Taglio tassi Bce, quando? Ora la variabile chiave è un’altra

Il dato sull’inflazione in sé non basta più per tracciare il calendario del taglio dei tassi da parte della Bce. In questa fase, in cui occorre una conferma della discesa dei prezzi prima di procedere all’allentamento monetario, sarà importante osservare un’altra variabile chiave. Anzi cinque, secondo gli esperti di Eurizon

Il dato sull’inflazione in sé non basta più per tracciare il calendario del taglio dei tassi da parte della Bce. In questa fase, in cui occorre una conferma della discesa dei prezzi prima di procedere all’allentamento monetario, sarà importante osservare un’altra variabile chiave. Anzi cinque, secondo gli esperti di Eurizon

Se finora l’inflazione è stato il principale indicatore per intuire le future mosse della Bce, l’attenzione ora si sta spostando su un’altra variabile chiave: l’andamento dei salari. Perché sebbene l’inflazione sia scesa ulteriormente a febbraio, attestandosi al 2,6% rimangono alte le pressioni domestiche sui prezzi. Lo ha ammesso la stessa Christine Lagarde in occasione dell’ultima riunione di marzo: la Bce non è ancora “sufficientemente fiduciosa” sul raggiungimento del target ed è in attesa di altre informazioni prima di considerare un taglio dei tassi. Il riferimento è ai salari, che potrebbero mantenere alte le pressioni inflazionistiche, soprattutto nei servizi (settore ad alta intensità di lavoro). Ma, attenzione, perché se la variabile chiave è la dinamica salariale, il dato specifico da osservare nei prossimi mesi non sarà uno solo, bensì cinque, secondo Eurizon.

Attenzione ai salari attraverso questi 5 dati


Considerando che non c’è un percorso predefinito della Bce e che l’entità dei tagli dei tassi dipenderà dalle informazioni che arriveranno, l’attenzione è tutta rivolta ai salari, in quanto variabile chiave per capire l’evoluzione futura dell’inflazione e dunque in grado di condizionare le scelte di politica monetaria. Secondo Eurizon, sono cinque i dati che illustrano la dinamica salariale nell’Eurozona e che quindi dovranno essere osservati da vicino nei prossimi mesi:

1. I redditi per occupato

Rappresentano le informazioni più complete sull’andamento dei salari. Dopo la pandemia i redditi per occupato sono saliti ben sopra la media di lungo periodo, per compensare la fiammata inflazionistica. Tuttavia, si inizia a intravvedere un lieve rallentamento e, secondo le proiezioni della Bce, la discesa dovrebbe proseguire: dal 5,3% dello scorso anno al 4,5% quest’anno fino al 3% nel 2026. Peccato che questi dati abbiano frequenza trimestrale e “vengano rilasciati con molto ritardo e cioè circa due mesi dopo la fine del trimestre di riferimento”. Quindi, ad esempio, quelli sul primo trimestre di quest’anno verranno rilasciati appena a inizio giugno.

2. I salari contrattuali

Si riferiscono alle retribuzioni concordate tra datori di lavoro e sindacati. Anche questi dati hanno frequenza trimestrale, ma vengono rilasciati circa un mese prima rispetto ai precedenti. L’ultimo dato ha evidenziato un lieve rallentamento della crescita delle retribuzioni, che restano però su livelli elevati al 4,5% annuo (vs. precedente 4,7%).

3. Il wage tracker

È un indicatore a frequenza mensile costruito dalla Bce sulla base degli accordi siglati tra sindacati ed aziende in sette paesi dell’Eurozona (Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Austria e Grecia). Questa indicazione ha assunto maggiore importanza quest’anno visto che nei prossimi mesi verrà rinnovato il 40% dei contratti che rientrano nella misurazione.

“Il wage tracker riceve quasi in tempo reale qualsiasi cambiamento negli accordi negoziati – sottolineano da Eurizon – È dunque la misura più tempestiva dell’andamento dei salari ed è per questo che la Bce lo guarda con molta attenzione”. L’aspetto più interessante di questo dato è che ha anche una componente prospettica; il limite, invece, è che non è pubblico, ma compare solo in alcune presentazioni della Bce. Nell’ultima presentazione, il wage tracker indicava per quest’anno una crescita dei salari simile a quella dello scorso anno, intorno al 4,5% annuo.

4. Dati Indeed e indagini presso le imprese

I dati Indeed si riferiscono alle retribuzioni pubblicate negli annunci di lavoro online e dunque colgono le variazioni nei salari offerti ai nuovi assunti. Hanno frequenza mensile, ma non sono pubblicati secondo un calendario regolare. Gli ultimi dati hanno mostrato una crescita dei salari sostanzialmente stabile al 4% annuo, sotto i picchi toccati nel 2022 e inizio 2023 vicini al 5%.

La Bce, inoltre, conduce su base trimestrale delle indagini presso le grandi imprese europee, per raccogliere una serie di informazioni sull’andamento dei salari. Ad oggi si rileva una crescita media salariale per il 2024 del 4,4%, ben sotto il 5,3% del 2023. Il limite di questa indicazione è che non è pubblica e si può rinvenire solo in alcune pubblicazioni, come il bollettino economico.

5. I modelli econometrici

Sono utili per prevedere l’andamento dei salari, ma ultimamente la Bce tende a darvi un peso minore rispetto al passato. Al momento, comunque, l’indicazione è di una moderazione della crescita salariale nei prossimi trimestri grazie alla discesa dell’inflazione che smorzerà le richieste di aumenti retributivi da parte dei lavoratori.

Le implicazioni per la Bce


Nel complesso, questi dati indicano una stabilizzazione della crescita dei salari e anche la Bce si aspetta una moderazione delle retribuzioni quest’anno, ma vuole aspettare di avere maggiore evidenza dai dati relativi al primo trimestre. Gran parte di questi, però, saranno disponibili solo nel corso della primavera. “Ciò fa prevedere che il primo taglio dei tassi probabilmente non arriverà prima di giugno, a meno di sorprese molto negative dai dati”, concludono da Eurizon.

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