Outlook di mercato: le asset class più interessanti

seguire il trend di mercato

Crescita economica moderata e solidi utili societari, questo è quello che gli investitori si trovano davanti per i prossimi mesi. Quali sono le asset class più interessanti e quali è meglio evitare?

Con un piede già nel secondo trimestre del 2024 è bene prepararsi a quello che accadrà nei prossimi mesi. Dopo un inizio in quarta, sono molti gli investitori che hanno deciso di rimanere sull’attenti, pronti a non farsi prendere di sorpresa da nuove sbandate del mercato.
Gli esperti PGIM condividono la loro visione su cosa aspettarsi nel secondo trimestre.

Il rally azionario statunitense non è ancora pronto a fermarsi

Il primo trimestre dell’anno è stato senza dubbio molto positivo per il mercato azionario, guidato per lo più dai titoli growth. Ma vi è stato un cambiamento di fondo rispetto agli ultimi mesi del 2023: i cosiddetti Magnifici Sette, da essere responsabili di due terzi dell’andamento positivo dell’indice S&P 500, negli ultimi mesi hanno contribuito ‘solo’ a un terzo dei rendimenti. Questo non significa che grandi nomi, come quello di Nvidia, abbiano perso il loro fascino, ma il mercato sta diventando sempre più ampio.

Per il mercato obbligazionario c’è ancora spazio

Nonostante l’anno sia partito in quarta per il mondo azionario, questo non significa che sia l’unica asset class ad offrire opportunità interessanti. Nel lungo periodo anche i rendimenti dei mercati obbligazionari rimangono solidi, senza contare che i rendimenti elevati offrono un contesto favorevole già oggi.
Lo stesso vale per gli spread: “sebbene sia improbabile un restringimento degli spread all’ingrosso rispetto ai livelli attuali, i settori a spread possono aggiungere reddito e rendimento incrementali, oltre a offrire opportunità di aggiungere valore attraverso la rotazione dei settori e la selezione delle emissioni”.

Inflazione “appiccicosa”: continua a scendere, ma i tempi sono lunghi

Rispetto alla scorsa anno non ci sono dubbi, l’inflazione si trova in una posizione molto più favorevole. Mentre è chiaro che la Fed e la Bce non siano disposte ad alzare i tassi di interesse nonostante un’inflazione più ‘sticky’ del previsto, è ancora difficile prevedere il primo taglio dei tassi. Infatti, “nonostante il notevole calo dell’inflazione dei beni globali essenziali, dovuto alla risoluzione delle catene di approvvigionamento, al ribasso dei prezzi delle materie prime e alla debole domanda di beni nel 2023, questo calo si è recentemente attenuato a causa del rinnovato interesse per i beni e all’aumento dei costi dei fattori produttivi”, hanno sottolineato gli esperti.

Powell, da parte sua, spiega che di fronte alla mancanza di progressi forti verso l’obiettivo del 2%, non si sente sicuro nel ridurre i tassi fino a quando ci sarà più certezza sulla traiettoria dell’inflazione. Nell’eurozona la situazione è invece lievemente diversa: l’area gode di una crescita più lenta e con l’inflazione che a marzo si è attestata al 2,4%, la Bce sembra più vicina al primo taglio dei tassi, che potrebbe avvenire già nei prossimi mesi.

Economia in crescita, ma senza correre

Dopo gli anni di pandemia dove tutti i confini sono stati chiusi, una crescita, anche modesta, sembra una prospettiva molto interessante per gli investitori. Lo scorso anno gli utili globali si sono mossi a rallentatore, soprattutto a causa di significativi declini nei settori energetico, delle materie prime e sanitario. In questi mesi la situazione sembra invece stia migliorando, soprattutto se si osserva l’andamento degli utili statunitensi.

Dopo una crescita modesta nel 2023, il consensus prevede un andamento simile, con un ritmo moderato, per i prossimi mesi, con una bassa crescita a due cifre. Questo vale sia per gli Stati Uniti che per gli altri mercati sviluppati, una ripresa più forte è invece prevista per le economie emergenti.

Mercati emergenti: dove guardare

Costruttivi nella valuta forte dei mercati emergenti in un contesto di moderazione della crescita e dell’inflazione. Dato l’elevato carry, il debito dei mercati emergenti appare interessante su base relativa rispetto ad asset class comparabili e una lieve contrazione degli spread e/o un calo dei rendimenti core potrebbero portare i rendimenti totali a raggiungere le due cifre. La performance del mercato locale potrebbe essere messa a dura prova a meno che la Fed non inizi a tagliare i tassi a maggio o giugno e che i dati sull’inflazione dei mercati emergenti non migliorino in modo sostanziale.

Materie prime: quanto pesano le tensioni geopolitiche

Per quest’anno i rendimenti delle materie prime sono destinati a rimanere ancora volatili, infatti nel breve termine è difficile immaginare che le tensioni geopolitiche verranno meno, anzi.
La domanda di alcuni beni, come quella del rame, è però destinata a crescere nel lungo periodo, essendo un elemento fondamentale sia per lo sviluppo delle componenti fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, sia per la transizione sostenibile.
I rischi rimangono, ma non per questo il mondo delle materie prime va escluso completamente dal proprio portafoglio.

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