Cattelan e la banana della discordia: vince Maurizio!

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Cattelan non è nuovo a controversie giudiziarie in merito alla paternità di suoi lavori: l’ultimo caso riguarda la famosa “banana” incollata con lo scotch al muro durante Art Basel Miami, per cui l’artista veneto è stato accusato di plagio dallo statunitense Joe Morford

L’artista italiano Maurizio Cattelan ha vinto la causa contro lo statunitense Joe Morford. Il giudice Robert Scola del Tribunale Federale di Miami ha stabilito che l’eccentrico creativo veneto è l’unico autore dell’opera Comedian, meglio nota come la “Banana di Cattelan”, riconoscendogli conseguentemente il diritto d’autore sulla stessa.

Comedian, opera concepita nel 2018 per la rivista New York Magazine, aveva raggiunto il grande pubblico ed il successo l’anno successivo grazie all’esposizione alla fiera Art Basel di Miami Beach, durante la quale era stata venduta per la cifra di 120.000 dollari.

La notorietà e curiosità verso l’opera è aumentata nel corso degli anni, complici vari episodi che hanno avuto come protagonista la “banana d’autore”, come quello che lo scorso maggio ha visto l’opera, in esposizione a Seoul, staccata dal muro e mangiata da uno studente affamato.

L’artista contemporaneo Joe Morford nel 2021 aveva intentato una causa civile avanti il Tribunale di Miami per violazione della normativa inerente il copyright, sostenendo che l’opera Comedian fosse ispirata alla sua creazione, realizzata nel 2000, Orange and Banana, facente parte dalla serie Sculptures: Still Life e composta da due pannelli rettangolari verdi sovrapposti: in quello superiore compariva un’arancia, in quello inferiore una banana.


Il Tribunale, sebbene inizialmente un giudice avesse trovato elementi validi per far proseguire il giudizio, si è pronunciato a favore di Cattelan, ritenendo, anche a seguito delle dichiarazioni rese dallo stesso Cattelan e da un suo collaboratore, non ci fossero prove sufficienti che l’artista italiano avesse visto e si fosse direttamente ispirato alla composizione Orange and Banana.

Prescindendo anche da tale eventualità, secondo il giudice Scola, non è in ogni caso proteggibile dalla normativa sul copyright l’atto di fissare una banana con lo scotch su di un supporto verticale, non rilevando in alcun modo che Morford avesse registrato la sua creazione nel 2020, in accordo con le norme americane in tema di proprietà intellettuale, in quanto la tutela si estende soltanto agli elementi espressivi di un’opera, ma non ad eventuali idee, progetti, metodi di realizzazione, tanto che la Corte ha osservato “To find otherwise would further limit the already finite number of ways in which a banana may be legally taped to a wall without infringing on Morford’s work”.

Il Giudice, effettuando una precisa e puntuale ricostruzione della fattispecie concreta, ha descritto tutte le peculiarità dell’opera di Cattelan, mettendo in risalto anche le divergenze rispetto alla composizione di Joe Morford.

In particolare, assume rilievo la diversa impostazione di Comedian, attaccata direttamente con lo scotch al muro senza supporti o cornici e, soprattutto, “l’angolo in cui la banana è stata collocata”, nonché “gli standard esigenti che Cattelan ha sviluppato per l’esposizione di Comedian”: questi elementi, secondo la corte statunitense, non permettono di ritenere l’opera alla stregua di un plagio o comunque ispirata alla composizione realizzata diversi anni prima da Morford.

Cattelan non è nuovo a controversie giudiziarie in merito alla paternità di sue opere: come raccontato nel mio articolo per WeWealth del maggio 2022, era già stato citato dallo scultore francese Daniel Druet, il quale lamentava la mancata menzione del proprio nome nei cataloghi e nelle mostre delle opere di Cattelan e chiedeva conseguentemente un risarcimento danni pari a 5 milioni di euro. Anche in questa occasione l’artista era uscito vittorioso, in quanto il giudice aveva riconosciuto la paternità esclusiva delle opere in capo a Cattelan, per la dirimente circostanza che egli era il solo ideatore delle stesse, mentre Druet si limitava ad osservare pedissequamente le istruzioni del maestro per la realizzazione, senza alcun apporto creativo.

È interessante confrontare la vicenda giudiziaria Cattelan/Morford anche con la recente pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti in riferimento alla violazione della normativa sul copyright da parte dell’artista Andy Warhol.

La controversia origina nel 2016, quando la Andy Warhol Foundation decide di concedere in licenza uno dei 16 dipinti realizzati dall’artista – raffiguranti il noto cantante e musicista Prince – per la copertina di una edizione speciale della rivista Vanity Fair, a fronte di un corrispettivo di circa 10.000 dollari, senza tuttavia corrispondere alcunché alla fotografa Lynn Goldsmith, autrice dell’immagine che aveva ispirato Andy Warhol nella realizzazione dei ritratti.

Dopo una lunga vicenda processuale, la Corte Suprema – con un voto di 7-2 – ha ritenuto che l’opera dell’artista americano non potesse rientrare tra quelle coperte dalla regola (americana) del fair use ed avesse quindi violato i diritti d’autore della Goldsmith.

In verità, la Corte Suprema è stata chiamata a deliberare, più in generale, su un tema fondamentale per il mondo dell’arte, ossia il labile confine esistente tra ispirazione e furto, nelle ipotesi in cui un artista “prenda in prestito” da un altro artista.

In conclusione, i casi citati ben esemplificano le difficoltà ed incertezze del mercato dell’arte, dimostrando come non ci sia ancora un approdo giurisprudenziale certo.

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