Un fondo attivo per non farsi sopraffare dalla recessione

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L’economia europea sembra si stia muovendo a rilento, con tassi molto alti, ma l’inflazione che ancora fatica a scendere. Il rischio che nel 2023 ci troveremo di fronte a una recessione non può essere ignorato, ma gli investitori non dovrebbero spaventarsi. A quali asset vale la pena prestare attenzione?

Il rischio di recessione spaventa molto gli investitori, ma questa non dovrebbe essere una scusa per lasciare il mercato. Gli asset di alta qualità, come quelli sul credito Investment Grade, continua a offrire opportunità interessanti e un fondo a gestione attiva può aiutare a cavalcare al meglio quest’onda. Ne abbiamo parlato con Victoria Whitehead, gestore del fondo BNP Paribas Funds Euro Corporate Bond.

Gli investitori temono la recessione, qual è la tua opinione in merito e che impatto ti aspetti sul credito investment grade?

Non è un timore infondato, l’economia dell’Eurozona è stata più resiliente del previsto nella prima metà del 2023, ma poi la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) è stata piatta e ci aspettiamo che continui a esserlo nei prossimi trimestri.

Le ragioni dell’aspettativa sono molteplici: il settore dei servizi sta perdendo lo slancio, il settore manifatturiero, in particolare in Germania, è frenato da una combinazione di fattori ciclici e strutturali, le politiche fiscali estremamente espansive volte a supportare prima la pandemia e poi la crisi energetica saranno gradualmente ridotte a supporto della sostenibilità fiscale e, altro elemento di attenzione, le tensioni geopolitiche.

Detto ciò, ci tengo a evidenziare anche fattori positivi, come il contributo del piano NextGenerationEU e altri budget europei a supporto delle economie. La forte crescita dei salari nominali e la diminuzione dell’inflazione che stiamo gradualmente osservando fanno si che i salari reali si stiano riprendendo, fattore che dovrebbe supportare i consumi.

Andando a livello micro e focalizzandosi sulle società europee investment grade (IG), è innegabile che queste si trovano di fronte a molte sfide: prima di tutto davanti a condizioni finanziarie più restrittive che stanno impattando negativamente sui fondamentali ma, anche grazie alla riapertura delle economie [post-Covid], le imprese sono state così redditizie che i loro margini sono cresciuti a livelli storicamente elevati e quindi, al momento, hanno un cuscinetto che le sta supportando.

In particolare, la liquidità a bilancio si trova al livello più elevato degli ultimi 20 anni e la remunerazione a più alti tassi di interesse ha più che compensato il più alto livello del finanziamento del debito.

L’alta qualità dei fondamentali è rispecchiata nei rating che, nel terzo trimestre, hanno continuato a migliorare – il rating medio del credito europeo IG è migliorato di un decimo nell’ultimo anno.

Altro elemento da menzionare, è che questa alta qualità ha anche rendimento – circa il 4.5% rispetto alla media storica dell’1.40% – e valutazioni interessanti – lo spread dell’ultimo anno è circa 30pb superiore alla mediana degli ultimi 5 anni.

Riassumendo tutti gli elementi sin qui illustrati, siamo relativamente costruttivi sul credito europeo IG e supportiamo l’interesse degli investitori che è tornato in auge.

Anche se i fondamentali delle società sono solidi, non ritenete che ci si debba aspettare un’onda di default?

Penso che il default sia poco probabile per il credito IG, dal momento che include società di qualità elevata con un tasso di default storico vicino allo 0%.

In generale, il fallimento, specialmente in Europa dove la regolamentazione è molto rigida, non è un evento improvviso, ma si riflette gradualmente in un deterioramento dei fondamentali e in un successivo declassamento da parte delle agenzie di rating. Il default è, infatti, più una preoccupazione per le imprese che rientrano nel segmento high yield.

Quindi, non ci aspettiamo una crescita dei default, bensì un ulteriore indebolimento dei fondamentali. Tuttavia, questo non ci preoccupa, lo vediamo più che altro come un’opportunità per generare alfa attraverso la nostra rigorosa gestione attiva.

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Il BTP nell’ultimo anno è stato un avversario del risparmio gestito, cosa ne pensate in merito?

Se ci focalizziamo meramente sul tasso di rendimento, è un innegabile che il BTP sia un avversario del risparmio gestito, ma facendo un passo indietro e guardando il quadro completo, riteniamo che i Titoli di Stato Pluriennali, più in generale le obbligazioni governative, e il credito europeo IG siano due mattoni indispensabili per un portafoglio ben diversificato.

Il BTP è ben conosciuto dagli investitori e questo fornisce una sorta di tranquillità, ma se traduciamo il credito europeo in nomi di società troviamo che anche queste sono ben conosciute e percepite come emittenti di alta qualità. Come esempio, possiamo menzionare Danone, Volkswagen, Easy Jet e nomi italiani come ENI, Intesa San Paolo and Enel.

Quali sono gli elementi che caratterizzano la gestione del fondo che gestisce, il BNP Paribas Funds Euro Corporate Bond?

Riteniamo che l’elemento principale di successo del Fondo è il rigoroso processo di investimento che combina elementi top-down e una meticolosa analisi e selezione di emittenti e obbligazioni.

Il processo è da una parte collegiale: i gestori, gli analisti dedicati al credito e gli esperti macro condividono e sfidano reciprocamente le loro idee. D’altra parte, in qualità di gestore, sono la persona con la responsabilità finale sulla gestione del Fondo ma, grazie allo scambio veloce e costruttivo con i colleghi, riesco ad avere una visione a 360° e a essere molto reattiva sul mercato.

Altro fattore importante è la considerazione della sostenibilità nella strategia di investimento che è possibile grazie all’alto valore dell’analisi fatta a livello centrale da un team indipendente.

Il risultato finale è un fondo attivo, classificato tra i migliori della sua categoria, con una costante generazione di alfa e una volatilità contenuta nel corso degli anni.

Qual è il vostro focus al momento?

Al momento siamo particolarmente focalizzati su due aspetti della selezione: in primo luogo sull’analisi degli emittenti per individuare ed evitare quelle società con fondamentali particolarmente deboli. Secondo elemento è l’analisi relativa delle obbligazioni che è legata alla dispersione osservata sul mercato in termini di settori, rating e struttura del capitale. Concretamente, stiamo privilegiamo obbligazioni senior di banche europee e obbligazioni classificate nei rating più bassi dell’IG per i settori non ciclici e con crescita stabile così da beneficiare di valutazioni interessanti.

Lo scopo finale è quello di massimizzare il profilo di rischio/rendimento del Fondo.


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