Trump 2.0: uno scenario sempre più possibile

Un secondo mandato di Donald Trump non è più un rischio irrealizzabile, ma anzi la sua crescente popolarità sembra spingerlo verso la Casa Bianca. Quali sarebbero le conseguenze per un suo secondo mandato?

Guardando le prime pagine dei notiziari e le notizie che aprono i telegiornali sembra che le elezioni statunitensi siano ormai nel vivo, con la campagna elettorale già in pieno svolgimento. In realtà, manca ancora qualche mese al fatidico 5 novembre.

Che si guardi verso i democratici o verso i repubblicani, l’unica certezza è che entrambi i candidati dubitano dell’idoneità dell’avversario. Da un lato, Trump definisce Biden ‘gravemente incompetente’ e dall’altro Biden, in una recente intervista dove si discuteva della sua età avanzata ha replicato: ‘un candidato è troppo vecchio e mentalmente inadatto ad essere Presidente, l’altro sono io’.

Insomma, ad oggi tentare di indovinare chi farà il suo ingresso alla Casa Bianca a gennaio è come cercare di prevedere se uscirà testa o croce nel lancio di una monetina. Ma forse, per il mercato, potrebbe avere implicazioni maggiori un secondo mandato di Trump, piuttosto che uno di Biden che cercherebbe di mantenere lo status quo.

Trump pronto al secondo mandato: sogno o realtà?

Negli anni Novanta la classe media statunitense possedeva circa il 37% del patrimonio, ad oggi, secondo i dati della Fed, è sceso al 26%, portando questo gruppo ad essere sempre più frustrato. A ciò va anche aggiunto il fatto che la fiducia nelle istituzioni statali è in calo da anni. Non si tratta di una novità, ma il recente shock dell’inflazione ha portato ad un ulteriore peggioramento della situazione, rendendo Biden sempre più impopolare.

Non importa che l’economia vada bene e l’inflazione sia scesa nettamente, l’indice di gradimento per il Presidente è crollato. Se all’inizio del 2021 si attestava al 53%, oggi si trova intorno al 40%. Inoltre, sono molti gli americani che vedono l’immigrazione e la criminalità come tematiche fondamentali, e sono fortemente delusi del mondo in cui Biden ha deciso di affrontarle.

Tutti questi aspetti sembrano giocare a favore di Trump, ma è impossibile sapere oggi con certezza chi vincerà le elezioni statunitensi. Questo è più vero che mai oggi, dove il 20% degli elettori ha ammesso che, se potesse, opterebbe per un candidato diverso dai due.

Un’altra domanda cruciale che segnerà il ritmo post elezioni è chi vincerà al Congresso. Secondo gli esperti gli scenari più probabili sarebbero una vittoria schiacciante dei repubblicani o uno stallo. In entrambe le situazioni, mentre Biden dovrebbe affrontare un certo ostruzionismo in caso di vittoria, Trump troverebbe davanti a sé pochi ostacoli.

Biden vs Trump: sono davvero così diversi?

Sembra che l’epoca del bipolarismo sia sempre più vicina alla sua conclusione. I confini tra repubblicani e democratici sono sempre più sfocati, aumentano invece i punti in comune.
Sono molti quelli che avevano pensato che con il mandato di Biden vi sarebbe stato un ridimensionamento della politica America First o di quella anti-Cina. La realtà è stata invece ben lontana. L’attuale Presidente sembra infatti condividere con Trump l’importanza della centralità degli Stati Uniti, a tutela dell’industria siderurgica. Proprio per questo Biden ha investito molto anche nell’IRA, con l’obiettivo di far ripartire l’industria statunitense, riportando la produzione di chip e componenti fondamentali nei confini statali.

Campagna elettorale: tante promesse, ma cosa accadrà veramente?

Riassumere tutte le promesse della campagna elettorale di Trump è fin troppo ambizioso, per questo ha senso limitarsi alle cinque aree più importanti.

  • Politica fiscale: così come durante il suo precedente mandato, il focus sarebbe sulla riduzione delle imposte, portando quelle delle società dal 21% (attuale) al 15%. Inoltre, in questa campagna elettorale ha espresso anche l’ambizione di ridurre le imposte anche per le persone fisiche, risparmiando altrove. Dove? Eliminando i finanziamenti statali per le emittenti pubbliche, chiaramente.
  • Politica monetaria: da primo sostenitore di Powell, al quale aveva affidato l’incarico di Presidente della Fed nel 2017, ora lo vede come nemico numero uno, al pari con il Presidente cinese Xi Jinping. Nonostante, anche se fosse rieletto, Trump non potrebbe sfruttare una ‘giusta causa’ per rimuovere Powell dalla sua posizione, ha già annunciato che non gli affiderà un secondo mandato.
  • Politica commerciale: America First rimangono le parole chiavi anche per questa campagna elettorale. Trump ha già preannunciato l’imposizione di nuovi dazi per i beni provenienti dalla Cina (che passeranno dal 19% al 60%) e per quelli proveniente da tutti gli altri Paesi (dal 3% al 10%).
  • Politica sull’immigrazione: sotto il governo di Biden l’immigrazione è cresciuta rapidamente, basti pensare che solo a dicembre 2022, dopo l’allentamento delle politiche post-pandemia, gli agenti federali hanno fermato più di 10mila persone al giorno che cercavano di oltrepassare il confine meridionale. Trump ha intenzione di rendere i confini di nuovo invalicabili, mettendo in discussione anche il diritto alla cittadinanza per i bambini nati negli Stati Uniti.
  • Politica estera: mentre la linea dura nei confronti della Cina è stata portata avanti anche da Biden, il repubblicano si è opposto con forza alle decisioni di politica estera prese nei confronti della guerra in Ucraina. Più volte Trump ha dichiarato di essere in grado di risolvere il conflitto in 24 ore, un piano decisamente ambizioso e che avrebbe conseguenze non indifferenti anche per i mercati.

Trump 2.0, cosa succede all’economia USA?

Sono molte le variabili da considerare per analizzare i possibili effetti sul mercato di un secondo mandato di Trump. In primo luogo, sarà fondamentale capire se i repubblicani otterranno la maggioranza al Congresso e, anche in tal caso, se supporteranno tutte le proposte del nuovo presidente.

In generale, secondo un’analisi di Vontobel Institutional Clients, un secondo mandato del candidato repubblicano avrebbe un effetto positivo sulla crescita economica. Infatti, i tagli fiscali previsti, dovrebbero tradursi in un aumento del deficit di bilancio, che comporterebbe uno stimolo fiscale positivo. Nel lungo termine, però, sarebbero destinati a emergere nuovi problemi. Ad esempio, un calo dell’immigrazione determinerebbe un indebolimento della crescita della popolazione.

Per quanto riguarda il futuro dell’inflazione statunitense, invece, “un secondo mandato di Trump potrebbe avere conseguenze reflazionistiche”. Questo è in parte dovuto al deficit di bilancio presumibilmente più alto con uno stimolo della domanda positivo, e in parte al calo dell’immigrazione e al conseguente rischio di ulteriori carenze sul mercato del lavoro.
Ma una maggiore crescita economica, comporta anche un possibile aumento dell’inflazione.

Come detto all’inizio, ad oggi è ancora difficile prevedere con certezza chi vincerà le elezioni statunitensi di novembre e dal 1 gennaio si insedierà alla Casa Bianca. Ma per gli americani sarà meglio mantenere lo status quo o rivoluzionare il mercato?

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