Les Ritals, l’arte forza migratoria da Galleria Continua

Interconnessa, trasversale, cameratesca. Provocatoria. Ha aperto a Parigi la mostra che celebra la comune origine “straniera” (per indole e geografia) degli artisti italiani esposti. Da Carla Accardi e Lucio Fontana a Maurizio Cattelan, passando per Marinetti, Manzoni, Pistoletto

È un’espressione dispregiativa, Les Ritals. In Francia erano soprannominate così nel XX secolo le ondate migratorie italiane. E così, provocatoriamente, è intitolata la mostra che Galleria Continua ha inaugurato il 19/10/2021 a Parigi. I sette artisti (Filippo Tommaso Marinetti, Lucio Fontana, Armando Testa, Carla Accardi, Michelangelo Pistoletto, Piero Manzoni, Maurizio Cattelan) esposti sono del resto personalità che con Parigi hanno avuto a che fare, direttamente o indirettamente. Sono artisti che hanno subito incomprensione, avversione quando non addirittura scandalo. Onomatopee, tagli, buchi, espressioni segniche ripetute, acromie, biancori abbaglianti, provocazioni, sarcasmi, sono stati fratture che diedero poi spazio a nuovi orizzonti di ricerca.
Il viaggio di Les Ritals ha inizio nel 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) pubblicava, era il 20 febbraio, il suo Manifesto del Futurismo su Le Figaro. L’artista vi descriveva i principi del movimento: azzerare il passato, velocità, progresso, distruzione di musei e biblioteche, esaltazione della modernità e delle macchine.

«Per fare pubblicità, devi sapere tutto dell’arte moderna»: a parlare era il nostro più grande pubblicitario, Armando Testa (1917-1992). Ad ascoltarlo, un giovane Michelangelo Pistoletto (n. 1933), fra i protagonisti della mostra di Galleria Continua con una riflessione sull’impatto delle ricerche visive alla base della modernità. Les Ritals presenta numerosi lavori dell’artista, tra cui il celebre Uno e Mezzo (1960-2021).

Armando Testa, Uno e Mezzo, 1960-2021. Galleria Continua e Armando Testa per Les Ritals. Foto: © Fondazione Armando Testa

L’opera restituisce il gusto del maestro Armando Testa per la sintesi, che per Pistoletto è diventata legge: «Che io stia dipingendo, scrivendo o parlando, non mi stancherò mai di citare la famosa frase di Mies Van der Rohe: ‘Less is more‘». A questa riflessione si riallaccia la folgorazione (Mostra in vetrina, Torino) di Pistoletto per Lucio Fontana (1899-1968). Per uno dei suoi “tagli”, in particolare.

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1964. ©Tornabuoni Arte

Sintesi perfetta della sintesi: l’artista aveva infranto il confine tra seconda e terza dimensione, fra creazione e distruzione. Pistoletto racconta che nel vedere quest’opera comprese che quel gesto racchiudeva tutta la potenza e l’ideologia dell’artista e che lui avrebbe dovuto cercare la propria strada per fare altrettanto. Les Ritals accoglie quindi non solo alcuni Concetti spaziali di Fontana, ma anche un raro video in cui si può osservare il maestro mentre perfora una tela dell’amico pittore Jef Verheyen. E una copia del leggendario Manifesto Blanco del 1946. La pubblicazione dei capisaldi dello Spazialismo influenzò Piero Manzoni (1933-1963) nella sua ricerca sull’assenza di colore (serie Achromes).

Les Ritals Galleria Continua

Piero Manzoni, Linea m 19,11, 1959. Courtesy Hauser & Wirth ©Fondazione Piero Manzoni, Milano. Ph. Agostino Osio

Ma esercitò il suo influsso anche su un’altra protagonista dell’esposizione, Carla Accardi (1924-2014), con la quale Lucio Fontana ebbe molti scambi.

Carla Accardi, Senza Titolo, 1967. ©Tornabuoni Arte

Dal 1965 Carla Accardi inizia a dipingere su Sicofoil, un materiale plastico industriale che gode di proprietà sia tattili che visive: è simile all’acetato, luccicante, trasparente. In Les Ritals di Galleria Continua sono presenti Senza Titolo (1967) e Assedio rosso n. 3 (1956). L’espressione segnica della Accardi vi è affrontata – come suo uso – modularmente.

Les Ritals Galleria Continua

Carla Accardi, Assedio rosso n.3, 1956. ©Tornabuoni Arte

Maurizio Cattelan (1960) si riallaccia a Piero Manzoni, i cui lavori, sfidando la fiducia riposta nelle parole dell’artista mettevano in discussione lo stesso oggetto artistico, anticipando in tal modo l’arte concettuale. L’artistar padovano cita anche Michelangelo Pistoletto e quest’ultimo cita Cattelan stesso (Tre bambini impiccati, 2004 Piazza XXIV Maggio, Milano), nel pieno spirito della mostra, la quale vuole rischiarare sotto una nuova luce i punti in comune e le connessioni fra questi artisti: ognuno di loro rappresenta una rivelazione e una fonte di ispirazione per chi l’ha preceduto e per chi l’ha seguito.

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