Gli Usa sono in recessione? Ecco cosa dicono gli esperti

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Il pil degli Stati Uniti si è contratto per due trimestri di fila, ma i dati consumo e lavoro non sono coerenti con una situazione di recessione. Cosa dicono gli esperti?

Kiplinger ha raccolto diversi commenti di alcuni economisti e strateghi statunitensi sulla contrazione del prodotto interno lordo americano del secondo trimestre

Nella prima metà del 2022 il pil è sceso del 2,5% e l’economia ha creato 2,7 milioni di posti, con un tasso di disoccupazione bassissimo e pari al 3,6%

Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha subito una contrazione dello 0,9% nel secondo trimestre, dopo un calo dell’1,6% nel primo. Dal momento che due trimestri consecutivi di crescita sono condizione necessaria ma non sufficiente per ufficializzare la recessione – negli Stati Uniti non si è in recessione finchè non lo dice il National Bureau of Economic Research – gli economisti e gli strateghi sono ancora divisi sul fatto che ci troviamo o meno in una vera e propria recessione.

Se è vero che i pil è in contrazione da due trimestri consecutivi, è anche vero che l’economia ha creato 2,7 milioni di posti di lavoro nella prima metà del 2022. Anche un tasso di disoccupazione bassissimo, pari al 3,6%, non è compatibile con un crollo economico. E poi c’è la spesa dei consumatori, che rimane sorprendentemente robusta. Inoltre, il rapporto sul pil pubblicato giovedì era solo una stima preliminare. I dati saranno rivisti due volte per arrivare alla lettura finale. Cosa dicono gli esperti?

 

“Insistere sulla definizione precisa di recessione sarà un compito ancora più difficile alla luce dell’inequivocabile deterioramento dell’attività economica che si riflette nell’odierna contrazione dello 0,9% del pil reale del secondo trimestre. Tuttavia, la spesa reale dei consumatori ha continuato a crescere e il mercato del lavoro ha ancora le gambe. È troppo presto per dire che siamo alla fine di questa espansione, ma l’ora si avvicina rapidamente”. – Tim Quinlan, senior economist di Wells Fargo Securities

 

“Sebbene la lettura del pil di questa mattina segni due trimestri negativi di crescita del pil, respingiamo l’idea che siamo in recessione. Il primo trimestre è stato caratterizzato da un aumento del deficit commerciale dovuto a un’impennata delle importazioni. Questo trimestre, un rallentamento dell’accumulo di scorte ha portato la crescita del pil in rosso. Nessuno dei due dati fornisce indicazioni sulla forza dell’economia sottostante. I consumi personali inoltre sono cresciuti per l’ottavo trimestre consecutivo: è davvero difficile sostenere che siamo in recessione”. – Cliff Hodge, chief investment officer di Cornerstone Wealth.

 

“La recessione è arrivata. I cali trimestrali dell’attività economica reale non portano ad ufficializzare una recessione da parte del NBER, ma la realtà è che non abbiamo mai visto questa condizione senza che ci fosse una recessione. Aspettare che il NBER faccia la dichiarazione ufficiale è assurdo, dato che in genere aspetta più di sei mesi dall’inizio della recessione per pubblicare l’annuncio. La crisi è evidente e l’indicatore anticipatore del Conference Board, in calo da quattro mesi consecutivi, lascia presagire ulteriori sofferenze economiche. Il mercato del lavoro sarà la prossima vittima”. – David Rosenberg, fondatore e presidente di Rosenberg Research.

 

“La contrazione del pil alimenterà il dibattito sul fatto che gli Stati Uniti siano in recessione o che lo siano presto. Il fatto che l’economia abbia creato 2,7 milioni di posti di lavoro nella prima metà dell’anno sembrerebbe sconfessare per il momento una recessione ufficiale. Ma l’aspetto più importante è che l’economia ha perso rapidamente slancio a fronte di un’inflazione a livelli visti l’ultima volta 40 anni fa, di un rapido aumento dei costi di finanziamento e di un generale inasprimento delle condizioni finanziarie. L’economia è altamente vulnerabile a scivolare in una recessione. Questo potrebbe dissuadere la Fed dall’imporre un altro forte rialzo dei tassi a settembre. Tuttavia, finché l’inflazione non si placa, sono previsti ulteriori rialzi dei tassi. E chiaramente non ridurranno le probabilità di una vera recessione”. – Sal Guatieri, senior economist di BMO Capital Markets

 

“Sebbene il pil sia diminuito per il secondo trimestre consecutivo, la definizione ufficiale di recessione è un mix di livelli e tassi di variazione di diverse variabili, la maggior parte delle quali ha continuato a espandersi nella prima metà dell’anno”. – Jan Hatzius, capo economista della divisione Global Investment Research di Goldman Sachs.

 

“Le imprese hanno aumentato le scorte più lentamente, il che, come nel primo trimestre, ha frenato il pil. Senza questo effetto delle scorte, la crescita del pil reale nel secondo trimestre sarebbe stata positiva. Nel secondo trimestre la spesa per i beni non durevoli ha frenato la crescita, in quanto i consumatori si sono tirati indietro di fronte all’aumento dei prezzi del gas e dei generi alimentari. Gli investimenti in strutture non residenziali e residenziali hanno rappresentato un altro grande ostacolo a causa della continua carenza di offerta e di manodopera e dell’aumento dei tassi di interesse a lungo termine. Anche se sembra inesatto dire che nella prima metà dell’anno ci sia stata una recessione, le prospettive per la seconda metà e per il 2023 sono più difficili”. – Bill Adams, capo economista di Comerica Bank.

 

“Il secondo tasso di crescita del PIL negativo consecutivo suscita un notevole allarme, poiché spesso è così che viene classificata una recessione. Tuttavia, questi numeri non mostrano il quadro completo. Il Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca indica altri indicatori chiave, come la continua forza della spesa dei consumatori e la crescita dei posti di lavoro nella prima metà dell’anno, come segnali positivi che indicano che non siamo in recessione. Poiché stiamo monitorando attentamente tutti i fattori, mi aspetto che il tasso di disoccupazione rimanga al di sotto del 4% per tutta la seconda metà del 2022, dando alla Fed il tempo di ridurre l’inflazione senza innescare la recessione”. – Steve Rick, capo economista del Gruppo CUNA Mutual

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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