Con vista sulla Palm Jumeirah Island, l’edificio firmato dal pluripremiato architetto Shaun Killa, ha un valore di miliardo di dollari e si svilupperà su 70 piani. Offrirà appartamenti con vista mare e piscina privata “che porteranno a Dubai nuovi investitori da Europa, Cina, Russia e India”, dice Sajwani. Che non disdegna un bis a Milano
“Entro dicembre riapriremo la boutique di Miami e in pipeline ci sono 6 nuovi punti vendita, oltre ai 5 inanugurati in pieno Covid”, annuncia il general manager di Cavalli Ennio Fontana, che ora con la moda uomo vuole – e il supporto di Damac -conquistare l’Asia
Mezzo miliardo per la Torre di Dubai
“Abbiamo investito mezzo miliardo di dollari in questo progetto: i lavori di costruzione inizieranno nel 2022 e richiederanno 4 anni – dice Sajwani – alcuni appartamenti sono già stati prenotati”.
Sajwani ha acquistato Cavalli nel novembre 2019, dopo una collaborazione iniziata un anno prima, con l’obiettivo di rilanciare la casa di moda, dopo anni turbolenti di cali di fatturato e rossi in bilancio e tentativi di altri investitori finiti nel nulla. E punta a stanziare quanto necessario per riuscire a portare il brand al suo antico splendore. “Gli investimenti non sono un ostacolo, un ostacolo è stato il Covid che per esempio ci ha impedito di viaggiare. Il Covid sarà alle nostre spalle a breve e la crescita sarà veloce a quel punto”, dice Sajwani. Una crescita testimoniata innanzitutto dalle nuove aperture: negli ultimi 18 mesi sono stati inaugurati 5 nuovi punti vendita Cavalli nel mondo e altri 6 sono in pipeline. “Vogliamo rafforzare prima i mercati tradizionali, ovvero Stati Uniti, Medio Oriente, Russia, Europa per poi andare alla conquista del resto del mondo. Rispettando il dna di Cavalli e la sua lunga storia”.
Da qui parte il rilancio di Cavalli
Il progetto immobiliare emiratino è dunque un nuovo punto di partenza per il marchio italiano, insieme ad abiti in perfetto stile Cavalli – ma proiettati verso il futuro – che sfileranno in settimana a Milano. E insieme al lifestyle: per quanto concerne la torre che sorgerà a Dubai, Damac si occuperà dell’edilizia e Cavalli firmerà gli interni.
“La relazione con Damac è sempre più stretta e ci fornisce un sostegno incredibile, un sostegno che abbiamo sentito soprattutto in questo periodo difficile della pandemia. Inoltre – dice il general manager Ennio Fontana – inoltre Dubai sta diventando l’hotspot del mondo perché è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi venti anni e di recente ha saputo gestire il Covid in maniera ottimale. Essere presenti con il nostro marchio su un progetto immobiliare così importante in una location del genere è di per sé una spinta”.
È, insomma, l’inizio di una nuova era di potenziale successo per Cavalli. Al di là della retorica che vuole la conquista da parte di gruppi esteri del made in Italy una perdita. “Damac dà supporto alla crescita del marchio sia finanziariamente, sia soprattutto sul fronte logistico – spiega Fontana – proprio grazie a questo supporto riusciremo a riaprire il negozio di Miami a dicembre e stiamo procedendo con progetti imporyanti negli Usa. Cavalli terrà fede alla sua storia di brand dedicato alla moda femminile, ma svilupperemo anche una linea uomo, con la quale vogliamo conquistare i mercati asiatici. E in ogni caso è il mondo il nostro campo di azione”.
