La foto Bloody Sunday, il Voting Rights Act e la libertà di espressione artistica: quando l’arte difende i diritti (prologo)
Il caso della foto commemorativa della Bloody Sunday contro la politica del “Make America Great Again”.
Ha suscitato forti polemiche la rimozione, da parte delle autorità di Montgomery County (Alabama), di un cartellone esposto lungo una strada locale, realizzato dal collettivo artistico For Freedoms, un’organizzazione fondata da Hank Willis Thomas ed Eric Gottesman impegnata nella diffusione di immagini evocative dei principi di libertà e democrazia durante le campagne elettorali.
Il cartellone riproduceva l’immagine di una celebre foto del giornalista americano James “Spider” Martin (1939-2003) attivo nella documentazione del movimento per i diritti civili con sovrascritto lo slogan “Make America Great Again”, reso famoso da Donald Trump.
La storia
Lo scatto della foto risale al 7 marzo 1965 durante il “Bloody Sunday” uno degli episodi più tragici della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti.
La fotografia, diventata simbolo della violenza della polizia contro i manifestanti pacifici per il diritto di voto, ritraeva John Lewis e altri attivisti mentre venivano brutalmente aggrediti dalla polizia dello Stato dell’Alabama.
L’aggiunta dello slogan trumpiano ha generato un’ondata di indignazione in tutto il paese, in particolare tra le comunità afroamericane e i gruppi per i diritti civili.
Molti hanno ritenuto il manifesto una profonda mancanza di rispetto per la memoria delle vittime e per il significato storico di quel momento. Alcuni, invece, hanno difeso l’affissione come espressione di libertà di parola. Le autorità della contea hanno deciso di rimuovere l’immagine, definendola “provocatoria, divisiva e offensiva per la comunità”.
La vicenda ha acceso un dibattito su memoria storica e propaganda politica. Se da un lato si rivendica il diritto alla libera espressione, dall’altro si denuncia l’appropriazione e la distorsione di immagini storiche cariche di dolore e significato. In una nazione ancora profondamente segnata dalle tensioni razziali e ideologiche, episodi come questo dimostrano quanto il passato sia ancora terreno di scontro nel presente.
Il caso di Montgomery County si inserisce in un clima politico sempre più polarizzato, dove anche l’arte e la memoria diventano strumenti di battaglia.
La ricorrenza di un evento tragico (Giuseppe Calabi)
Il 7 marzo 1965, una marcia pacifica per il diritto di voto si trasformò in una tragedia che cambiò per sempre la storia dei diritti civili negli Stati Uniti. Quel giorno, passato alla storia come Bloody Sunday, circa seicento attivisti afroamericani partirono da Selma, Alabama, per raggiungere Montgomery. Protestavano contro la sistematica esclusione degli afroamericani dalle urne elettorali attraverso leggi discriminatorie, intimidazioni e violenze. Sul ponte Edmund Pettus la polizia interruppe brutalmente la marcia, la quale attaccò i manifestanti con manganelli e gas lacrimogeni.
Le immagini di quella repressione fecero il giro del mondo e scossero l’opinione pubblica americana e internazionale. Il coraggio di quei manifestanti e l’indignazione che ne seguì portarono, pochi mesi dopo, all’approvazione del Voting Rights Act, una delle leggi più importanti del movimento per i diritti civili. Questa legge ha vietato ogni forma di discriminazione razziale nell’accesso al voto, eliminando test di alfabetizzazione, tasse di registrazione e altre pratiche usate per ostacolare il suffragio afroamericano. Anche l’arte ha avuto (e continua ad avere) un ruolo centrale nella lotta per i diritti civili.
Arti e libertà di espressione
Dalla musica al cinema, dalla pittura alla fotografia, l’espressione artistica ha saputo denunciare e dare voce a chi non ce l’aveva. Brani come A Change is Gonna Come di Sam Cooke o Mississippi Goddam di Nina Simone hanno interpretato le sofferenze e le speranze di un’intera generazione. L’arte è diventata così un potente strumento politico, in grado di sensibilizzare, educare e ispirare.
