Riunione Fed: ancora nessun taglio, ma qualcosa bolle in pentola

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La Federal Reserve mantiene invariati i tassi, mentre il presidente Powell continua a rimandare i tagli sino a quando non sarà raggiunto l’obiettivo del 2%. Nel frattempo, l’economia americana vive uno scenario “goldilocks”. Quali prospettive per il futuro? Ce ne parla Kevin Thozet di Carmignac

La Federal Reserve degli Stati Uniti ha mantenuto i tassi d’interesse invariati, lasciando il costo del denaro al suo massimo da 22 anni per la quarta volta consecutivo e sebbene il picco dell’inflazione sia stato raggiunto, un taglio dei tassi non è imminente. Questo il messaggio del presidente della Banca centrale statunitense, Jerome Powell che sebbene abbia praticamente escluso un taglio a marzo, ha comunque lasciato intendere che l’allentamento accadrà durante l’anno. I mercati hanno reagito negativamente a queste notizie, con le azioni in ribasso e i rendimenti dei titoli di stato in calo, mentre il biglietto verde ha registrato un aumento di valore.

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Il commento di Carmignac

Secondo Kevin Thozet, membro del comitato investimenti di Carmignac, è in pieno atto uno scenario “goldilocks”, ossia un ciclo economico equilibrato in bilico tra inflazione e recessione caratterizzato da una crescita modesta e un basso aumento dei prezzi. “Da un lato, infatti, il Pil statunitense segna un +3%; dall’altro sembra confermata la narrazione della disinflazione perfetta, che procede a un ritmo più rapido del previsto. A livello globale, la combinazione dei flussi migratori e l’allentamento dei colli di bottiglia hanno favorito il lato dell’offerta, mentre la deflazione in Cina ha contribuito dal lato della domanda.
Il PCE core (l’indice dei prezzi per la spesa per i consumi personali) e i salari sono in linea con il target del 2% della Fed. “Per la Banca Centrale america ci sono quindi tutti presupposti per iniziare ad adottare una politica più accomodante, se necessario, dato che gli attuali tassi di policy sono ben al di sopra del livello di neutralità”.

Il temporeggiare di Powell potrebbe essere legato alla sua reticenza a diventare un market mover. “La Fed sta ridimensionando la probabilità di un taglio a marzo. Si atterrà invece a un piano che si basa sulla dipendenza dagli indicatori economici. Prima della prossima riunione di marzo sono infatti ancora attesi due dati sull’inflazione e due pubblicazioni sui Non-Farm Payrolls.

Per quanto riguarda il prosieguo dell’anno, operatori e investitori continueranno a chiedersi fino a che punto e con quale velocità la Fed potrà procedere con i tagli dei tassi. “I cambiamenti nelle dinamiche dell’offerta di lavoro, con l’immigrazione che diventa un tema elettorale, l’impatto della geopolitica sulle materie prime, la possibilità di misure di sostegno più consistenti in Cina e i tassi più bassi alimentano intrinsecamente condizioni finanziarie più facili, che a loro volta alimentano sia la crescita economica che l’inflazione. Ma per ora, l’atterraggio morbido dell’economia statunitense è una realtà che molti avevano scartato”, conclude l’esperto

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