Emergenti pronti alla riscossa? I paesi da tenere d’occhio e perché

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Sguardo rivolto ai mercati emergenti dove potrebbero aprirsi nuove prospettive. Capital Group, infatti, sta osservando fattori e tendenze che ne favoriranno la crescita, e quindi la buona performance. Ecco quali paesi guardare più da vicino

Erano gli inizi del 2000, circa 23 anni fa, quando è stata coniata l’espressione “BRIC” per descrivere il potenziale dei mercati di Brasile, Russia, India e Cina. A distanza di tempo, non tutti si sono dimostrati all’altezza di queste aspettative entusiastiche, e le azioni di questi paesi sono rimaste indietro rispetto ai mercati sviluppati nell’ultimo decennio. L’indice MSCI Emerging Markets (EM) ha chiuso il 2023 con un +9,8%, contro un poderoso +23,8% dell’indice MSCI World; e se si allunga l’orizzonte agli ultimi dieci anni, il confronto è fra un rialzo del 2,6% con un +8,6% dell’indice mondiale.

Tuttavia, le cose potrebbero cambiare nel prossimo futuro e i mercati emergenti potrebbero essere sul punto di una riscossa. Gli esperti di Capital Group stanno infatti osservando alcuni cambiamenti positivi che potrebbero rivitalizzare queste economie: “I bilanci statali sono più solidi, l’inflazione è sotto controllo e, dopo dieci anni, il mercato rialzista per il dollaro potrebbe attenuarsi. – afferma Lisa Thompson, gestore di portafoglio azionario di Capital Group – Oltre a questo, le valutazioni di quasi tutti i settori all’interno dell’indice MSCI EM sono prossime ai minimi decennali, il che rende l’asset class interessante nel medio e lungo termine”.

Non è tutto. L’esperta della casa di gestione americana intravede anche alcune tendenze di più lungo termine, come il reshoring delle filiere e la transizione energetica, che potrebbero contribuire a una rinascita di alcuni mercati emergenti.

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I cambiamenti a livello di filiera favoriranno alcuni paesi

La diversificazione delle filiere globali rappresenterebbe uno dei fattori chiave che nel prossimo futuro gioverà ad alcuni mercati emergenti. E l’Indonesia è in cima alla lista. Il paese infatti sta perseguendo un ambizioso programma per diventare un importante trasformatore di nichel e parte integrante della filiera legata alle batterie per veicoli elettrici, sfruttando la sua posizione in qualità di fornitore leader mondiale di questo minerale (nel 2020 il governo ha vietato le esportazioni del minerale non lavorato). Questa mossa potrebbe rappresentare un cambio strutturale per l’economia indonesiana, passando da esportatrice di materie prime a produttrice di metalli a valore aggiunto. “Rispetto al suo passato caratterizzato da forte crescita e repentina contrazione – trainate dai cicli delle materie prime – il successo in questo caso potrebbe rappresentare un mutamento strutturale per questa economia”. Acquisire una quota maggiore dell’intera filiera, dalla fusione del nichel alla produzione di batterie e automobili, potrebbe cambiare dunque il profilo economico dell’Indonesia.

La ricostruzione delle filiere e il cambiamento di alcune rotte potrebbero giovare anche al Messico, che sta sostituendo la Cina come maggior partner commerciale degli Stati Uniti. “Grazie a un solido fondamento nella produzione di automobili e di dispositivi elettronici di piccole dimensioni, oggi gli investimenti si stanno ampliando ai dispositivi medici, all’elettronica più complessa, ai mobili e ai beni industriali generali”, avverte Thompson. Alcuni dei maggiori investimenti provengono dalle case automobilistiche Tesla e BMW e dai produttori di componenti elettronici Bosch e Continental. Un altro importante investitore è la giapponese Daikin, che sta espandendo la propria produzione di sistemi di condizionamento dell’aria ad alta efficienza energetica.

Infine, da non dimenticare come polo di attenzione l’India. La sua capacità produttiva si sta ampliando nei segmenti dei telefoni cellulari, elettrodomestici, computer e attrezzature per le telecomunicazioni. “Il governo è stato aggressivo nel corteggiare le società giapponesi, taiwanesi e statunitensi al fine di investire in nuove capacità, tra cui Apple, Foxconn, Daikin e Mitsubishi Electric”.

La transizione energetica darà una spinta ad altri

La transizione energetica potrebbe rappresentare un altro driver di crescita per i mercati emergenti. Infatti, con lo slancio globale alla costruzione di veicoli e reti elettriche ed edifici ad alta efficienza energetica, si sta già registrando (e lo sarà sempre di più) una domanda crescente per garantire l’approvvigionamento di rame, nichel, minerale di ferro e litio. Materie prime ben presenti in alcuni di questi mercati. “A nostro avviso, ciò convoglierà importanti investimenti in nuovi progetti minerari in alcune zone dell’Africa, del Sud America e dell’Asia”.

Proprio gli investimenti diretti esteri assumono un ruolo cruciale, poiché non solo influenzano le economie locali, ma possono anche generare effetti moltiplicatori positivi sull’occupazione e sui consumi a lungo termine. L’occhio attento di Capital Group su questi mercati emergenti suggerisce che, dopo un decennio di performance inferiore, potrebbe essere in arrivo una nuova era di crescita.

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