Cripto-attività: pesa il nodo ambientale europeo sul mining

La dimensione e la trasversalità delle cripto-attività continuano a essere al centro dei vari dibattiti.

La comunità internazionale, pur riconoscendo le potenzialità delle tecnologie da cui il fenomeno origina (blockchain) e su cui si basa (Distributed ledger technology “Dlt”), si preoccupa, e non poco, dei possibili rischi in materia di riciclaggio, evasione fiscale e non da ultimo ambientale delle cripto-attività.

Questi plausibili effetti negativi sarebbero causati non tanto dalla liquidità e dalla mutevolezza del fenomeno, quanto dall’assenza di un comune quadro normativo di riferimento che in diverse sedi si sta tentando di definire attraverso svariate (e talvolta scoordinate) iniziative. 

Vi sono, ad esempio, i recenti lavori di adeguamento legislativo al mutato contesto tecnologico promossi a livello: 

Nazionale, con il disegno di legge 2572/2022 in materia fiscale e il decreto 13.01.2022 che introduce l’obbligo per operatori del settore di iscrizione all’Oam;

Internazionale, con le consultazioni pubbliche dell’Ocse sull’introduzione di obblighi di segnalazione e scambio di informazioni sulle cripto-attività “Carf” e potenziamento del Crs); 

Europeo, con le proposte di modifica della Commissione Ue in materia di antiriciclaggio e di contrasto al terrorismo – Dir. 2015/849 e Reg. 2015/847 – e in materia di finanza digitale con la proposta di regolamento del mercato delle cripto-attività cosiddetta Mica (“Markets in crypto-assets regulation” Com/2020/593 final). 

Il Mica, in particolare, dovrebbe regolamentare i mercati delle cripto-attività allineando il quadro normativo sui servizi finanziari digitali, tenendo anche conto dell’indirizzo politico tracciato dal green deal europeo.

Durante i lavori sul Mica è stata evidenziata la necessità di colmare il vuoto regolamentare principalmente a tutela di consumatori e investitori preservando l’integrità del mercato. A tal fine sono stati valorizzati gli obiettivi di stabilità finanziaria e di tutela anzidetti, seguendo piuttosto fedelmente il modello di altri testi legislativi sui servizi finanziari, tra cui la direttiva Mifid II. Il perimetro della proposta è stato poi esteso agli obblighi di trasparenza e d’informativa per l’offerta dei prodotti, di autorizzazione e vigilanza degli operatori interessati, nonché di gestione, organizzazione e governance degli operatori cripto. 

Nel corso del processo legislativo per l’adozione del regolamento, segnatamente durante la lettura dinanzi al Parlamento europeo, entra in gioco uno dei profili maggiormente dibattuti, quello della valutazione della sostenibilità in ottica green deal delle cripto-attività rappresentato dall’impatto ecologico del cosiddetto mining. Il mining è quel complesso e energivoro processo di elaborazione e validazione dati, preordinato alla creazione delle cripto-attività, che richiede l’utilizzo di un diverso protocollo informatico (proof-of-work, proof-of-stake) a seconda della specifica blockchain, ad esempio, Bitcoin e Ethereum sono generate con il proof-of-work (sebbene per Etherum è in corso una transizione a proof-of-stake), mentre BitShares e Diamond sono generate con il proof-of-stake.

In sede di negoziazioni sul punto era stata paventata l’introduzione di stringenti requisiti di sostenibilità ambientale in linea con l’Esg (Directive on corporate sustainability due diligence Com(2022) 71 final), che avrebbero colpito l’utilizzo di protocolli altamente energivori come il proof-of-work.  Nello specifico, si era proposto un piano di phase-out per la transizione dal proof-of-work a protocolli proof-of-stake e una sorta di divieto a carico degli operatori del settore di erogare servizi su cripto-attività non Esg-compliant.

Tali restrizioni, tuttavia, avrebbe avuto non solo e non tanto l’effetto di portare all’estinzione le blockchain proof-of-work incoraggiando l’uso di protocolli alternativi – e solo teoricamente meno nocivi (quali il proof-of-stake) – quanto soprattutto quello di penalizzare il mercato e gli investimenti europei favorendo operatori e mercati extra-Ue disinteressati dalle restrizioni ambientali.

