La recessione arriverà? Attenzione a sperare il contrario

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Nella favola senza fine della recessione, bisogna stare attenti a quello che si desidera. Evitare una recessione potrebbe creare più danni al mercato americano piuttosto che doverne affrontare una lieve

È arrivato settembre e con lui l’ora di rivedere i propri piani. Il mercato ha reso questo passaggio particolarmente complicato: nel giro di un’estate la situazione è cambiata radicalmente, rimescolando tutte le carte in tavola. Eppure, i temi nella mente degli investitori sono rimasti invariati:

  • Tassi di interesse, aspettando che la scalata finalmente volga al termine
  • Inflazione, che si sta abbassando ma prendendosi tutto il tempo necessario
  • Possibile recessione, un’ombra che sembra sempre più lontana ma della quale si continua a sentire il peso sulle spalle

Recessione sì o no, cosa fare nell’incertezza?

Crediamo ancora in una recessione – i dati ne indicano una – ma rimandata a fine anno”, questa la previsione di Dan Scott, Head of Vontobel Multi Asset.

Questo ritardo è dovuto, negli Stati Uniti, agli incentivi che il governo ha deciso di iniettare nel mercato con l’Inflation Reduction Act. Infatti, i consumi continuano a essere elevati e i consumatori sembrano disposti a spendere molto ora, prima di essere travolti dal rallentamento del mercato. Inoltre, anche il mercato del lavoro ha riservato parecchie sorprese, ben accette per i consumatori: con un tasso di inflazione che rimane sotto al 4% (ad agosto si è attestato al 3,8%, lievemente superiore alle aspettative) e alcune nuove trattative salariali.

Se e quando la recessione colpirà il mercato statunitense, questa avrà un forte impatto anche su cosa aspettarci dalla Federal Reserve per i prossimi mesi.

Nello scenario che potrebbe sembrare ottimale, ovvero dove non sarà necessario preoccuparsi del tipo di atterraggio e la recessione diventerà solo un presagio che non si è mai avverato, la Fed potrebbe essere costretta a continuare ad alzare i tassi di interessi, rischiando di creare gravi danni all’economia. Il pericolo è, infatti, che in una simile situazione l’inflazione non possa essere domata e l’unico modo per riportarla sotto il target del 2% sarebbe quello di continuare con la scalata dei tassi.

D’altro canto, una recessione troppo profonda, innescata da decisioni rigide della banca centrale americana, potrebbe dare il via, secondo Scott, a un effetto domino: “Riduzione degli investimenti da parte delle società e delle spese da parte dei consumatori e impennata dei tassi di default per società e privati”. In una situazione simile la Fed dovrebbe fare tutto il necessario per salvare l’economia, tagliando in modo rapido e aggressivo i tassi di interesse, considerando che una reazione troppo lenta potrebbe causare un nuovo rialzo dell’inflazione.

Nessuno dei due scenari sembra particolarmente roseo per gli investitori, un atterraggio morbido potrebbe invece rappresentare lo scenario migliore, “generando una distruzione della domanda sufficiente a riportare l’inflazione sotto controllo e consentendo una pausa per le banche centrali”.

Considerando anche che la Cina non è ripartita con la forza che si era preventivata ed è ben lontana dal trascinare l’economia globale, bisogna decidere con cura cosa desiderare.

Nonostante la risposta più ovvia possa essere quella di non vedere mai una recessione, è necessario sforzarsi di avere una prospettiva più ampia. Una contrazione, per quanto blanda, potrebbe essere la giusta soluzione per non trascinare il mercato in un baratro nero.

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