Collezioni corporate, come valorizzarle? Open Care e il caso BFF Bank

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La storia della collezione aziendale di BFF Bank, che si apre al pubblico grazie a una mostra itinerante e all’apertura di un museo nella nuova sede della Banca. Per farlo, però, risulta centrale istituire una buona prassi di art collection management

Per affrontare un lungo viaggio serve conoscersi. Individuare i propri punti di forza, scovare le fragilità nascoste, porsi un obiettivo. Solo così, una volta tornati a casa, ci si potrà riscoprire nella propria identità e iniziare un nuovo capitolo di vita. Un promemoria, questo, che non vale solo per le persone, ma anche per le opere d’arte di una collezione aziendale. È il caso della raccolta di un grande gruppo finanziario italiano, BFF Banking Group. La collezione che ha accompagnato dall’inizio la storia della società è esposta abitualmente presso le sedi a Milano e Roma, e sarà prossimamente ospitata in un museo all’interno della nuova sede centrale della Banca a Milano, “Casa BFF”, la cui inaugurazione è prevista alla fine del 2024. Una selezione di queste opere è stata protagonista di un tour europeo che tra il 2021 e il 2022 ha toccato alcune delle città in cui è presente una sede del Gruppo, e che proseguirà nel 2024 con nuove tappe anche negli Stati Uniti. Prima, però, è stato necessario ricostruirne il passato e l’esatta collocazione, mitigare i segni lasciati dal tempo sulle opere più delicate, proteggerne le parti maggiormente a rischio, utilizzare una piattaforma digitale che ne agevolasse la catalogazione e la gestione. Così, una collezione che s’era sempre saputa si è potuta riconoscere come mai prima d’ora. Ma quale la sua storia? Ne parliamo con Maria Alicata, storica dell’arte e curatrice della collezione di BFF Bank, e Sara Braga, Project manager di Open Care, che ha seguito la catalogazione, la valutazione, il restauro delle opere della raccolta oltre che la logistica durante la mostra itinerante. 

Come nasce la collezione d’arte della banca? 

Tutto inizia alla fine degli anni Ottanta, quando la dirigenza della banca chiama il gallerista milanese Giorgio Marconi, figura molto importante del sistema dell’arte contemporanea, per individuare insieme a lui una serie di opere destinate agli spazi delle sedi milanesi e romane” spiega Alicata. “La decisione di istituire una collezione di arte contemporanea aveva una funzione precisa: abbellire e rendere migliore il luogo di lavoro. L’arte contemporanea è stata individuata da subito come un valore integrante dell’azienda messa anche a disposizione della quotidianità del personale, capace di trasformare e migliorare l’ambiente di lavoro. Un valore che si è confermato anche nel 1998, con la costruzione della sede di BFF in via Domenichino a Milano, dove l’artista Gianfranco Pardi è stato chiamato per progettare alcuni elementi architettonici, come i comignoli gialli (colore identitario del gruppo). Senza dimenticare la scultura Danza, per Piazza Amendola, commissionata sempre a Pardi e donata al Comune di Milano nel 2006. L’opera ha inoltre ispirato l’identità visiva della banca e le successive rivisitazioni

Enrico Baj, Marie d’Orléans, Duchesse de Nemours (1963). Image courtesy of BFF Banking Group

Un forte legame tra arte, spazio e committenza, quindi: è stato così anche per le opere selezionate con Giorgio Marconi?

Sì. Diversamente da altre collezioni bancarie, quella di BFF è una raccolta di opere provenienti dal mercato primario, che non si è costituita in seguito a dinamiche di fusioni e acquisizioni” continua Alicata. “Si è così formato un nucleo di oltre 250 opere, databili dal secondo dopoguerra ai primi anni 2000, realizzate da artisti del livello di Valerio Adami, Enrico Baj, Alberto Burri, Hsiao Chin, Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro e Joe Tilson. Si tratta perlopiù di dipinti su tela e opere su carta, ma non manca anche un piccolo nucleo di sculture e di altre opere di maggiori dimensioni ideate appositamente per gli spazi della sede in Via Domenichino.

Passano gli anni e la raccolta continua a essere collocata negli uffici. Quando cambiano le cose?

Qualche anno fa, nel 2019 il gruppo ha deciso di valorizzare la collezione con una serie di iniziative e importanti passaggi istituzionali. La volontà di aprire al pubblico e di mostrare le opere fino a quel momento destinate ad una fruizione interna per gli uffici è cresciuta a tal punto che la Banca ha deciso di istituire il progetto ART FACTOR – The Pop Legacy in Post-War Italian Art, che prevede un nuovo sito dedicato alla collezione, un volume omonimo edito da Skira e una mostra itinerante in Europa. Inoltre un successivo e fondamentale passo verso l’apertura al pubblico, sarà l’istituzione di un museo privato nella nuova sede di Casa BFF in viale Scarampo a Milano, la cui inaugurazione è prevista per il prossimo anno” prosegue Alicata

Per tornare a ‘casa’, tuttavia, la collezione ha necessitato di una manutenzione straordinaria: è qui che è entrata in gioco Open Care. Come si è sviluppato l’intervento di valorizzazione e conservazione? 