Il 14 marzo 2022, il Comitato per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, responsabile per i lavori parlamentari sul Mica, ha presentato le proprie proposte di emendamenti al testo originario della Commissione. In pari data, il Comitato ha deciso di avviare i negoziati istituzionali con le altre istituzioni, e tale decisione è stata successivamente confermata dalla sessione plenaria del Parlamento europeo. 

Dalla relazione redatta a esito dei lavori è emerso il rigetto da parte del Comitato della proposta di limitazioni o divieti all’utilizzo del proof-of-work, e l’accoglimento di integrazioni e modifiche volte a garantire maggiore trasparenza verso il pubblico sull’impatto ambientale delle cripto-attività. 

Per quanto qui di interesse si segnalano le seguenti proposte di emendamento al Mica.

In primo luogo, ne sono stati aggiunti dei nuovi, considerando che aiutano a comprendere la posizione del Parlamento sul proof-of-work. Viene espressamente riconosciuto che il proof-of-work ha un impatto ambientale negativo, ed anzi viene affermato che questo protocollo, nella sua forma attuale, non è sostenibile e compromette il conseguimento degli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi. Viene inoltre affermata l’esigenza di applicare gli obblighi di informativa in materia di sostenibilità definiti nel regolamento 2019/2088 e nella tassonomia dell’Unione anche alle cripto-attività, nonché agli emittenti e ai fornitori di servizi per le cripto-attività.

In secondo luogo, è stato previsto che, entro il 1º gennaio 2025, la Commissione dovrà includere il mining tra le attività che hanno un impatto significativo sui cambiamenti climatici nella tassonomia della finanza sostenibile dell’Unione, ai sensi dell’articolo 10 del regolamento 2020/852. In tal modo, è stato previsto che la Commissione debba agire nei prossimi anni con una nuova proposta legislativa, volta a estendere l’applicazione delle norme sulla finanza sostenibile alle cripto-attività. 

In terzo luogo, è previsto che il White paper sulle cripto-attività, ossia il documento informativo che dovrà essere redatto da chiunque voglia offrire cripto-attività al pubblico dell’Unione, includa una valutazione indipendente del probabile consumo di energia delle cripto-attività se viene impiegato il protocollo proof-of-work, nonché informazioni sugli indicatori di sostenibilità relativi al mining, inclusa l’eventuale conformità alla tassonomia della finanza sostenibile dell’Unione. 

In quarto luogo, è stato aggiunto un ulteriore obbligo di trasparenza per i fornitori di servizi del settore che saranno tenuti a mettere a disposizione del pubblico informazioni sull’impatto ambientale e climatico di ciascuna cripto-attività per cui offrono servizi, indicando se il mining è conforme alla tassonomia della finanza digitale sostenibile dell’Unione. 

Tra le modifiche vi è anche l’introduzione di una definizione di proof-of-work nel testo legislativo, come un “meccanismo di consenso che richiede a tutti i miner (che partecipano alla Dlt) di risolvere complessi quesiti matematici per convalidare una nuova operazione, aggiungendo un blocco alla catena e registrando in maniera definitiva e irreversibile una nuova operazione”.

 

Complessivamente, le modifiche apportate alla proposta di Regolamento Mica vanno nella direzione di assicurare maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei modelli Dlt basati su blockchain anche attraverso l’introduzione di nuovi obblighi di compliance a carico degli operatori del settore.   

Almeno per il momento, dunque, questi ultimi non saranno tenuti a rimuovere dal proprio catalogo le cripto-attività incompatibili con i principi di sostenibilità ambientale né dovranno adempiere agli obblighi Esg.

La tolleranza sull’alto impatto ecologico delle blockchain proof-of-work  è però solo apparente e temporanea. È infatti ragionevole attendersi che anch’esse soggiaceranno ai principi europei di sostenibilità ambientale (green deal) e per l’effetto che gli operatori del settore divengano destinatari degli obblighi Esg.  

In questo contesto non marginale importanza assumeranno gli sviluppi dei prossimi step del percorso legislativo europeo in materia, la cui fase di negoziati dovrebbe concludersi già entro la fine di quest’anno.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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