Non solo sanità, consumi e pensioni. Il progressivo invecchiamento della popolazione, tipico dei paesi sviluppati, potrebbe avere un impatto significativo nei prossimi decenni anche sulla dinamica dell’inflazione e quindi dei tassi di interesse, che oggi gli investitori guardano così attentamente. Ne sono convinti a BNY Mellon Investment Management, osservando alcuni segnali.
Attenzione all’indice di dipendenza
In diversi paesi, soprattutto quelli sviluppati, si sta assistendo a un aumento preoccupante dell’indice di dipendenza, che esprime il rapporto tra il numero di anziani in un’età in cui sono generalmente economicamente inattivi (i.e. 65 anni e oltre), rispetto al numero di persone in età lavorativa (i.e. 15-64 anni). In altre parole uno squilibrio generazionale. Secondo l’Eurostat, l’indice di dipendenza degli anziani nell’Ue è stato del 33% nel 2022, 0,5 punti percentuali in più rispetto al 2021 e il rapporto più alto si è registrato proprio in Italia (37,5%), seguita a ruota da Finlandia (37,4%) e Portogallo (37,2%).
Questo squilibrio demografico può portare tra le altre conseguenze anche a un aumento dei tassi? Il grafico sottostante sembra dare una risposta, evidenziando una certa correlazione tra le due variabili.