Open Care ha iniziato a lavorare con BFF nel 2019” spiega Braga. “La fase iniziale del progetto, ovvero la campagna di ricognizione, ha visto protagonisti i nostri esperti, i restauratori e i tecnici della logistica. Per sviluppare progetti che possano dare nuovo valore e vita alle opere è necessario “mettere ordine” nella collezione. Nonostante vi fosse un sistema gestionale della banca, mancava infatti l’esatta percezione di dove e di come fossero conservati tutti i beni. A seguito di una nuova inventariazione, effettuata dal dipartimento di Art Advisory, le colleghe restauratrici hanno redatto i condition report di ciascuna opera; in questo modo abbiamo tracciato l’esatta consistenza e lo stato conservativo dei beni”.

In seguito? 

Abbiamo proseguito con lo spostamento delle opere nei nostri caveau, per facilitare le operazioni di logistica e di restauro. La raccolta, complessivamente in buono stato conservativo, presentava infatti alcune opere che necessitavano di piccoli interventi prima di essere esposte”.

Valerio Adami, Galeno (1997). Image courtesy of BFF Banking Group

Dopo l’inventariazione e il restauro, avete affrontato la gestione…

“Esatto. Dopo aver promosso a una estesa campagna fotografica professionale, che consentisse la corretta catalogazione e digitalizzazione delle opere, abbiamo individuato un software efficace per la schedatura e la gestione. A oggi, questa piattaforma presenta schede dettagliate per ciascuna opera, traccia tutte le movimentazioni e conserva i condition report redatti al termine delle esposizioni” aggiunge Braga, che continua “una organizzazione di questo tipo è utilissima in caso di spostamenti frequenti, per avere sempre sotto controllo lo stato conservativo delle opere e la loro collocazione; oltretutto, poiché il dipartimento di Logistica di Open Care si è occupato della pianificazione e della supervisione di tutti gli aspetti indispensabili per far viaggiare le opere in Europa negli ultimi due anni, essere ben organizzati era assolutamente necessario!”.

Cinque sedi, cinque esposizioni; la sesta sarà quella permanente, nella futura Casa BFF. Qual è stato il fil rouge della mostra itinerante?

L’idea è stata quella di essere presenti nei capoluoghi europei che ospitano le sedi della Banca” precisa Alicata. “Per valorizzare al meglio le opere presenti in collezione, di volta in volta sono stati declinati differenti progetti espositivi che tenessero conto sia dell’eterogeneità della collezione sia delle differenti sedi ospitanti. Comune denominatore, la risposta degli artisti italiani alle influenze del linguaggio pop nel secondo dopoguerra e il loro desiderio di far parte di una rivoluzione culturale che creasse valore per la società dell’epoca. Un obiettivo condiviso anche da BFF Bank oggi”.

Qualche esempio? 

Siamo partiti con Bratislava a gennaio 2022, con le difficoltà legate alla pandemia organizzando e allestendo la mostra da remoto. A Varsavia la mostra è stata ospitata presso un museo pubblico; ad Atene e Madrid nei due istituti italiani di cultura; e a Lisbona in una biblioteca pubblica. Abbiamo sempre cercato di rispettare e valorizzare l’unicità e le peculiarità di ciascun luogo. A Lisbona in Portogallo, l’ultima in ordine cronologico, ad esempio, abbiamo selezionato solo opere su carta (come la serie intera, esposta per la prima volta, delle acqueforti di Enrico Baj ispirate a II paradiso perduto di John Milton), ragionando sull’idea di pensiero e studio cercando un dialogo con l’identità del luogo

Fare un lungo viaggio e poi tornare a casa, conoscendosi un po’ più di prima. Quale l’obiettivo?

In questo percorso l’arte ha cambiato la sua destinazione d’uso e da una dimensione privata passerà a un nuovo spazio pubblico. La nuova sede istituzionale, come già anticipato, accoglierà infatti un museo privato, che sarà anche un luogo di arte urbana, dato che alcune opere saranno presenti nel piazzale antistante l’edificio. Con una finalità precisa: non solo estetica ma di condivisione con i cittadini in una prospettiva di educazione e formazione, due funzioni primarie del museo” conclude Alicata. “Da non dimenticare che Casa BFF sorgerà nel cuore del quartiere fieristico, attualmente privo di istituzioni museali (ma sarà di fronte a miart, ndr)”.

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In copertina: Valerio Adami, Galeno (1997). Image courtesy of BFF Banking Group

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