Tre motivi per guardare all’azionario europeo nonostante le sfide

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La stretta monetaria sta facendo sentire i suoi effetti sull’economia europea, soprattutto sul settore manifatturiero. Si tratta però di sfide nel breve termine: l’azionario europeo continua a essere forte e offrire molte opportunità agli investitori, vediamole insieme

L’industria tedesca si è ammalata, ora bisogna solo sperare non si tratti di una nuova malattia infettiva. Sono infatti da poco usciti i dati riassuntivi del mese di dicembre e l’industria tedesca ha toccato un nuovo record, sembra infatti che la locomotiva d’Europa abbia registrato un calo per il settimo mese consecutivo (-1,6%), primato che non era stato raggiunto neppure durante la crisi finanziaria del 2008.

In generale, l’attività economica nell’eurozona non si è ancora ripresa a pieno dalla pandemia: il settore manifatturiero europeo ha subito una contrazione negli ultimi anni a causa di una domanda globale fiacca, dell’aumento dei costi di produzione e da un calo delle esportazioni verso la Cina.

Se fino ad ora la resilienza del mercato del lavoro ha sostenuto la spesa dei consumi, anche aiutata dai risparmi che le famiglie hanno messo da parte durante i due anni di pandemia, ora che questi risparmi stanno diminuendo la situazione potrebbe cambiare.

Tuttavia, malgrado il rumore di fondo del mercato, per gli investitori è importante creare una distinzione tra quello che sta accadendo nel breve termine e i fondamentali delle aziende. A tal proposito, Anita Patel, Investment Director di Capital Group, ha selezionato tre motivi chiave che rendono l’azionario europeo ancora interessante.

1. Gli sconti continuano e torna l’era dei dividendi

“Sebbene storicamente le azioni europee siano sempre state negoziate a sconto rispetto a quelle USA, questo sconto ha toccato un record storico. Al momento i mercati USA scambiano a un rapporto prezzo/utili prospettico a 12 mesi pari a 17,6 contro l’11,7 per l’Europa; si tratta di uno sconto del 33%, ben superiore alla propria media storica”, sottolinea l’esperta. Questo non dipende solo dalle valutazioni alle stelle del mercato statunitense, soprattutto se si guarda al settore tech, ma anche dal fatto che molte società europee scambino multipli inferiori alle loro controparti americane.

Ma se questo non bastasse a convincere gli investitori, le società europee offrono anche un maggiore dividend yield, che gioca un ruolo cruciale nei periodi di incertezza economica, proprio come quello in cui ci troviamo oggi.

2. Aziende regionali, ma con mire globali

L’industria europea è conosciuta per essere ricca di small cap, ma questo non significa che manchino all’appello alcune tra le multinazionali di maggior successo al mondo. Dalla loro, queste grandi aziende offrono una forte diversificazione, fattore che le rende a prova di instabilità anche in periodi di rallentamento dell’economia globale, e una forte abilità nello sfruttare i ricavi esteri, che arrivano dall’Asia, dall’America Latina e dagli Stati Uniti.
Ma Patel ricorda che la parola chiave per attrarre l’attenzione e fidelizzare clienti in tutto il mondo è ‘innovazione’, parola ben conosciuta e implementata anche in Europa.

3. Opportunità nel lungo termine diversificate

Tornando a paragonare Stati Uniti e Europa, è innegabile il fatto che il 2023 è stato tutto incentrato sulle Magnifiche Sette americane, da cui sono dipesi gran parte dei rendimenti dello scorso anno. Tuttavia, un gruppo così piccolo ha contribuito circa al 77% del rendimento dell’S&P 500, questo significa avere un mercato poco diversificato e se l’universo tech si trovasse di colpo di fronte ad uno stop, tutto il mercato sarebbe costretto a bloccarsi. In Europa la situazione è molto diversa: i primi dieci titoli dell’indice MSCI Europe costituiscono circa il 22% dell’indice e contribuiscono per il 24% al rendimento complessivo.
Insomma, “il predominio di un gruppo ristretto di società, come i colossi statunitensi del settore tecnologico, crea importanti sfide per gli investitori. I dati indicano che esso può determinare un aumento del rischio complessivo a carico del portafoglio, acuito ulteriormente dal fatto che queste società operano in campi simili”. Al contrario una maggiore diversità contribuisce a ridurre i rischi e offre anche agli investitori una un’ampia gamma di opportunità.

In conclusione, l’Europa non è immune alle sfide di mercato, ma si tratta per lo più di rischi nel breve termine. La struttura delle imprese e del comparto azionario del mercato non verrà intaccata nel lungo termine, l’importante è selezionare con attenzione i temi di investimento e le aziende più solide.

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