Che l’arte e le iniziative culturali siano risorse preziose per la sostenibilità sociale, è indubbio. L’aspetto che invece spesso non è ancora chiaro è quello della misurabilità di queste iniziative in termini di impatto sociale ed economico. Sul punto cruciale della rendicontazione dei fattori connessi ai principi esg si è svolto in data 31 gennaio 2024 un convegno a porte chiuse per la presentazione di un’indagine esplorativa dell’ITIR – dell’Università di Pavia – in collaborazione con ARTE Generali, Banca Generali e Deloitte Private. Il sondaggio è stato indirizzato a un campione di 236 organizzazioni dislocate principalmente in Italia, Germania e Francia.
Arte e cultura: ci sono ma non vengono comunicate
Dallo studio è emerso che i beni sono accessibili al grande pubblico ma solo il 20% delle organizzazioni pubblica sul web informazioni su attività e iniziative. Dati alla mano sono ancora pochi gli operatori del mondo dell’arte e della cultura che ne promuovono la misurazione e la rendicontazione: solo il 38% delle realtà intervistate conosce il framework Culture|2030 dell’Unesco e solo il 7% lo utilizza. Il 34,5% poi non comunica alcun dato sulla sostenibilità o sulla performance sociale, comprese le informazioni su arte e cultura. Tuttavia, la volontà di misurare l’impatto sociale è forte: ben il 74% delle realtà intervistate ha intenzione di farlo.
Commenta Maria Ameli (Banca Generali, foto apertura) nel corso della tavola rotonda: «Non c’è dicotomia tra finanza, arte e sociale. Questo deve essere chiaro e la misurazione degli impatti sociali è fondamentale e un’opportunità per tutte le aziende. Oggi sono circa 300 le imprese in Italia che redigono il bilancio di sostenibilità, entro un anno diventeranno circa 6 mila. Questo cambiamento ha bisogno di contenuto e la nuova normativa deve essere vista non come un obbligo ma come una chance in più per accelerare un percorso ineluttabile».
Lo studio intende capire se e come gli enti profit e non profit gestiscano, misurino e comunichino verso l’esterno il proprio impatto sociale. Il monitoraggio e la rendicontazione degli impatti sono strumenti fondamentali per incrementare il potenziale dell’arte e della cultura nella promozione dello sviluppo sostenibile, e possono supportare le organizzazioni impegnati su questo fronte ad attrarre risorse da portatori di interesse, investitori e donatori.
I numeri emersi dall’indagine sulla misurazione dell’impatto di arte e cultura sulla sostenibilità
I beni culturali sono accessibili al pubblico e il numero di visitatori è incoraggiante benché ancora limitato. L’analisi condotta sui siti web delle organizzazioni selezionate mostra che solo il 20% si impegna a pubblicare informazioni relative alle proprie attività ed iniziative di gestione dell’arte e culturali, impegnandosi nella comunicazione trasparente delle proprie performance. La distribuzione dei report disponibili al pubblico varia inoltre a seconda del Paese di appartenenza dell’organizzazione. La Spagna, per esempio, mostra un incoraggiante 41,1% di organizzazioni che pubblicano un proprio report, grazie anche a una forte regolamentazione in materia di reporting. L’Italia, invece, si ferma al 12,5%.
Sebbene sia promettente che il 74% degli intervistati sia interessato a misurare l’impatto sociale delle proprie iniziative e il 60% il relativo impatto economico, è essenziale aumentare la comprensione e la consapevolezza degli obiettivi di sviluppo sostenibile per aiutare le organizzazioni culturali ad apprezzarne l’importanza. Va inoltre sottolineato il fatto che circa la metà degli enti considerati non consideri l’arte un asset in senso stretto. Relatori della giornata sono stati: Antonio Calabrò (Musei di Impresa), Maria Ameli (Banca Generali), Emma Ursich (Generali), Barbara Tagliaferri (Deloitte Italia) e Alberto Toffoletto (ADVANT Nctm).