La Cina “declassa” il covid: nuova fase anche sui mercati

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La fine della politica Zero covid è stata ufficializzata da una comunicazine di Xi Jinping: via la quarantena per chi arriva dall’estero

Dopo mesi di dubbi e il successivo abbandono di fatto della politica Zero Covid, la Cina ha lanciato un messaggio che ufficializza la nuova fase nella lotta al coronavirus che ha avuto una immediata e positiva reazione di mercato. A partire dall’8 gennaio, hanno annunciato le autorità nazionali, chi entrerà nel Paese non dovrà più isolarsi in una quarantena obbligatoria. In seguito alla notizia, annunciata il 26 dicembre, l’indice di Shanghai è salito dell’0,98% nella seduta di martedì 27 dicembre, mentre quello di Shenzhen è avanzato dell’1,16%, mentre le azioni di tutta l’area asiatico-pacifica (Giappone escluso) hanno sovraperformato l’indice Msci globale con una crescita dello 0,6% (a fronte del +0,2%).

Dal punto di vista ufficiale, la trasformazione nella gestione del covid è testimoniata dal declassamento del coronavirus da malattia di “categoria A”, quelle ritenute più contagiose e pericolose a quelle di “categoria b”, cui appartengono l’Aids e l’influenza aviaria.

La nuova fase della lotta al covid da parte del partito Comunista cinese è stata annunciata dalla tv di Stato, attraverso una comunicazione che il segretario Xi Jinping ha trasmesso ai suoi funzionari. “Di fronte alla nuova situazione”, recita il messaggio, “occorre lanciare una campagna sanitaria più mirata, rafforzare una linea di difesa comunitaria per la prevenzione e il controllo delle epidemie e proteggere efficacemente la vita delle persone, la sicurezza e la salute”. Le nuove indicazioni, per ora, suonano piuttosto vaghe: aumentare l’attenzione “all’igiene personale” e condurre “uno stile di vita sano”.

Contrariamente a quanto di solito avviene, in Cina l’allentamento ufficiale delle misure anti-covid è arrivato in concomitanza con un inasprimento della pandemia e della diffusione dei casi. Intorno a fine novembre è stato documentato il picco dei contagi dall’inizio della covid-19. Domenica 25 dicembre, inoltre, è stata annunciata la sospensione della pubblicazione dei dati giornalieri sui contagi da parte della commissione per la Salute nazionale cinese; l’ultimo bollettino indicava 4.100 casi e zero decessi, cifre che – come sempre – vanno interpretate con la consapevolezza che i dati reali potrebbero essere di gran lunga più gravi. 

Di fatto, l’abbandono delle restrizioni più dure, come temuto, ha comportato un picco di contagi la cui dimensione può essere solo desunta dalle testimonianze dirette in merito agli ospedali sotto crescente pressione. Ad esempio, ha riferito il Wsj citando un post del governo locale, il numero di persone in cerca di cure in alcuni dei principali ospedali e cliniche della provincia di Jiangxi è cresciuto di oltre il 20% al giorno tra il 9 e il 22 dicembre.

Covid, il cambio di passo cinese

Per diverso tempo, ancora a ridosso del cruciale Congresso del partito Comunista cinese, la stampa ufficiale aveva espresso una solenne difesa della politica Zero covid perseguita da Xi Jinping, dipingendola come una battaglia di civiltà. Il rischio di allentare le misure per il sistema sanitario, a fronte di una popolazione anziana non adeguatamente coperta dai vaccini più aggiornati (a mRna, come Pfizer e Moderna) era troppo grande. Ora che i contagi sono dilagati, sarebbe vano ritentare un contenimento tramite aspri lockdown. Il problema della credibilità del governo, però, rimane.  A indicarlo sono diverse comunicazioni sui social network cinesi come Weibo, nei quali viene dato sfogo alla frustrazione verso la clamorosa retromarcia di Xi.

La politica Zero covid, ha avuto dure ripercussioni economiche e ha depresso per diverso tempo i listini azionari cinesi. E’ stato un caso di cronaca, a fine novembre, a imprimere un cambio di passo: una decina di morti in un incendio in Xinjiang hanno fatto scattare in numerose città cinesi una delle più grandi contestazioni di piazza che Xi Jinping abbia mai visto contro la sua leadership. L’ipotesi che si era fatta strada è che i soccorsi dei pompieri avevano tardato per colpa delle restrizioni anti-covid. Nei giorni successivi alle proteste le politiche dei lockdown precoci sono state allentate.

La svolta sui listini cinesi?

Parallelamente all’allentamento delle misure anti-covid e all’aumento dei contagi l’indice azionario Shanghai Composite ha attraversato il mese di dicembre con un passo più spedito rispetto all’S&P 500. Se, come sembra, la nuova priorità delle amministrazioni sarà l’economia al di sopra del contenimento dei contagi, il recupero delle azioni cinesi potrebbe consolidarsi. “Le azioni cinesi, nonostante il recupero dell’ultimo trimestre del 2022, oggi esprimono mediamente multipli pari a 11 volte gli utili attesi, valori decisamente inferiori rispetto alla media degli ultimi cinque anni, pari a circa 14 volte gli utili”, ha affermato a We Wealth il senior portfolio manager di Plenisfer Scr, Marco Mencini, “riteniamo che, alla luce della probabile ripartenza dell’economia e dell’attuale livello delle valutazioni, selezionando singole opportunità, la probabilità di ottenere dall’azionario cinese un rendimento positivo nei prossimi 12 mesi sia estremamente elevata”. 

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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