Rendimento dividendi: i titoli ‘noiosi e prevedibili’ tornano allettanti

3 MIN

Per rispondere alla volatilità dei mercati può essere premiante tornare a interessarsi ai dividendi. Capital Group spiega come il nuovo contesto porta i dividendi a diventare contributori significativi al rendimento complessivo

Negli ultimi dieci anni l’interesse per i dividendi era progressivamente diminuito con gli investitori ammaliati dai corposi rialzi dei titoli growth. Oggi la volatilità dei mercati e le difficoltà di settori come il tech invitano a riconsiderare l’opportunità di dare più spazio a società ad alto dividendo.

Se negli anni ’30 il 60% circa dei rendimenti totali del mercato dipendevano proprio da questo comparto, ora la situazione è completamente diversa: nell’ultima decade meno del 25% dei rendimenti delle società quotate presenti nell’indice S&P 500 dipendeva dai dividendi, secondo il report di the London Company. La realtà è che molti settori si sono espansi, catalizzando l’attenzione, e tra questi spicca sicuramente quello della tecnologia che ha reso le imprese che pagano i dividendi quasi noiose agli occhi degli investitori. Caroline Randall, portfolio manager di Capital Group, ricorda però “che in una situazione di mercato volatile – come quella in cui ci troviamo ora – essere noiosi e prevedibili diventa di colpo più allettante”. E questo è più vero che mai in tutti quei mercati che si trovano al di fuori dei confini statunitensi. Infatti è proprio lì che, storicamente, i dividendi hanno giocato le loro partite più importanti, occupando una posizione di rilievo nel panorama di investimento. Questo è chiaro anche dall’entità dei dividendi che le imprese stesse propongono. Se negli Stati Uniti sono solo 121 quelle che offrono rendimenti da dividendi tra il 3% e il 6%, nel resto del mondo i numeri sono ben diversi: nei mercati emergenti le imprese con questa offerta raddoppiano, arrivando a 295, numero che tiene in considerazione anche due tra le banche più importanti, ovvero la China Merchant’s Bank e la Saudi National Bank; il numero è ancora più cospicuo (304) se si guarda ai mercati internazionali sviluppati esclusi gli USA, dove Shell, Novartis e TotalEnergies la fanno da padrone.

La forte volatilità che sta attraversando i mercati sta lasciando degli strascichi non indifferenti. La crescita rallenta, il costo del capitale si alza e anche gli eroi del passato ciclo, ovvero le società tecnologiche, stanno perdendo terreno, offrendo ritorni meno redditizi. È proprio in questa situazione “che ci possiamo aspettare che i dividendi torneranno alla ribalta, diventando contributori significativi al rendimento complessivo”, asserisce la Randall. Ma non solo. Il loro potenziale è molto alto anche perché, grazie alla loro stabilità, possono rappresentare una fonte di protezione da tutti quei rischi correlati all’aumento della volatilità.

Il consiglio che Capital Group offre agli investitori, per affrontare anche i venti contrari che stanno attraversando l’economia, è quello di differenziare, non concentrandosi solo su un settore o unicamente su una zona geografica. In generale è saggio guardare fuori dai confini statunitensi e questo è ancora più vero se si parla di dividendi. Sono molte le aziende non americane che presentano dividendi superiori alla media. E questo è valido non solo per un ambito specifico, ma in diversi settori: dalla finanza ai beni di prima necessità, dal settore sanitario a quello dei materiali. E questo panorama porta con sé grandi nomi, come Zurich Insurance, British American Tobacco, Novartis e Rio Tinto.

Fai rendere di più la tua liquidità e il tuo patrimonio. Un’opportunità unica e utile ti aspetta gratuitamente.

Compila il form qui sotto, ti colleghiamo con un consulente, per i tuoi obiettivi specifici.

Articoli correlati

Articoli più letti

Ultime pubblicazioni

Magazine
Magazine N. 67 – aprile 2024
Magazine 66 – marzo 2024
Guide
Design

Collezionare la nuova arte fra due millenni

INVESTIRE IN BOND CON GLI ETF

I bond sono tornati: per anni la generazione di income e la diversificazione del rischio erano state erose dal prolungat...

Dossier
Più dati (e tech) al servizio del wealth
Il Trust in Italia