La Torre: 70 piani extralusso, con piscina privata e servizi
Tornando alla Cavalli Tower, che si sviluppa su 70 piani e sorgerà nel quartiere di Dubai Marina, ogni appartamento, oltre a interni formati Cavalli, potrà godere della vista sulla Palm Jumeirah Island. Progettata dal pluripremiato architetto Shaun Killa – ideatore del suggestivo Dubai Museum of the Future – la torre è suddivisa in tre sezioni: luxury, upper luxury e super luxury. Le sezioni luxury e upper luxury avranno accesso alla sky pool e allo sky garden, mentre quella super luxury gode di un’infinity pool, una cigar lounge e un padiglione privato. Ogni abitazione nella categoria super luxury sarà dotata inoltre di una piscina o una jacuzzi privata. All’interno dei giardini, la Cavalli Tower vanta una piscina di 900 metri quadrati e punti ristoro in un paesaggio verde lussureggiante. E soprattutto servizi di ogni tipo: dal maggiordomo disponibile 24 ore su 24 a un servizio di gestione dell’abitazione a la carte, oltre a babysitting, personal training, lavanderia, styling degli appartamenti, organizzazione di eventi, chef, giardinaggio e assistenza infermieristica a domicilio. “La Cavalli Tower rappresenta l’espansione globale della leggenda italiana del lusso nel settore edile. La mia visione è quella di innovare il brand Cavalli nelle aree in cui credo possa espandersi, portando avanti l’eredità di Roberto Cavalli, nel rispetto delle consolidate tradizioni nel fashion e delle sue inclinazioni artistiche”.
Un mercato immobiliare in fermento
Per l’immobiliare di Dubai è un momento di ripresa molto più rapida rispetto alle attese degli analisti, con vendite totali intorno ai 100 miliardi di dirham degli Eau nel 2021 (pari a circa 23 miliardi di euro). “Il mercato immobiliare di Dubai è in fermento – dice Sajwani – e lo è proprio perché la gestione del Covid è stata eccezionale: le persone chiedono di acquistare una casa proprio perché negli ultimi sei mesi hanno trovato un livello di sicurezza elevato, una bella città, con belle spiagge, bei ristoranti. Nel mondo c’era la crisi e a Dubai le cose erano normali. Nel lusso i prezzi sono aumentati del 50% e i clienti arrivano da tutto il mondo, ma in particolare sono europei, russi cinesi, arabi e indiani. Crediamo inoltre che l’Expo spingerà il turismo”.
Chi è Damac (e perché investe sull’Italia)
Damac è un’azienda verticale che si occupa di sviluppo immobiliare, ma fa parte di una conglomerata (il gruppo Dico), attiva anche in hotel&resort, manifattura, food & catering e moda. Ed è aperto a qualunque nuova opportunità di investimento, avendo dichiarato a fine 2019 un obiettivo di 3 miliardi di dollari da stanziare nel breve termine in mercati chiave dell’Europa e in Usa. Ma il prossimo passo, guardando all’Italia, sono i data center. Perché l’Italia? “Perché mi piace il rischio – dice Sajwani – ma anche perché adoro questo Paese: ho visitato più città in Italia di quante ne abbiano visitate gli italiani, da Como alla Costiera amalfitana, alla Sicilia. Vengo qui da 35 anni, da quando ho iniziato a lavorare a Abu Dhabi. Il modo in cui si presentano le cose in Italia è eccezionale”. Ma ci sono delle sfide: “la burocrazia e le leggi. E la competizione che arriva dall’Asia. L’Italia però ha il know how, anche se il divario di conoscenza si sta restringendo. Oggi i prodotti cinesi sono di maggior qualità: bisogna prestare attenzione a questo e bisogna controllare il costo introducendo regolamenti più flessibili e agili, perché in questa direzione sta andando il mondo”. Per Damac l’avventura nella moda italiana non è una prima volta ma Sajwani ha già collaborato prima che con Cavalli, con Fendi e Versace. “Abbiamo sviluppato due progetti con Fendi uno a Dubai e uno a Riad, e tre con Versace. Cavalli potrebbe diventare la punta di diamante”.