I risparmiatori che scommettono piccole somme con il trading delle criptovalute sono sempre meno centrali nel determinare la crescita di prezzo del Bitcoin. Questo è diventato evidente lo scorso marzo, quando la criptovaluta ha raggiunto il nuovo record storico a quasi 74.000 dollari, alcune settimane dopo l’approvazione dei nuovi Etf che investono in Bitcoin fisico negli Stati Uniti. Infatti, gli scambi di una delle principali piattaforme di scambio di criptovalute, Coinbase, hanno registrato controvalore di 56 miliardi di dollari nel primo trimestre. Nel 2021, in occasione del precedente picco di Bitcoin, i volumi degli scambi sulla piattaforma erano oltre il doppio, pari a 133,75 miliardi nella media trimestrale, ha notato l’agenzia Reuters.
Questi dati possono essere considerati la cartina al tornasole di un cambiamento nella composizione della domanda di criptovalute, che viene sempre più canalizzata dagli investitori istituzionali, che lo scorso gennaio hanno lanciato negli Stati Uniti i primi Etf che investono direttamente in Bitcoin, e non più in derivati che ne replicano l’andamento.
Etf, l’influenza sull’andamento dei prezzi
Se nel 2021 il rally del Bitcoin poteva essere associato all’ondata di popolarità di cui ha goduto il trading online nei mesi dei lockdown, con il boom delle app finanziarie come Robinhood e l’esplosione delle meme stocks, oggi sono soprattutto i flussi degli Etf a guidare il mercato. Gli afflussi netti totalizzati dagli Etf spot americani si attestano, al 13 maggio, a 11,7 miliardi di dollari.
Nell’ultima settimana la raccolta netta è tornata ‘a segno più’ dopo quattro settimane consecutive di deflussi durante le quali è fuoriuscito dagli Etf Bitcoin oltre un miliardo di dollari. In parallelo a questa ondata di vendite da parte di chi aveva investito in Bitcoin tramite Etf si sono verificate anche nuove difficoltà per minatori di criptovaluta, i cui ricavi si sono dimezzati in seguito all’halving di Bitcoin avvenuto ad aprile (ne avevamo parlato in questo articolo). Questo ha spinto molti dei miner meno efficienti a tamponare le perdite a breve termine vendendo i propri Bitcoin.
Nell’ultimo mese, al 14 maggio, Bitcoin è in calo del 6,89% a 61.864 dollari, mentre il calo massimo dal picco raggiunto a marzo è arrivato al 15%. Da inizio anno, comunque, la criptovaluta è cresciuta del 43%.
Bitcoin davanti a Ether, che non ha ancora un Etf spot
Il ruolo importante svolto dagli Etf Bitcoin spot americani sembra chi possa osservare anche in un altro dato: mentre Bitcoin è riuscito a superare i massimi toccati nel 2021, la seconda criptovaluta per capitalizzazione, Ether, non è ancora riuscita nell’impresa. Una possibile spiegazione sarebbe proprio il fatto che, per il momento, non sono stati autorizzati Etf analoghi per esporre il portafoglio a questa criptovaluta, che deve ancora acquistata attraverso le piattaforme exchange. La reputazione di questi servizi di cambiavalute è stata fortemente minata da inchieste giudiziarie che hanno colpito Binance e Coinbase negli Stati Uniti, oltre al fallimento di Ftx nel 2022.
Secondo alcuni osservatori la domanda di criptovalute alimentata dalla piccola speculazione al dettaglio potrebbe essere una risorsa latente pronta a tornare in gioco se ci saranno altri fattori in grado di riportare i riflettori attorno al Bitcoin. “Il meme [che circola nel mondo] delle criptovalute è che il Bitcoin ha bisogno di raggiungere i 100.000 dollari perché gli investitori al dettaglio tornino in pista”, ha dichiarato a Reuters Michel Rinko, analista di Delphi Digital, “chissà quale sarà il numero magico, ma abbiamo bisogno di arrivare a un numero che inneschi la paura di perdere il rally”.