La Bce ha istituito una task force per esplorare l’offerta di un euro digitale e anche le banche centrali di Stati Uniti, Svezia e Regno Unito hanno manifestato interesse. Ma quali sono allora le opportunità per le banche, di cui Banca Generali si fa oggi pioniera in Italia, con un accordo senza precedenti? Secondo Boston Consulting le possibilità sono molteplici: “Ad esempio nel campo delle valute gli istituti possono aiutare le startup attraverso le Ico, in cui l’offerta di moneta diventa il veicolo principale per finanziare le nuove imprese, oppure aiutare i clienti a investire direttamente in criptovalute, fino ai complessi investimenti di tokenizzazioe. Poi le banche possono fornire servizi di scambio valuta, pagamenti e transazioni digitali crypto-enabled, sia attraverso le valute digitali di banche centrali (CBDC), che attraverso quelle private basate su blockchain (di una banca o di una società) o quelle valute emesse da network, come Bitcoin o Litecoin, con una blockchain pubblica. E ancora, utilizzando le tecnologie distributed-ledger, le banche possono offrire investimenti immobiliari garantendo transazioni più affidabili o creare “smart contracts” innovativi. Una prospettiva promettente è quella di integrare le criptovalute con piattaforme di pagamento consolidate o altre offerte già esistenti nel mondo bancario, per aggiungerle a un portafoglio o utilizzarle in transazioni innovative in arrivo nel prossimo futuro”.
Criptovalute come bene rifugio
E’ questa la direzione che prenderà Banca Generali? L’ad Mossa nel corso di un’intervista a Class CNBC ha sottolineato il ruolo che le cripto-valute possono giocare oggi nei portafogli dei clienti in fatto di diversificazione e che – anche se duramente criticate per la loro alta volatilità – non possono che essere considerate oggi un bene rifugio: “Se un alieno arrivasse per la prima volta sulla Terra oggi, cosa troverebbe più strano: investire in monete che le banche centrali stampano senza sosta oppure la scelta di un asset trasferibile e non duplicabile?”. Lo conferma a We Wealth Ferdinando Ametrano, professore di all’Università Milano Bicocca in Bitcoin e Blockchain techlogy e amministratore di CheckSig – al quale dobbiamo anche la metafora del Far West dell’attacco di questo articolo: “Le cripto-valute nascono come esperimento di creare un asset che fosse trasferibile ma non duplicabile, quindi scarso, in maniera più simile all’oro fisico che alla moneta tradizionale”. Certo però vanno prese alcune precauzioni perché il sistema non è regolamentato e per l’investitore finale dietro la minaccia digitale si nascondono innumerevoli minacce. Prosegue Ametrano: “E’ necessario farsi accompagnare da attori la cui reputazione e capacità sia comprovata. Per assicurarsi di non inciampare in operazioni di riciclaggio di denaro o finanziamento al terrorismo sono richieste competenze che spesso il singolo non possiede, e per questo partnership come quella di Banca Generali con Conio permettono di offrire il migliore servizio”.