Il Giappone torna isola felice: sostegno da trend secolari e riforme

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Il nuovo governatore della Bank of Japan si è impegnato a mantenere una politica ultra accomodante, avvisando comunque di possibili ‘effetti collaterali’ legati al prolungamento dell’allentamento monetario. Capital Group si concentra sulla crescita potenziale legata a tendenze secolari e riforme

Mentre il resto del mondo è impegnato a contrastare l’elevata inflazione con politiche monetarie sempre più restrittive, il Giappone accoglie con favore l’uscita da decenni di spirale deflattiva. Al momento la banca centrale nipponica non appare intenzionata a toccare i tassi di interesse. Il nuovo governatore della Bank Of Japan, Kazuo Ueda, appena entrato in carica si è impegnato a mantenere una politica monetaria ultra-espansiva. Tuttavia, ha riconosciuto gli ‘effetti collaterali’ del prolungato allentamento monetario sottolineando la necessità di evitare di arrivare troppo tardi alla normalizzazione della politica monetaria.

Tra aumento dei salari e poca liquidità

Tra le priorità attuali del Giappone spicca la crescita dei salari. All’inizio dell’anno una parte significativa delle società giapponesi quotate in borsa ha annunciato aumenti salariali significativi, da Uniqlo che ha annunciato aumenti fino al 40% a Nintendo che, spinta da incentivi governativi, ha annunciato un aumento del 10% degli stipendi. Ad aprile però la crescita dei salari è stata sotto le attese (+1% annuo che si traduce in un -3% al netto dell’inflazione). “Affinché una sana spirale salari-prezzi (accelerazione di salari e prezzi per un periodo prolungato) e una reflazione sostenuta si materializzino, è necessaria una crescita positiva dei salari reali”, spiega Anne Vandenabeele, economist di Capital Group.

L’aumento dei salari è visto come una grande sfida per le aziende giapponesi di piccole/medie dimensioni, data la forte illiquidità del mercato del lavoro. Il governo ha deciso di scendere direttamente in campo, attuando dei cambiamenti graduali, come la revisione fiscale delle prestazioni pensionistiche; l’obiettivo è quello di correggere il sistema tradizionale che prevede trattamenti fiscali preferenziali concessi ai dipendenti di lunga data. Ma sarà necessario tempo prima che queste decisioni portino frutti.

Il ruolo dei sindacati

Un’altra arma, quando si parla di salari, è lo Shunto, ossia le negoziazioni salariali annuali tra i sindacati dei lavoratori giapponesi e i datori di lavoro che, quest’anno, ha aperto le sue danze a febbraio. Si è deciso di partire da un grande problema che affligge la società giapponese, ovvero la chiara carenza di lavoratori, soprattutto nel settore dei servizi. Prendendo questo come punto di partenza, non è stato troppo complicato convincere i datori di lavoro ad alzare gli stipendi, convinti per lo più dal timore di perdere talenti a favore della concorrenza. “I negoziati di quest’anno si sono chiusi con una grande vittoria per i sindacati, con un aumento medio dei salari del 3,7%, il più alto degli ultimi 30 anni”, spiega l’esperta, che rimarca come i segnali promettenti di reflazione salariale dovranno fare i conti con la vulnerabilità legata a una possibile recessione economica.

Trend di lungo periodo pronti a sostenere il Giappone

Guardando al lungo termine il Giappone presenta interessanti prospettive. La domanda globale di automazione continua a crescere e il Paese del Sol Levante è in prima fila, dall’innovazione alla creazione di chip. Le aziende nei suoi confini si trovano già nel pieno della trasformazione digitale con grandi aziende, come Fujitsu, che stanno passando da un modello di business incentrato sulla manodopera ad uno focalizzato sul digitale.

Le tendenze secolari e le riforme offrono un importante sostegno alla crescita del Giappone e non arrivano solo dal settore digitale; anche la transizione sostenibile e una richiesta sempre più alta di tecnologie avanzate per il settore della difesa mettono il Sol Levante sotto ai riflettori. Senza contare che l’allentamento delle norme in materia di visti per gli stranieri, soprattutto nell’industria delle startup, potrebbe richiamare giovani lavoratori, risolvendo così, almeno in parte, la mancanza di personale.

“In termini di prospettive di crescita – conclude Anne Vandenabeele – vedo molto potenziale legato alla trasformazione digitale e verde, che, combinata con riforme e incentivi a favore della crescita, potrebbe aumentare la produttività. Questi sarebbero a loro volta gli ingredienti chiave per anni di potenziale crescita economica e salariale sostenuta”.

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