Dal petrolio al mercato obbligazionario: che legame c’è?

Gli incrementi di produttività associati alla rivoluzione dello shale negli USA hanno
determinato un mercato ribassista per il petrolio. Tuttavia, sussistono crescenti segnali, secondo cui il mercato ribassista potrebbe attenuarsi. Gli esperti di T. Rowe Price analizzano come un simile nuovo contesto può rivelarsi favorevole per gli investimenti energetici

Il petrolio, il cosiddetto oro nero, che ha fatto la fortuna di molto Stati, accompagna la storia dell’uomo da millenni: basti pensare che già nell’antica Grecia veniva sfruttato per la produzione di sostanze mediche e per alimentare le lampade. Le quotazioni legate a questo bene hanno un andamento molto altalenante: se nel 1998 il prezzo al barile si attestava intorno a 11 dollari, nel ventennio successivo si è visto un rialzo record, fino alla cifra di 147 dollari, per poi scendere nuovamente.


Gli incrementi di produttività senza precedenti associati alla rivoluzione statunitense dello shale oil e shale gas hanno dato il via ad un mercato ribassista quasi decennale, non solo per i prezzi del petrolio, ma anche per quelli del gas naturale. Ma forse la situazione sta cambiando e il mercato ribassista potrebbe attenuarsi. In una simile situazione, secondo Steve Boothe, Head fo Investment-Grade Fixed Income, e Elliot Shue, Credit Analyst di T. Rowe Price, una transizione verso un calo della produttività creerebbe probabilmente un contesto più favorevole per gli investimenti energetici.

Cambiamento strutturale o dinamica ciclica?

E’ possibile che, a fronte della normalizzazione delle distorsioni che il mercato ha affrontato durante la pandemia, quello che era sembrato un cambiamento strutturale potrebbe finire per rivelarsi una dinamica ciclica. In tal caso, asseriscono i due esperti di T. Rowe Price, il mercato tornerebbe a riaccelerare e la produttività a scendere. Tuttavia, le quotazioni del petrolio Wti e le indagini sui produttori mostrano non solo una ripresa delle distorsioni determinate dalla pandemia, ma anche un nuovo rialzo dei prezzi.

Dal petrolio al mercato obbligazionario

In un simile contesto, dove il calo di produttività creerà un ambiente più favorevole per gli investimenti energetici, i titoli di credito di questo comparto potrebbero sovraperformare l’intero mercato obbligazionario investment-grade statunitense. Considerando i cicli di mercato in ambito energetico, nelle fasi ribassiste i titoli di credito di questo comparto sono stati negoziati con spread di credito più alti rispetto ai bond investment grade. Al contrario, nella fase rialzista gli spread del credito energetico sono stati più ristretti.


Il rialzo dei prezzi del petrolio – che oggi viaggia sugli 86,8 dollari al barile (dati al 20/03/2024) – sembra aver sostenuto il comparto energetico, causando una sovra-performance rispetto al mercato dei bond. Inoltre, i titoli di credito legati al mercato energetico hanno anche sorpreso in positivo, dimostrando una volatilità ridotta durante il recente mercato rialzista dell’energia, subendo meno sbalzi rispetto al comparto dell’investment-grade.

È importante però non generalizzare, nonostante il mercato energetico in generale si sia dimostrato per lo più stabile e con prestazioni interessanti nell’ultimo periodo, i sotto-comparti energetici, come i produttori di petrolio e gas e coloro che svolgono servizi per i giacimenti petroliferi, hanno risentito molto di più dei movimenti del mercato, essendo ben più sensibili rispetto ai prezzi del petrolio.

Opportunità di investimento: dove guardare?

In un contesto economico globale che rimane incerto e dove la recessione non è ancora stata evitata del tutto, anzi in alcune aree sembra sempre più imminente, spingendo i prezzi del petrolio al ribasso, Boothe e Shue hanno analizzato le società legate a questo tema, cercando di capire quali settori potrebbero rimanere interessanti anche nei prossimi mesi.

  • Servizi per giacimenti petroliferi: non ci sono dubbi sul fatto che le imprese che sono state in grado di offrire servizi e attrezzature ai produttori di petrolio e gas naturale siano stati i grandi vincitori quando è iniziato il nuovo ciclo. Questo non significa, però, che il loro tempo sia ormai passato: a fronte di un calo di produttività, lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie potrebbe diventare fondamentale, quindi in presenza di prezzi e attività sempre più consistenti, le imprese di questo settore beneficeranno di un incremento di domanda;
  • Produttori di petrolio e gas (E&P indipendenti): “probabilmente saranno i beneficiari più diretti dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Questo sotto-comparto potrebbe anche aumentare le spese in conto capitale, erodendo potenzialmente la qualità del credito”;
  • Attività che trattano idrocarburi, dalla fonte a valle (midstream): anche in questo caso, è presente un interessante margine di rialzo, anche se limitato;
  • Aziende energetiche integrate: si tratta di imprese globali attive nei comparti del petrolio e del gas naturale che sono integrate verticalmente e, proprio per la loro struttura, beneficeranno direttamente dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, trattandosi di aziende esposte anche alla raffinazione dei prodotti, prima di inserirli nel mercato, il loro guadagno risulterà in parte diluito;
  • Società di raffinazione: la raffinazione del petrolio greggio, necessario per trasformarlo in benzina e altri prodotti, è fondamentale, ma costi più elevati di petrolio e gas naturale avranno un impatto diretto su questo tipo di imprese, aumentando i costi di input, causando quindi una riduzione dei margini.

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