In Italia, la libertà di espressione artistica è garantita dall’articolo 21 della Costituzione, che sancisce: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” L’espressione artistica rientra pienamente in questa tutela. L’arte non è solo estetica: è linguaggio, denuncia, riflessione, provocazione. E quando si limitano la libertà di pensiero o il diritto di rappresentare la realtà — anche nelle sue contraddizioni — viene colpita la base stessa della democrazia.
Oggi, in un’epoca in cui le libertà sembrano di nuovo minacciate da nuove forme di censura o controllo, ricordare questi momenti storici e il valore dell’espressione artistica diventa un dovere civile.
Il divario fra intenzione ed effetto: il caso della foto della “Bloody Sunday” contro la politica MAGA (Sharon Hecker)
Da un punto di vista storico-artistico, questo caso mostra le conseguenze di un divario tra intenzione ed effetto. Il gruppo For Freedoms descrive la propria missione come il desiderio di essere “visionari, non reazionari”. Combinando l’immagine storica con uno slogan politico attuale, For Freedoms sperava che il suo cartellone “stimolasse la conversazione, la riflessione e un pensiero più profondo”. I creatori volevano che il cartellone “invitasse a riflettere sulle complessità dell’identità americana e sulla continua lotta per la giustizia, come si vede nel movimento per i diritti civili”.
Per realizzare l’opera, il gruppo ha collaborato con gli eredi del fotografo. Il Montgomery Museum of Fine Arts ha sostenuto il progetto e sta allestendo una mostra delle fotografie di Martin. Il museo ritiene che il cartellone “serva da ancoraggio visivo per incoraggiare il dialogo sulle connessioni tra le realtà politiche passate e presenti… su come l’arte, la storia e il commento politico si intersecano e su come le immagini dell’era dei diritti civili continuano a risuonare nella società contemporanea”.
Effetti collaterali
Tuttavia, l’intento di una comunicazione può essere diverso dal suo impatto. Un artista potrebbe dire che sta solo esprimendo le proprie opinioni, cosa che è libero di fare, ma gli spettatori possono ricevere l’opera d’arte attraverso i propri filtri e i messaggi si possono fraintendere. Anche quando un artista lavora con nobili intenzioni, gli effetti possono essere inaspettati e si può provocare una reazione negativa. In questo delicato caso, l’opera d’arte controversa è stata esposta al di fuori del contesto di uno spazio educativo come un museo, che è un luogo in cui idee complesse potrebbero essere spiegate attraverso un testo di accompagnamento e l’educazione.
Nello spazio pubblico aperto della città, l’effetto shock è diventato troppo forte e doloroso, e quindi dannoso. Si nota spesso che i malintesi possono essere il risultato di supposizioni che facciamo basandoci solo sulle nostre percezioni delle cose. Piuttosto che denunciare questo come un caso di censura, potrebbe essere più utile tentare di colmare le lacune, aprendo una discussione – con empatia – per capire meglio perché questo cartellone ha provocato conseguenze così inaspettate.
Domande frequenti su L’arte a difesa dei diritti, il caso della foto Bloody Sunday
Il cartellone commemorava la Bloody Sunday e, secondo l'articolo, si poneva in contrasto con la politica del 'Make America Great Again' (MAGA).
Il cartellone è stato realizzato dal collettivo artistico For Freedoms, un'organizzazione fondata da Hank Willis Thomas ed Eric Gott.
L'articolo suggerisce un legame tra la foto della Bloody Sunday e il Voting Rights Act, evidenziando come l'arte possa difendere i diritti civili.
L'articolo si concentra sul caso della foto commemorativa della Bloody Sunday e sulla sua rimozione, analizzando il rapporto tra arte, libertà di espressione e diritti.
L'articolo è suddiviso in sezioni che includono la storia della Bloody Sunday, riflessioni sull'arte e la libertà di espressione, e un'analisi del divario tra intenzione ed effetto nel caso specifico della foto.