Un ultimo sforzo, forse quello più doloroso, per poi riprendere fiato e osservare prospettive più
rosee. È questo ciò che dovrebbe aspettare gli investitori nel prossimo anno, secondo gli esperti di
Robeco, che riassumono l’outlook 2023 con un titolo che dice già tutto: “Difficoltà a breve
termine, opportunità a lungo termine”. Sì perché nei prossimi mesi potrebbe
concretizzarsi quello che è lo spettro di tutti gli investitori, la stagflazione, ovvero quel contesto di
bassa crescita e di inflazione elevata, che lascia poca via di scampo alla ricerca di rendimento. Già
nell’ultimo periodo si è assistito a una correlazione anomala tra obbligazioni e azioni, a causa della
corsa dell’inflazione e di una conseguente stretta monetaria da parte delle banche centrali, che ha
reso il compito degli asset allocator particolarmente difficile.
Se nel breve termine bisogna quindi prepararsi alla fase più dolorosa, le cose potrebbero cambiare
nel corso del 2023. “L’esperienza ci insegna che l’ultimo tratto di una ripida salita verso il picco
può rivelarsi insidioso (…). Ma alla fine seguiranno prospettive più rosee”, avvertono da Robeco.
Più precisamente, quando? Secondo la casa di gestione olandese, quando emergeranno tre grandi
picchi: il picco dell’inflazione, il picco dei tassi e il picco del dollaro. “Sebbene questi picchi siano in
vista, devono ancora essere raggiunti”. Vediamoli da vicino allora.
I primi due sono legati tra loro a doppio nodo. Le banche centrali sono infatti ancora impegnate
nell’estenuante battaglia per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Gli ultimi dati giunti dagli
Stati Uniti suggeriscono che il picco dei prezzi è probabilmente stato raggiunto, visto che hanno
mostrato un lieve rallentamento al 7,1% dal 9,1% toccato a giugno, ma non si può dire la stessa
cosa nell’Eurozona, dove le pressioni inflattive rimangono elevate, soprattutto sulla componente
energia.
Da qui si deduce, come il secondo picco, ovvero quello dei tassi debba ancora essere raggiunto.
Anche perché le banche centrali sono intenzionate a mantenere un atteggiamento restrittivo più a
lungo e anche in caso di recessione, almeno fino a quando i dati sui prezzi non forniranno una
prova evidente che effettivamente l’inflazione si sta sgonfiando.
Il terzo picco riguarda invece il dollaro, che nel 2022 ha regnato sovrano. “La corsa del dollaro
raggiungerà probabilmente il suo picco nel 2023, dato che la Fed si mostra riluttante a cambiare
rotta e i potenziali eventi di liquidità innescano flussi di beni rifugio verso gli Stati Uniti”.
Insomma, il 2023 si prospetta come un anno dalla doppia faccia: all’inizio una maggiore debolezza,
ma una volta raggiunti i tre picchi, si vedrà un considerevole miglioramento delle prospettive di
rendimento per le principali classi di attività.