Il gap di genere c’è anche nelle pensioni: come abbatterlo

5 MIN

Le donne guadagnano nettamente meno degli uomini anche durante la pensione: ecco le cause principali

Un’analisi di Mercer ha messo ordine fra le principali criticità dei sistemi pensionistici e le barriere socio-culturali che riducono il benessere finanziario delle donne durante la fase post-lavorativa

Le disparità di genere non si interrompono nemmeno nell’ultima fase della vita, perlomeno a giudicare dal confronto fra le pensioni percepite dagli uomini e dalle donne. Nella maggioranza dei Paesi Ocse tale il divario supera il 20% e in Italia supera il 30%. Giappone, Messico, Austria e Regno Unito sono, nell’ordine, i Paesi in cui si osserva un reddito pensionistico maschile relativamente più elevato: è superiore di almeno il 50% rispetto alla pensione ricevuta nella media di entrambi i sessi. Nel Regno Unito questa differenza si traduce in 6mila sterline in più all’anno per il pensionato di sesso maschile e, nel caso degli Usa in 8.400 dollari in più.
Secondo gli esperti della società di consulenza Mercer, sono almeno tre le cause alla base questa iniquità fra i sessi: le differenze legate all’occupazione, ai sistemi pensionistici e, infine, gli orientamenti socio-culturali.

Per quanto riguarda le differenze occupazionali, a penalizzare le donne sono, ad esempio le “carriere più brevi”, avviate in modo “più tardivo” o interrotte “a causa del parto o del pensionamento anticipato”, hanno affermato i tre autori di Mercer. E ancora, non aiuta la maggiore diffusione fra le donne del part time, dovuto all’esigenza di conciliare il lavoro con il ruolo di genitore o di badante. Ma non è tutto:“un’occupazione limitata per un certo numero di anni ha conseguenze sulle opportunità di promozione e sulla progressione salariale”. Il che si traduce in stipendi più bassi per le lavoratrici e, quindi, in minori contributi previdenziali versati. Infine, “i settori dominati dalle donne, come l’ospitalità, la sanità e l’istruzione”, offrono retribuzioni inferiori rispetto a quelli “dominati dagli uomini”.

A tutte queste caratteristiche, si aggiungono le considerazioni legate al “design” dei sistemi pensionistici, che talvolta “aggravano il gender pension gap”. Fra i modelli penalizzanti per il reddito pensionistico femminile Mercer cita le “la mancata richiesta dei contributi e/o la maturazione dei benefici pensionistici durante i periodi di maternità pagata o di congedo parentale” o i “requisiti di ammissibilità” ai piani previdenziali privati “che richiedono un salario minimo e/o un numero minimo di ore lavorate”. A remare contro le donne, poi, è anche l’aspettativa di vita più lunga, che incrementa il rischio di prosciugare i propri risparmi previdenziali avendo ancora alcuni anni davanti a sé.

Le barriere socio-culturali che ampliano il divario dei redditi pensionistici, però, sono altrettanto importanti. Là dove manca un’assistenza all’infanzia accessibile, ad esempio, le opportunità di lavoro per le donne si fanno più limitate. Anche l’educazione finanziaria mediamente più bassa, la maggiore avversione al rischio e la tendenza a privilegiare le esigenze famigliari a breve termine, inoltre, porterebbero le donne a maturare “rendimenti pensionistici più bassi nel lungo termine”, hanno affermato gli esperti di Mercer. A tal proposito, “gli stereotipi di genere possono determinare differenze nell’istruzione ricevuta fra gli uomini e le donne”, privilegiando per i primi le materie scientifiche e matematiche, o manifestando, comunque, “l’aspettativa che le donne si occuperanno di più dei lavori familiari non retribuiti”. Infine, “la comunicazione e le campagne dei fornitori di pensioni”, affermano gli autori, “spesso ignorano i bisogni specifici delle donne e usano un linguaggio che non piace a un pubblico femminile”.

Come ridurre gender gap nelle pensioni

Come intervenire su tutti questi fronti? “Data la varietà delle cause e degli effetti che aggravano il divario pensionistico di genere, non c’è un’unica soluzione”, ammettono gli esperti di Mercer, “piuttosto, questo grande problema deve essere affrontato da diverse prospettive e da molteplici stakeholder”.

Per i governi, i primi interventi dovrebbero concentrarsi sul potenziamento dell’assistenza alla prima infanzia (migliorando, dunque, l’accesso agli asili nido); il miglioramento delle retribuzioni per i lavori a basso reddito che spesso penalizzano proprio le donne; il potenziamento, attraverso interventi legislativi, della flessibilità sul lavoro. Fra i suggerimenti segnati con maggiore rilevanza, e rivolti in questo caso ai responsabili delle risorse umane, non manca la realizzazione di una vera parità nelle retribuzioni fra uomini e donne – che resta uno dei fenomeni più penalizzanti anche in vista della pensione.

Anche le donne stesse possono fare qualcosa per provare a organizzare meglio il proprio futuro: Mercer ritiene importante l’acquisizione di un’adeguata preparazione finanziaria, la ricerca di un eventuale supporto professionale e lo sviluppo di una mentalità aperta a “mettere al lavoro” i propri risparmi, in modo che possano dare frutti nel tempo.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


LEAD – APPROFONDIMENTO

header { min-height: 50px!important; }

@media (max-width: 640px)
header {
min-height: 10px!important;
}


.article-enterprise-link {
visibility: hidden;
border-bottom: none!important;
}
.article-paragraph a {
border-bottom: none!important;
}

Fai rendere di più la tua liquidità e il tuo patrimonio. Un’opportunità unica e utile ti aspetta gratuitamente.

Compila il form qui sotto, ti colleghiamo con un consulente, per i tuoi obiettivi specifici.

Articoli correlati

Articoli più letti

Ultime pubblicazioni

Magazine
Magazine N. 67 – aprile 2024
Magazine 66 – marzo 2024
Guide
Design

Collezionare la nuova arte fra due millenni

INVESTIRE IN BOND CON GLI ETF

I bond sono tornati: per anni la generazione di income e la diversificazione del rischio erano state erose dal prolungat...

Dossier
Più dati (e tech) al servizio del wealth
Il Trust in Italia